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Angelina Melnikova, la copertina dei Mondiali. Nemour oro africano, gli USA non sono corazzata? Hashimoto tris

La stagione post-olimpica consente ai ginnasti di rifiatare, di prendersi del tempo per recuperare, di concedersi del tempo per riposare e staccare dall’attività agonistica. Se ci si vuole prendere un anno sabbatico, il momento migliore è proprio questo: si rinuncia soltanto ai Mondiali riservati agli individualisti e che non prevedono le prove a squadre, concentrandosi poi sul pieno recupero per farsi trovare pronti quando entrerà nel vivo la marcia di avvicinamento alle successive Olimpiadi.

I Mondiali 2025 di ginnastica artistica hanno vissuto sostanzialmente in questo clima, visti come un evento di passaggio e su cui investire il giusto, senza particolari pressioni. Alcuni Direttori Tecnici li hanno usati per lanciare nuovi elementi o per dare fiducia ad atleti al rientro dopo delle problematiche fisiche, il fatto di aver potuto gareggiare senza la pressione del team event ha inevitabilmente aiutato e vedremo chi nel prossimo futuro saprà sfruttare al meglio i benefici goduti dall’aver calcato il palcoscenico di Jakarta.

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In Indonesia non sono mancate indicazioni interessanti a livello planetario. Uscendo dai confini italiani, visto che abbiamo già stilato un beneficio sulle nostre Nazionali, è utile soffermarsi su altre note di rilievo. Incominciamo dalla Angelina Melnikova: negli ultimi quattro anni è rimasta lontana dalle competizioni internazionali a causa del divieto imposto dalla Federazione Internazionale alla Russia a causa del conflitto bellico, ha potuto tornare e ha vinto il concorso generale individuale, a quattro anni dal sigillo di Kitakyushu.

Dall’esilio forzato alla consacrazione, a 25 anni, da Voronezh, città vicina al confine ucraino. Si è poi replicata al volteggio e ha conquistato anche l’argento alle parallele asimmetriche, meritandosi la copertina di questa rassegna iridata da Atleta Indipendente Neutrale (come sempre ci soffermiamo esclusivamente su aspetti sportivi e agonistici). Fa notizia anche l’assenza di ori statunitensi sul fronte femminile, con soltanto un argento (Leanne Wong nell’all-around) e un bronzo (Joscelyn Roberson al volteggio): gli USA non sono più una potenza? Ci sarà bisogno del ritorno di Simone Biles, Sunisa Lee e vecchie leve per giganteggiare ai Giochi casalinghi?

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Il primo oro africano ai Mondiali di ginnastica artistica merita un capitolo a parte: Kaylia Nemour ha confezionato la sua proverbiale magia alle parallele asimmetriche, dettando legge con un esercizio dall’enorme nota di difficoltà (7.1), infarcito di collegamenti eseguiti alla perfezione. L’Algeria festeggia per merito della Campionessa Olimpica di Parigi 2024, lo fa con una ragazza in passato francese e che ha poi deciso di cambiare il passaporto visto che in terra transalpina si è vista sbattere in faccia diverse porte (se ne saranno pentiti).

Ci piace evidenziare anche una ripresa della Romania, almeno tra le donne, per merito di Sabrina Maneca-Voinea, anche se è poi rimasta senza medaglie tra trave e corpo libero. Due passaggi anche su dieci centimetri e quadrato: da una parte il successo dell’emergente Qingying Zhang (15.166 partendo 6.9, può segnare un’epoca se ne avrà la forza), dall’altra l’affermazione della giapponese Aiko Sugihara, che dieci anni dopo il suo debutto tra le seniores ha chiuso un cerchio e può davvero congedarsi con onore.

Il Brasile è tornato a casa a mani vuote come l’Italia sul fronte femminile, ma è ovvio che l’assenza di Rebeca Andrade e una Flavia Saraiva a mezzo servizio (in finale comunque alla trave) abbiamo spuntato il potenziale delle verdeoro, proprio come la mancata presenza di Alice D’Amato, Manila Esposito, Elisa Iorio, Angela Andreoli abbiano condizionato le azzurre: le ritroveremo al top nel prossimo futuro.

A livello maschile merita la massima esaltazione il giapponese Daiki Hashimoto, che si è laureato Campione del Mondo all-around per la terza volta. Il dominio del cinese Jingyuan Zou alle parallele pari (quarto titolo iridato in casa, nel mezzo due ori olimpici), la caratura del filippino Carlos Yulo (trionfatore al volteggio da Campione Olimpico e bronzo al corpo libero), il bis dello statunitense Brody Malone alla sbarra dopo la stoccata di tre anni fa sono gli altri highlights di una rassegna iridata di buon livello e che ci ha fatto scaldare i motori in avvio del nuovo ciclo olimpico.

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