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Le regine azzurre tornano in scena nella penultima giornata del Mondiale di Tokyo: Palmisano e Battocletti per la gloria iridata

La penultima giornata dei Mondiali di Tokyo può regalare ancora grandi soddisfazioni e sogni all’Italia dell’atletica, con due donne simbolo pronte a scrivere nuove pagine di storia. Antonella Palmisano, una settimana dopo il meraviglioso argento nella 35 km di marcia, torna sulle strade giapponesi dove nel 2021 conquistò l’oro olimpico: oggi affronta la 20 km, distanza che può regalarle un podio da leggenda e che, se centrato, consegnerebbe all’Italia il record assoluto di medaglie in un Mondiale. È lei, con la sua determinazione infinita, la prima grande speranza azzurra di giornata. L’altra è Nadia Battocletti, argento nei 10000 metri, ora attesa a una finale dei 5000 che la vede tra le favorite insieme a Chebet e Kipyegon: correre da protagonista in mezzo alle regine del mezzofondo mondiale è già impresa, salire sul podio significherebbe ulteriore consacrazione. In mezzo, le staffette a caccia di finale e di conferme, e le due 20 km di marcia che accenderanno il tifo di casa e le ambizioni di Fortunato. Ma il gran finale è affidato agli 800 metri maschili, con Wanyonyi, Arop e Sedjati a promettere la gara più esplosiva di tutto il Mondiale.

La giornata si apre alle 0.30 italiane con la 20 km di marcia femminile ai Mondiali di Tokyo si annuncia come una prova di altissimo livello tecnico ed emotivo. La grande favorita è la spagnola Maria Perez, dominatrice della 35 km e già oro iridato a Budapest due anni fa: la campionessa andalusa ha dimostrato di avere continuità e freschezza, candidandosi a un clamoroso doppio successo.

A provare a fermarla ci sarà l’azzurra Antonella Palmisano, splendida argento nella 35 km e regina olimpica di Sapporo 2021. Un nuovo podio la proietterebbe ancora di più nella storia, oltre a regalare all’Italia il record assoluto di medaglie conquistate in un Mondiale. L’altra grande protagonista attesa è la colombiana Sandra Lorena Torres, bronzo nella gara più lunga, atleta regolare e capace di gestire al meglio lo sforzo tattico.

Restano molte incognite: la cinese Yang Jiayu, primatista mondiale e oro olimpico a Tokyo, è iscritta ma senza risultati recenti; il Giappone si affida a Nanako Fujii, primatista nazionale e miglior accredito stagionale, che sogna di inserirsi nella lotta davanti al pubblico di casa. Da seguire anche la peruviana Kimberly Garcia Leon, campionessa del mondo a Eugene, sempre competitiva nelle grandi rassegne. Oltre a Palmisano, l’Italia schiera anche Federica Curiazzi, quarta agli Europei 2022 nei 35 km, e la giovane Alexandrina Mihai, campionessa europea U23 e primatista nazionale di categoria: tre azzurre pronte a lasciare il segno in una gara che potrebbe entrare nella storia azzurra.

Alle 2.00 scatta la qualificazione del disco maschile che si conferma una delle gare meglio frequentate dei Mondiali, con un gruppo di fuoriclasse che da anni monopolizza il podio. In cima alla lista dei favoriti c’è il lituano Mykolas Alekna, già argento e bronzo nelle rassegne iridate, deciso a completare la collezione con l’oro. La sua crescita costante lo pone davanti a rivali che conosce bene: lo sloveno Kristjan Ceh, l’unico capace di abbinarne la potenza alla regolarità, e lo svedese Daniel Stahl, campione uscente e primatista dei campionati con il 71,46.

Alle loro spalle scalpita l’australiano Matt Denny, ormai presenza stabile ai massimi livelli, mentre il giamaicano Ralford Mullings si candida al ruolo di outsider di lusso dopo aver battuto Alekna in due degli ultimi tre confronti. Più defilata, ma sempre da tenere in considerazione, la tradizione tedesca con Henning Sosna e Clemens Janssen, entrambi in grado di inserirsi nella lotta per le prime posizioni. Gli Stati Uniti si affidano a Sam Mattis e Josh Gustaveson, pronti a sfruttare il sostegno di casa. L’assenza del campione olimpico Roje Stona, prossimo a gareggiare per la Turchia, toglie un protagonista ma non riduce l’attesa per una sfida che si annuncia serrata.

Alle 2.28 è in programma la prima gara del decathlon, i 100 metri. A seguire ci saranno il lungo alle 3.15 e il peso alle 4.45. Nel pomeriggio il salto in alto alle 12.05 e i 400 alle 14.55. Il decathlon mondiale si prepara a offrire uno spettacolo di altissimo livello, nonostante le assenze pesanti del primatista e campione di Eugene 2022 Kevin Mayer e del norvegese oro olimpico Markus Rooth. La lotta per le medaglie resta comunque di primissima qualità, guidata dalla coppia canadese formata dall’iridato in carica Pierce LePage e dal compagno Damian Warner, oro olimpico a Tokyo e argento a Budapest.

A insidiare i due nordamericani ci sarà il grenadino Lindon Victor, doppio bronzo tra Mondiali e Giochi, e il portoricano Ayden Owens-Delerme, nome in costante crescita. Gli Stati Uniti rispondono con il vincitore dei Trials Kyle Garland, accreditato per la zona podio, mentre l’Europa rilancia con il talento cristallino del ventiduenne norvegese Sander Skotheim, già in grado di misurarsi con i migliori. La Germania schiera esperienza e solidità grazie al campione del mondo 2019 Niklas Kaul e all’argento olimpico Leo Neugebauer, mentre l’Estonia, fucina inesauribile di specialisti, porta in pedana i medagliati continentali Janek Õiglane e Risto Lillemets, insieme a Karel Tilga.

Alle 2.55 il via della 20 km di marcia maschile che promette di infiammare le strade di Tokyo. Dopo la 35 km che ha premiato la resistenza del canadese Evan Dunfee, capace di rimontare nella seconda parte fino all’oro davanti al brasiliano Caio Bonfim e al giapponese Masatora Kawano, la distanza più corta del programma si annuncia altrettanto incerta. Il faro resta il padrone di casa Toshikazu Yamanishi, primatista mondiale e già due volte iridato, chiamato a guidare una squadra nipponica che schiera anche Maruo, Koga e Yoshikawa, per un attacco corale alle medaglie. Il rivale più solido è lo svedese Perseus Karlström, argento l’anno scorso a Budapest e costantemente sul podio nelle ultime edizioni, bronzo a Eugene e Doha oltre che campione europeo. Sullo slancio della 35 km rientra in gioco anche Bonfim, bronzo nella stessa distanza a Budapest e ora deciso a confermarsi anche nella 20.

Il blocco cinese, con Wang Zhaozhao, vincitore a Taicang, insieme a Qian Haifeng e Li Chenjie, rappresenta una mina vagante capace di inserirsi in zona podio. In chiave internazionale, occhio ancora a Dunfee, che dopo il trionfo nella distanza lunga può tentare il colpo doppio, e all’australiano Rhydian Cowley, presenza costante ai vertici.

L’Italia, orfana di Massimo Stano, campione olimpico 2021 e iridato 2022 nei 35 km, punta sul bronzo europeo Francesco Fortunato, pronto a giocarsi le sue carte anche in una gara di livello stellare, affiancato da Andrea Cosi, campione mondiale universitario, e Gianluca Picchiottino. Un piazzamento tra i migliori regalerebbe all’Italia ulteriore prestigio in una rassegna già molto positiva per la marcia azzurra.

Alle 3.00 scatta la qualificazione del getto del peso femminile. Non ci sono azzurre in gara, si preannuncia la grande rivalità tra Nord America ed Europa. La protagonista più attesa è la statunitense Chase Jackson, già due volte campionessa del mondo e decisa a centrare il terzo oro consecutivo, dopo l’amara parentesi olimpica in cui, da favorita, non riuscì a superare le qualificazioni. Al suo fianco, in chiave nordamericana, la canadese Sarah Mitton, argento mondiale indoor e desiderosa di riscattare il deludente dodicesimo posto della scorsa finale iridata, oltre alle connazionali Maggie Ewen e Adelaide Aquilla, pronte a giocare il ruolo di outsider di lusso.

A contenderle la ribalta sarà soprattutto l’europea Jessica Schilder, olandese capace di misure di assoluto livello e già protagonista nei grandi eventi, insieme alla tedesca Yemisi Ogunleye, che ha conquistato il titolo olimpico a Parigi, rilanciandosi definitivamente tra le big. Non mancano nomi pesanti come la neozelandese Maddison-Lee Wesche, argento olimpico, e la veterana cinese Lijiao Gong, simbolo di longevità e regolarità, ancora sul podio ai Mondiali di Budapest 2023 dopo una carriera colma di medaglie.

Alle 4.35 scatta la seconda e ultima giornata dell’eptathlon: tre prove per decidere tutto, lungo, alle 12.00 giavellotto e alle 14.11 gli 800,  e una classifica cortissima alle spalle della leader. In testa c’è Anna Hall (USA) a 4154: ha margine e un 800 finale da fuoriclasse, ma dovrà difendersi nel giavellotto. A inseguire, l’irlandese Kate O’Connor (3906), specialista proprio della pedana del giavellotto, l’arma che può riaprire i giochi. A -13, la campionessa mondiale Katarina Johnson-Thompson (3893): se il lungo la asseconda, l’800 può regalarle l’assalto al podio più alto. Appena dietro Sofie Dokter (3890), solidissima su tutte le prove, mentre risalgono le quotazioni della belga Nafissatou Thiam (3818): se il giavellotto torna sui suoi standard, può rientrare pesantemente in corsa per le medaglie. Occhio anche a Taliyah Brooks (3828), esplosiva in pista, e a Adrianna Sułek-Schubert e Saga Vanninen, pronte a sfruttare ogni sbavatura altrui.

Capitolo Italia: Sveva Gerevini è a 3650 dopo una prima giornata coraggiosa; l’obiettivo è spingere nel lungo, difendersi nel giavellotto e cercare il personale negli 800 per avvicinare (o superare) il record italiano. Tre tappe, un titolo mondiale da assegnare e un podio ancora tutto da scrivere.

La sessione pomeridiana si apre con eptathlon e decathlon. Alle 12.30 le semifinali della 4×400 maschile senza l’Italia. Gli Stati Uniti restano il riferimento assoluto: a Tokyo inseguono il quarto titolo mondiale consecutivo e il quattordicesimo nelle venti edizioni della specialità, con una tradizione che li ha visti quasi sempre dominatori. Anche con una formazione diversa da quella olimpica, la profondità del team a stelle e strisce fa paura.

Ma la vera mina vagante arriva dall’Africa. Il Botswana si presenta con il campione del mondo individuale Busang Colleng Kebinatshipi e con il bronzo Bayapo Ndori, oltre a un terzo finalista mondiale nei 400 metri, segno di una solidità impressionante. Dopo l’argento olimpico conquistato a Parigi, la squadra africana sogna il colpaccio e ha le carte in regola per mettere seriamente in discussione l’egemonia americana.

In Europa ci sono diverse realtà competitive: la Gran Bretagna e il Belgio restano i punti di riferimento principali, l’Olanda propone un mix interessante tra esperienza e gioventù, mentre la Francia, che storicamente si esalta nelle staffette, prova a ritrovare gloria vent’anni dopo l’oro mondiale casalingo di Parigi 2003, attribuito postumo per la squalifica di due statunitensi.

Alle 12.54 si disputa la finale del peso femminile, a seguire le semifinali della 4×400 donne che si annuncia come una delle prove più incerte e spettacolari del programma. Le prime quattro prestazioni stagionali portano la firma di quartetti statunitensi, protagonisti in primavera di tempi già di altissimo livello. Eppure, nonostante la profondità infinita del movimento a stelle e strisce, gli USA hanno visto sfumare la vittoria alle World Relays, dove la Spagna ha firmato un successo clamoroso che ha scosso gli equilibri della specialità.

Proprio l’equilibrio è il tratto distintivo della staffetta mista: nei percorsi stagionali nessuna squadra è apparsa davvero imbattibile. Gli Stati Uniti possono però cambiare volto con l’inserimento di Sydney McLaughlin-Levrone, già protagonista del quartetto che a Parigi ha vinto l’oro olimpico in 3:15.27, a un solo decimo dal record mondiale. Con lei in pista, l’asticella si alza inevitabilmente e il pronostico potrebbe virare in favore americano.

La concorrenza non starà a guardare. La Giamaica resta una garanzia di competitività, mentre la Gran Bretagna e i Paesi Bassi possono contare su formazioni di assoluto valore. In crescita anche Belgio e Irlanda, capaci di sorprendere negli appuntamenti più recenti, così come l’Italia, che ha visto crescere le proprie individualità sui 400 e si presenta con rinnovate ambizioni.

Alle 13.25 si disputano le semifinali della 4×100 uomini e qui potrebbe esserci la vera nota dolente del Mondiale azzurro perché la squadra italiana potrebbe presentarsi con tante defezioni, sicure quelle di Patta e Ali, fuori causa per infortunio, ma anche Jacobs e Tortu sono in forte dubbio e comunque non sono al meglio della condizione. In questo scenario si complicano le ambizioni di un quartetto che negli ultimi anni aveva fatto sognare, con l’oro olimpico di Tokyo e l’argento mondiale nell’ultima edizione.

Il livello della specialità resta elevatissimo: Stati Uniti e Canada sono le formazioni di riferimento, forti di velocisti di caratura assoluta, mentre la Gran Bretagna, campione del mondo nel 2017, ha dimostrato di avere continuità e solidità tecnica. Occhi puntati anche sul Sudafrica, capace di chiudere a soli sette centesimi dall’oro olimpico a Tokyo e autore di prove convincenti nelle World Relays di primavera.

Il Giappone, spinto dall’entusiasmo di correre in casa, rappresenta un’insidia costante con la sua perfetta meccanica nei cambi, mentre in Europa cresce l’Olanda, rinnovata e sempre più competitiva. L’Australia, invece, pur orfana del suo sprinter di punta Kennedy, potrebbe affidarsi al talento precoce del 17enne Gout Gout, già provato in ultima frazione. La Giamaica, priva da tempo dell’epopea di Bolt, resta comunque una realtà da non sottovalutare.

A seguire le semifinali della staffetta 4×100 donne. Anche qui l’Italia non è al meglio. Zaynab Dosso non ha strabiliato nei 100, Kaddari e Fontana sono uscite mestamente al primo turno dei 200. Difficile ripetere lo straordinario quarto posto di Budapest ma si punta alla finale, in attesa dei rinforzi dalle più giovani (Doualla e Valensin?) che potrebbero davvero far cambiare marcia alla squadra azzurra.

Il team USA punta al decimo oro mondiale e al terzo consecutivo in una staffetta 4×100 donne che, ormai da vent’anni, vive sul duopolio Stati Uniti–Giamaica: dal 2003 a oggi, nessuna altra nazione è riuscita a interrompere questa egemonia, anche se l’ultimo trionfo giamaicano risale a Doha 2019. Gli USA hanno la forza per confermarsi, soprattutto grazie all’inserimento di Melissa Jefferson-Wooden e a una Sha’Carri Richardson tornata a livelli da top sprinter mondiale.

La Gran Bretagna, forte della miglior prestazione stagionale, rappresenta la prima alternativa concreta, ma anche Paesi Bassi e Spagna hanno mostrato grande solidità, tra le World Relays di Guangzhou e l’Europeo a squadre di Madrid, candidandosi a un ruolo da protagoniste.

Alle 14.05 la finale del giavellotto donne con sommo dispiacere per il pubblico giapponese che non potrà vedere al via la beniamina di casa Kitaguchi, fermata in qualificazione dai problemi fisici.

L’attenzione si sposta dunque sulle protagoniste più in forma della stagione. In testa spicca l’austriaca Victoria Hudson, campionessa europea e capolista mondiale 2024 con 67,76, pronta a confermarsi al vertice. Con lei, due giovani già affermate: la greca Elina Tzengko, oro europeo 2022, e la serba Adriana Vilagoš, argento a Monaco e oggi tra le favorite assolute.

Non mancano le rivali di peso: l’australiana Mackenzie Little, già finalista olimpica, e la sudafricana Jo-Ané Du Plessis, argento ai Giochi, che ha confermato solidità nelle qualificazioni. L’esperta colombiana Flor Denis Ruiz Hurtado completa il gruppo delle candidate più accreditate al podio, mentre outsider come la neozelandese Tori Moorby, la lettone Anete Sietiņa e la cinese Su Lingdan potrebbero giocare brutti scherzi.

Chiudono la lista delle finaliste la polacca Małgorzata Maślak-Glugla, l’ecuadoriana Juleisy Angulo e la giovane colombiana Valentina Barrios, alla ricerca di un piazzamento di prestigio. Gli ultimi quattro Mondiali si sono decisi con lanci poco oltre i 66,50 metri, mentre il record dei campionati resta l’incredibile 71,70 della cubana Osleydis Menéndez a Helsinki 2005.

La finale dei 5000 metri femminili si preannuncia come una delle gare più attese del Mondiale. Dopo il trionfo olimpico di Parigi, Beatrice Chebet va a caccia di un nuovo oro: prima donna a scendere sotto i 14 minuti, la keniana ha consolidato il suo ruolo di leader della distanza lunga. A contenderle il titolo c’è la connazionale Faith Kipyegon, campionessa assoluta dei 1500 e già primatista mondiale anche nei 5000, capace di trasformare ogni gara in un evento epocale. Con loro, l’altra keniana Agnes Ngetich, bronzo mondiale di cross e già capace di correre in 14:01, completa un terzetto di fuoco.

L’Italia sogna in grande con Nadia Battocletti, argento olimpico a Parigi e capace di confermarsi nell’élite mondiale. La trentina si presenta con la terza miglior prestazione stagionale del gruppo e con la consapevolezza di poter lottare per il podio.

L’Etiopia si affida all’esperienza della campionessa mondiale dei 10.000 di Budapest, Gudaf Tsegay, affiancata dalla giovane Medina Eisa e da Fantaye Belayneh, tutte competitive su ritmi da medaglia. Tra le outsider da seguire ci sono la statunitense Josette Andrews, la spagnola Marta García, la giapponese Nozomi Tanaka, la neozelandese di adozione Maureen Koster e l’australiana Rose Davies.

La finale degli 800 metri maschili promette scintille e chiuderà con il botto il programma della giornata. In pista ci saranno i protagonisti assoluti delle ultime stagioni: il keniano Emmanuel Wanyonyi, leader mondiale con 1:41.11 e argento olimpico a Parigi, cerca la consacrazione iridata dopo aver duellato a lungo con il canadese Marco Arop, campione del mondo a Budapest e oro olimpico a Parigi, capace di alternarsi con il rivale sul gradino più alto del podio.

A completare il lotto dei big c’è l’algerino Djamel Sedjati, bronzo olimpico e già argento mondiale a Eugene, sempre incisivo nelle rassegne di vertice. La Gran Bretagna si affida al talento di Max Burgin, tornato protagonista con un 1:42.36 che lo ha rilanciato tra i migliori al mondo. In ascesa anche lo spagnolo Mohamed Attaoui, capace di correre in 1:42 e di distinguersi nei meeting estivi per chiusure fulminanti.

L’Africa si presenta in forze grazie al botswano Tshepiso Masalela, già finalista olimpico e capace di migliorarsi fino a 1:42.70, e al giamaicano Navasky Anderson, primo caraibico a qualificarsi per una finale mondiale dagli anni Novanta. Completa il gruppo il giovane irlandese Cian McPhillips, sorprendente nel suo percorso fino alla finale con il personale di 1:43.18.

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