Italia, ultimo giro di pista: la 4×400 chiude il Mondiale azzurro! Ultima giornata spettacolare con tutte le staffette
L’ultima giornata dei Mondiali di Tokyo parla un po’ anche italiano: l’unica finale con azzurri in gara è la 4×400 femminile, dove Mangione, Polinari, Bonora e Troiani proveranno a spingersi oltre i propri limiti in un contesto di altissimo livello. Stati Uniti e Giamaica restano i riferimenti assoluti, ma l’Italia, cresciuta anche individualmente, sogna un piazzamento da ricordare.
Il programma propone sfide di grande fascino. Nel decathlon Kyle Garland difende la leadership della prima giornata, tallonato dal giovane Skotheim e da Owens-Delerme, con Neugebauer e Kaul pronti ai recuperi che hanno fatto la storia della specialità. Nel salto in alto femminile occhi puntati sul duello Mahuchikh-Olyslagers, con Lake e Topic a caccia dell’occasione della vita. Negli 800 metri la favorita è la britannica Hodgkinson, chiamata a resistere all’assalto di Mary Moraa e delle emergenti Werro e Hunter Bell.
Lo spettacolo prosegue con i 5000 maschili, dove un Ingebrigtsen non al meglio dovrà difendere il titolo contro Fisher, Gebrhiwet e l’enfant prodige Mehary. Nella finale del disco Mykolas Alekna cerca il primo oro iridato contro Ceh, Ståhl e Denny in una sfida che promette misure oltre i 70 metri. Gran chiusura con le staffette, dalle 4×100 donne e uomini fino alla 4×400 maschile: velocità, tattica e sorprese annunciate per calare il sipario su un Mondiale già storico.
Il decathlon mondiale di Tokyo entra nella sua seconda e decisiva giornata con una classifica che promette scintille. Dopo cinque prove guida l’americano Kyle Garland (4707), capace di confermare le sensazioni dei Trials: velocità, solidità e una resa equilibrata che lo proiettano al ruolo di favorito. Alle sue spalle il giovane norvegese Sander Skotheim (4543), talento di appena 22 anni che continua a stupire per regolarità e freschezza, e il portoricano Ayden Owens-Delerme (4487), partito forte nei 100 e nei 400 e ancora pienamente in corsa per il podio.
Quarto con 4455 punti il tedesco Leo Neugebauer, argento olimpico e nome di peso del movimento, davanti all’estone Johannes Erm (4378), altro interprete di scuola solida e affidabile. Restano in agguato l’altro statunitense Heath Baldwin (4310) e il bahamense Kendrick Thompson (4255). Più attardati ma da non escludere il campione del mondo 2019 Niklas Kaul (4167), maestro di recuperi nella seconda giornata, e il grenadino Lindon Victor (4152), bronzo olimpico e iridato che può risalire grazie alle prove di resistenza e ai lanci.
Assenti Mayer e Rooth, ma il livello resta altissimo: basti pensare che in tredici sono sopra quota 4100 già dopo il primo giorno. La seconda giornata, con 110 ostacoli, disco, asta, giavellotto e 1500, deciderà tutto: prova di equilibrio e di tenuta nervosa, dove chi saprà difendersi nelle specialità meno congeniali avrà la chiave per salire sul podio. Garland parte in pole, ma la storia recente del decathlon insegna che nulla è scontato. Si parte alle 2.05 con con i 110 ostacoli, poi allle 2.55 il disco (gruppo B alle 4.05), alle 4.35 l’asta (alle 5.20 il gruppo B), alle 10.35 il giavellotto (alle 11.47 il gruppo B) e alle 13.49 i 1500 che chiudono la due giorni.
La sessione di finali inizia alle 10.25 e, dopo il giavellotto del decathlon, alle 12.05 è il momento del salto in alto. Il parterre che unisce esperienza, titoli iridati e giovani di grande prospettiva. La favorita d’obbligo resta l’ucraina Yaroslava Mahuchikh, campionessa del mondo in carica e primatista con 2,10, che guida il gruppo delle pretendenti al titolo. L’australiana Nicola Olyslagers, vice iridata e salita fino a 2,04, è l’altra grande stella, mentre la connazionale Eleanor Patterson completa una coppia oceanica capace di risultati da medaglia.
La Germania si affida a Christina Honsel, già oltre quota 2,00, mentre la Gran Bretagna ripone le proprie speranze nella nuova primatista nazionale Morgan Lake, in crescita continua nelle ultime stagioni. Da seguire con attenzione anche la serba Angelina Topić, classe 2005 e già stabilmente vicino ai 2 metri, e il ritorno ad alti livelli dell’ucraina Yuliia Levchenko, argento mondiale a Londra 2017. Non mancano outsider di valore come l’esperta montenegrina Marija Vuković, la polacca Maria Żodzik, la belga Merel Maes e la tedesca Imke Onnen, tutte atlete capaci di misure importanti nelle giornate di grazia.
Il duello per l’oro degli 800 metri femminili a Tokyo sembra avere un nome di riferimento chiaro: Keely Hodgkinson. La britannica, argento olimpico e due volte vicecampionessa del mondo, arriva all’appuntamento iridata da favorita, forte di un personale da 1:54.61 e della miglior prestazione mondiale dell’anno (1:54.74). Alle sue spalle si prepara l’assalto la campionessa in carica, la keniana Mary Moraa, capace di sovvertire i pronostici a Budapest e intenzionata a confermarsi regina della specialità.
Il livello resta altissimo grazie alla presenza della giovane svizzera Audrey Werro, già capace di scendere a 1:55.91 e in continua crescita, e della connazionale britannica Georgia Hunter Bell, che ha firmato un brillante 1:55.96 stagionale. La terza freccia keniota è Lilian Odira, salita fino a 1:56.52 e pronta a inserirsi nella lotta per le posizioni di vertice, mentre gli Stati Uniti si affidano a Sage Hurta-Klecker, solida e regolare sotto l’1:58. A completare il cast la seconda delle Moraa, Sarah, e l’australiana Jessica Hull, primatista nazionale dei 1500 che ha trovato anche negli 800 un terreno fertile per esprimere la sua classe.
Ingebrigtsen, capitolo 2. Il norvegese, campione olimpico e iridato nelle ultime due edizioni, arriva in finale ma con qualche incognita: non al meglio della condizione e costretto a faticare più del previsto in batteria, dovrà affidarsi alla sua classe e all’esperienza se vorrà centrare un clamoroso tris mondiale consecutivo. Per lui la chiave potrebbe essere ancora una gara tattica, chiusa con lo spunto finale, ma gli avversari non mancano.
Gli Stati Uniti si presentano con un trittico fortissimo: Grant Fisher, già terzo al ranking stagionale con il suo 12:44, il giovane talento Nico Young, in ascesa continua, e Cole Hocker, solido e regolare sotto i 13 minuti. L’Etiopia risponde con il veterano Hagos Gebrhiwet, bronzo olimpico e due volte argento mondiale, e con l’enfant prodige Biniam Mehary, che a soli 18 anni ha già corso in 12:45.93.
Dall’Europa occhio al britannico George Mills, tra le rivelazioni della stagione, e al francese Jimmy Gressier, che si è messo in luce vincendo una finale di Diamond League. C’è anche il belga Isaac Kimeli, capace di inserirsi nei piazzamenti che contano quando la gara si accende. Non va sottovalutato neppure il bahrainita Birhanu Balew, costantemente competitivo ai massimi livelli.
Le pedane di Tokyo promettono spettacolo e misure importanti, ma i valori restano chiari: il favorito d’obbligo è il lituano Mykolas Alekna, leader mondiale stagionale con 75.56 e già due volte a medaglia iridata, ora a caccia dell’oro che completerebbe la sua collezione. Gli avversari principali sono i soliti noti: lo sloveno Kristjan Čeh, campione del mondo 2022 e argento lo scorso anno, e lo svedese Daniel Ståhl, oro a Doha 2019 e a Budapest 2023, oltre che primatista dei campionati con 71.46.
Pronto a inserirsi nella lotta anche l’australiano Matthew Denny, esploso definitivamente con il 74.78 di quest’anno, e in crescita il samoano Alex Rose, capace di oltre 71 metri. La Germania si affida alla solidità di Mika Sosna e Henrik Janssen, entrambi già oltre i 69 metri, mentre la Lituania schiera anche Andrius Gudžius, iridato nel 2017, e il fratello minore Martynas Alekna, altra pedina di prospettiva.
Completano la finale il cubano Mario Alberto Díaz, il neozelandese Connor Bell e l’austriaco Lukas Weißhaidinger, bronzo olimpico e già più volte a podio nelle grandi rassegne. Una gara che potrebbe regalare un podio tutto sopra i 70 metri, nel solco di una specialità che vive una delle epoche più competitive della sua storia.
Finale ad altissimo livello per la 4×400, con il Botswana che ha confermato le ambizioni già mostrate alle World Relays: dopo l’argento olimpico di Parigi la squadra africana punta ancora al podio, guidata dal talento di Letsile Tebogo e dal campione del mondo Kebinatsipi. In grande spolvero anche il Belgio 8che però non avrà Dylan Borlèe, infortunato), da anni presenza fissa nelle finali mondiali, e la Gran Bretagna, che può contare su un mix perfetto tra esperienza e nuove energie.
Il Sudafrica, tornato competitivo con un quartetto solido e omogeneo, sogna di inserirsi nella lotta per le medaglie, mentre la Giamaica, tradizionalmente più legata alla velocità pura, ha dimostrato nelle batterie di poter giocare un ruolo importante fino all’ultimo. Novità interessanti arrivano dal Portogallo, in finale con il nuovo record nazionale, e dal Qatar, capace di sorprendere in qualificazione. Completa il quadro l’Olanda, quartetto equilibrato e capace di exploit di alto livello.
La staffetta del miglio femminile promette spettacolo a Tokyo, con gli Stati Uniti che restano il punto di riferimento: il 3:15.27 corso in stagione li conferma come la squadra da battere, a un soffio dal record del mondo, e con l’inserimento di atlete di altissimo livello come Britton Wilson il quartetto a stelle e strisce punta deciso all’oro.
La Giamaica, già a podio nelle ultime grandi rassegne, arriva in finale con ambizioni concrete e con Nickisha Pryce come punta di diamante. L’Olanda presenta un gruppo solido guidato da Lieke Klaver e Lisanne de Witte, mentre la Polonia, da sempre una delle nazionali più costanti, ha confermato la sua compattezza in semifinale.
Non mancano le outsider pronte a sorprendere: la Francia ha trovato equilibrio e continuità, il Belgio può contare su Helena Ponette e Naomi Van Den Broeck, mentre l’Italia – cresciuta anche individualmente con Alice Mangione e Anna Polinari – sogna il colpaccio. Attenzione infine alla Norvegia, che ha guadagnato l’accesso alla finale con una prova convincente e punta a una nuova impresa.
Finale elettrizzante per la 4×100 maschile, dove gli Stati Uniti si presentano ancora una volta come la squadra da battere. Il quartetto a stelle e strisce ha mostrato fluidità nei cambi e qualità individuale per confermare la tradizione che li vede quasi sempre protagonisti.
Pronte a sfidare gli americani ci sono le altre grandi potenze della velocità: la Giamaica, che cerca di tornare sul gradino più alto dopo l’era Bolt, e la Gran Bretagna, oro mondiale a Londra 2017 e sempre competitiva nei grandi appuntamenti. Anche la Germania si candida a un ruolo da outsider di lusso, forte di meccanismi di cambio collaudati, così come la Francia, spesso capace di esaltarsi nelle gare a staffetta.
Non vanno sottovalutati il Canada, oro olimpico a Tokyo e sempre solido nelle prove collettive, e la Spagna, che ha conquistato la finale con una prova ordinata e di carattere. In corsia anche la Polonia, che ha mostrato grande regolarità e concretezza nella qualificazione.
Gli Stati Uniti vanno a caccia del decimo oro mondiale e del terzo consecutivo. Dalla rassegna di Parigi 2003, il titolo è sempre stato questione tra USA e Giamaica, con le caraibiche che inseguono un successo che manca da Doha 2019. Le americane possono contare su un quartetto stellare, con Sha’Carri Richardson e Twanisha Terry pronte a fare la differenza, mentre le giamaicane, con la tradizione e la velocità pura delle loro sprinter, restano la rivale più credibile.
A insidiare il duopolio c’è la Gran Bretagna, forte della miglior prestazione stagionale e di una staffetta sempre affidabile nei grandi appuntamenti, e la Germania, già capace di correre sotto i 42 secondi nelle ultime stagioni. La Francia si è guadagnata un posto in finale con cambi sicuri, mentre Canada, Polonia e Spagna proveranno a giocare la carta della compattezza di squadra per avvicinarsi alle posizioni che contano.
Finale inedita e apertissima per la 4×100 maschile a Tokyo che chiude il programma di gare, con l’assenza della Giamaica e anche dell’Italia che qui aveva vinto i Giochi olimpici e due anni fa aveva conquistato l’argento iridato e la sorpresa del Ghana, capace di conquistare la qualificazione con il record nazionale e di candidarsi a possibile outsider da podio.
Gli Stati Uniti, campioni olimpici in carica, restano i favoriti naturali grazie alla profondità del loro parco sprinter, ma non potranno concedersi distrazioni nei cambi. In scia c’è il Canada, oro olimpico a Tokyo 2021, che ha mostrato solidità e meccanismi rodati.
Attenzione anche ai Paesi Bassi, in crescita costante, e al Giappone, che da anni fa della perfezione nei passaggi il proprio punto di forza e potrà contare anche sul sostegno del pubblico. La Germania ha confermato di avere la qualità per restare in zona podio, mentre la Francia, spesso capace di esaltarsi nelle prove a squadre, sogna l’impresa. Completa il quadro l’Australia, qualificata col miglior tempo stagionale e pronta a giocarsi le proprie carte.