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Sci di fondo, Mika Vermeulen: “Russia esclusa? Non mi piace, la FIS applica due pesi e due misure”

Mika Vermeulen ha senza dubbio un profilo unico. L’austriaco classe 1999 ha cominciato la propria carriera nella combinata nordica, diventando vice-campione del mondo a livello juniores. Fortissimo nel fondo, ma lacunoso nel salto, ha saputo vincere nelle competizioni internazionali cadette, senza tuttavia mai incidere in Coppa del Mondo.

Rendendosi conto della situazione, lo stiriano ha lucidamente deciso di cambiare strada nel 2018, abbandonando il trampolino per abbracciare interamente il fondo. È più unico che raro vedere un ex combinatista diventare protagonista nel cross-country skiing, ma lui c’è riuscito, tramutandosi in atleta di vertice.

Non sorprende, pertanto, che una figura anomala come la sua possa distinguersi dalla massa anche in termini di pensiero, soprattutto se si parla di un “tema caldo” come può essere quello della decisione FIS di escludere la Russia dai Giochi olimpici di Milano Cortina 2026 in tutte le discipline di propria pertinenza.

Vermeulen, nell’imminenza del “giorno del giudizio” aveva detto alla testata norvegese Nettavisen: “Se voglio che la squadra russa torni in Coppa del Mondo? No, non voglio. Avevamo una vita pacifica in Europa e la Russia l’ha turbata. E sono loro che vogliono tornare, non noi a rivolerli. Penso che questo vada detto chiaramente”. Una serie dichiarazioni che, in Russia, aveva fatto scalpore.

Ecco perché l’austriaco è stato raggiunto dai giornalisti della testata russa odds.ru, che forse lo avevano contattato provocatoriamente. Invece, lo stiriano ha dato nuova riprova di lucidità nel suo pensiero, sviluppandolo e articolandolo in maniera unica, risultando una vera e propria “voce fuori dal coro”.

“Io russofobo? Non scherziamo, sono uno dei pochi fondisti occidentali, forse l’unico che abbia rilevanza mediatica, che sta cercando di dialogare con i russi. Soprattutto su questi temi. Sono amico del popolo russo, ma questo non significa che supporti la politica russa.

Da dove arrivo, la libertà di parola è un diritto fondamentale. Come figura pubblica, ho la responsabilità di esprimere la mia opinione. Per esempio, quando Veronika Stepanova viene a casa mia e poi scrive su Telegram quanto è orribile l’Europa Occidentale, non posso fare a meno di pensare ‘se qui è così brutto, perché ci sei venuta? Chi ti ha obbligata ad allenarti a Ramsau?’.

Voi volete sapere la mia opinione sulla decisione della Fis. La supporto in parte. Sono dell’idea che le nazioni debbano essere considerate responsabili delle loro azioni, però non mi piace affatto che la Russia sia l’unica di queste nazioni a subire conseguenze. Altri Paesi hanno commesso o commettono azioni simili, ma i loro atleti continuano a gareggiare. Perché? Non mi piace questo doppio standard. Comunque, mettetevi il cuore in pace. La Russia non tornerà alle gare internazionali sino a quando non finirà la guerra in Ucraina”.

Tanto di cappello al libero pensatore Mika Vermeulen, secondo classificato nell’ultimo Tour de Ski, alle spalle dell’onnipresente Johannes Høsflot Klæbo, dominante sulle piste come sa esserlo la Norvegia in ambito politico Fis.

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