MotoGP, il GP di San Marino fa riemergere il lato umano di Marc Marquez fra errori ed emozioni
Il Gran Premio di San Marino di MotoGP 2025 merita di essere ricordato perché ha fatto riemergere il lato umano di Marc Marquez, in tutti i sensi. Tanto per cominciare perché è tornato a sbagliare, come non capitava dalla primavera. La scivolata nella Sprint ha rappresentato il primo errore da matita blu da aprile, quando finì a terra a Jerez de la Frontera.
Aveva assunto contorni inumani, il trentaduenne spagnolo. Per rifarsi alla cupa fantascienza cinematografica degli anni ’80, era diventato un Terminator. In pista non si poteva né patteggiare, né ragionare con lui. Non sentiva né pietà, né rimorso per gli avversari. Non aveva paura di finire a terra. Niente lo fermava fino a quando non vinceva.
Misano, viceversa, è stato un film diverso. Siccome “errare humanum est, perseverare autem diabolicum”, lui non ha perseverato ed è rimasto umano. La vittoria domenicale è stata fortemente voluta e tutto fuorché comoda. Poco importa che ne avesse già centrare 98 prima di ieri. Avrebbe potuto ragionare da asettico computer in ottica Mondiale, lasciar vincere Marco Bezzecchi e accontentarsi di guadagnare terreno sul fratello Alex, senza correre rischi. Invece ha voltato le spalle alla fredda logica e ha cavalcato le emozioni, umanamente. Non ha rifuggito il filo del rasoio, trionfando al termine di un duello mozzafiato.
La stretta di mano e l’abbraccio finale con Bez sono stati bellissimi, forse la più bella immagine di questa stagione che passerà alla storia come quella del trionfo della famiglia Marquez. Ieri, nelle reazioni, sono sembrati più fratelli il centauro della Ducati e quello dell’Aprilia di quanto non lo siano Marc e Alex. C’era sincerità nel gesto post-gara. Non necessariamente amicizia, ma sicuramente rispetto per l’avversario e passione per il motociclismo.
El Trueno de Cervera vincerà il Mondiale tra Motegi e Mandalika, sarà il suo settimo titolo in MotoGP, ma il primo della sua nuova forma. La sua è una resurrezione agonistica in piena regola, giunta (quasi) all’età di chi è risorto secondo le Sacre scritture.
Non è il caso di scadere nella blasfemia, perché chi – stando ai Vangeli – è tornato in vita, di umano aveva solo l’aspetto. Marc Marquez, invece, umano lo è in tutto e per tutto. Non sa solo eccellere, ma è anche capace di generare emozioni e, talvolta, di sbagliare. Per fortuna degli altri, ma in fin dei conti anche sua.