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F1, la Ferrari trova una boccata d’ossigeno nell’aria rarefatta e riparte dal Messico con serenità

Respira a pieni polmoni, la Ferrari, il che può risultare un paradosso considerando come si sia gareggiato nel contesto dell’aria rarefatta messicana. Eppure, il weekend in quota è stato uno dei migliori del 2025. Il secondo posto di Charles Leclerc sarà anche stato favorito dalle circostanze, ma nella peggiore delle ipotesi sarebbe stata una terza piazza.

Dunque, podio legittimo e provvidenziale per una Scuderia di Maranello abituata a uscire delusa o frustrata dai fine settimana della stagione corrente. Viceversa, il Messico ha rappresentato una gradita lieta parentesi per gli uomini capitanati da Frederic Vasseur. Gran parte del merito va al pilota monegasco, sia chiaro, ma una squadra non è fatta da un singolo. Soprattutto in un ambito articolatissimo come può essere la F1.

Solo Lewis Hamilton tiene la piva, nel senso che ancora una volta il quarantenne britannico ha il muso lungo. Il Re Nero rappresenta l’unica nota stonata in un coro viceversa armonico e armonioso. Però il Cavallino Rampante ormai c’ha fatto l’abitudine a sentir mugugnare il sette volte Campione del Mondo. Sarebbe bello riuscisse a ritrovare il sorriso, ma le circostanze di cui sopra gli hanno detto male.

Cosa significa questo Gran Premio del Messico per la Ferrari? Significa tornare seconda nel Mondiale costruttori, significa trovare la seconda boccata d’ossigeno consecutiva dopo Austin, stavolta però senza magagne altrui a propiziare il risultato favorevole, significa poter arrivare alla breve pausa antecedente al GP di Brasile con un minimo di serenità. Quel sentimento mancato nell’arco di tutto il 2025.

La vittoria continua a negarsi e non sarà facile conquistarne una. Non che sia cruciale, sia chiaro. Chiudere l’anno in bianco o con un estemporaneo successo cambierebbe la forma, ma non la sostanza. Sarebbe tuttavia un buon viatico in vista del 2026. Sostanzialmente solo morale, perché i progetti delle nuove monoposto sono già impostati e in fase di sviluppo.

Non sarà granché, ma “in tempi di carestia, ogni buco è galleria” recita un detto popolare che ha anche altre varianti. L’uno-due nordamericano non si sarà rivelato trionfale, ma non è neppure stato deficitario. A Maranello può andar bene così, in attesa che il digiuno e l’astinenza possano essere spezzati per davvero.

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