Francesco Moser: “Merckx non correva come fa Pogacar. Finn, se gestito bene, può diventare di altissimo livello”
Francesco Moser non ha dubbi: Tadej Pogacar rappresenta un caso unico nella storia recente di questo sport. Il campione sloveno sta vivendo – come ci ha abituato negli ultimi anni – una stagione da dominatore, capace di attaccare da lontano, vincere in tutti i terreni e rendere vani i tentativi tattici degli avversari. Insieme al Campione del Mondo 1977 e vincitore del Giro d’Italia 1984 si è parlato di Pogacar, Europei e Giro di Lombardia, ma anche del movimento italiano, da Ciccone ai giovani Finn e Pellizzari.
Pogacar è talmente superiore che non puoi inventarti nulla tatticamente: era così anche ai tempi di Merckx?
“No, non era proprio così. Merckx preparava gli attacchi con la squadra, gestiva le corse in maniera molto diversa, più tradizionale se vogliamo. Pogacar invece è un corridore atipico: non aspetta, non calcola troppo, attacca anche da lontano e con grande naturalezza. In questo senso non si è mai visto nessuno come lui, è un corridore che può decidere la corsa in qualsiasi momento e in qualsiasi terreno”.
È il grande favorito anche per Europei e Giro di Lombardia?
“Senza ombra di dubbio. È il corridore più forte del momento e lo ha dimostrato, come di consueto, in tutta la stagione. Non vedo cosa possano inventarsi gli altri per cercare di metterlo in difficoltà: quando corre e va male arriva secondo, non ce n’è per nessuno”.
Il percorso degli Europei è ancora molto duro: pensi che Vingegaard possa stupire?
“Vingegaard è un campione vero e ci proverà sicuramente, ma per vincere una corsa del genere deve arrivare da solo, in solitaria, e non è per nulla semplice contro uno come Pogacar. Lui non regala nulla e anzi spesso rilancia, quindi per il danese la vedo dura. Però nel ciclismo mai dire mai”.
Una scelta giusta posizionare Mondiali ed Europei a distanza di una settimana?
“Sinceramente mi sembra totalmente fuori posto. Mettere due appuntamenti così importanti a distanza di appena una settimana fa perdere di valore. Una programmazione migliore avrebbe sicuramente giovato a tutti”.
Che corridore è Ciccone?
“Ciccone è sicuramente un buon corridore, con delle doti interessanti. Ha fatto vedere di saper andare forte nelle Classiche e anche in salita, però bisognerà capire cosa riuscirà a fare nei prossimi anni. A volte, quando è il momento di confermarsi nelle corse più importanti, tende un po’ a perdersi”.
Che idea ti sei fatto sulle prospettive di Lorenzo Finn? Dove può arrivare?
“Finn ha dimostrato di avere delle qualità enormi. Ha vinto quasi ‘alla Pogacar’, con una superiorità netta, e questo non è poco per un giovane. L’importante adesso è non avere fretta: deve crescere con calma, senza pressioni e senza bruciare le tappe. Se viene gestito bene, può davvero diventare un corridore di altissimo livello”.
Secondo te Giulio Pellizzari ha già dimostrato di poter ambire a vincere un Grande Giro o non è ancora abbastanza?
“È ancora presto per dirlo. Prima di pensare alla vittoria in un Grande Giro deve crescere ulteriormente, accumulare esperienza e imparare a competere stabilmente con i migliori. Sicuramente ha fatto vedere cose importanti, ma il salto per diventare un vincente nelle corse di tre settimane è enorme. L’anno prossimo sarà un banco di prova interessante per capire quali siano i suoi reali margini di crescita”.