Marco Saligari: “Pogacar può dominare altri 5-6 anni. Su Tiberi ho forti dubbi, l’Italia parte per l’argento ai Mondiali”
La 18ª tappa della Vuelta a España 2025 ha offerto emozioni e conferme, con Filippo Ganna protagonista nella cronometro e Jonas Vingegaard che ha visto erodersi il suo vantaggio in classifica generale su Joao Almeida a tre tappe dalla conclusione. In un contesto in cui i grandi protagonisti dei Grandi Giri mostrano segni di stanchezza e i giovani talenti italiani come Giulio Pellizzari cercano il loro spazio, abbiamo intervistato Marco Saligari per fare il punto sulla corsa, analizzare le prestazioni degli atleti e provare a capire quali siano le prospettive per il futuro del ciclismo italiano e internazionale. Dalle possibilità di ribaltare la Vuelta alla gestione della carriera dei corridori italiani, fino agli scenari iridati con Pogacar e Evenepoel, Saligari ci offre un’analisi dettagliata e lucida, commentando sia le tappe recenti che le prospettive dei grandi nomi del ciclismo mondiale.
Joao Almeida può ribaltare la Vuelta sulla Bola del Mundo?
“Beh, dipende molto da Vingegaard. Se dovesse andare in crisi, Almeida potrebbe provare a recuperare terreno, ma se Vingegaard mantiene il ritmo, la situazione diventa davvero complicata. Oggi (ieri, ndr), per esempio, abbiamo visto che il distacco si è confermato nella cronometro, quindi la chiave sarà capire se ci saranno cedimenti del danese.”
Vingegaard non è lo stesso del Tour: sta pagando le fatiche di due Grandi Giri in due mesi e mezzo?
“Sicuramente sì, la condizione attuale non è quella che aveva al Tour de France. Però, a mio avviso, è ancora sufficiente per vincere la corsa. Basta vedere la crono di oggi (ieri, ndr): ha perso solo 10″ da Almeida, dimostrando che, anche se non è al top assoluto, la sua forma resta molto competitiva.”
Se non avesse fatto il gregario per Hindley, pensi che Pellizzari sarebbe stato da podio?
“Non saprei dirlo con certezza. È un corridore con grandi potenzialità e, in futuro, potrebbe arrivare a competere per il podio dei Grandi Giri. Oggi però le circostanze erano diverse, e il ruolo di gregario ha sicuramente limitato le sue possibilità immediate.”
Se guardiamo ad un lontano post-Pogacar, possiamo dire che Del Toro e Pellizzari sembrino i più attrezzati per le corse a tappe?
“Sono corridori con talento, sicuramente in grado di fare molto bene in futuro. Però non credo che il post-Pogacar sia così imminente. Tadej è ancora fortissimo e motivato, e se continuerà con questa determinazione può dominare ancora per 5-6 anni. Detto questo, tutto può cambiare e ci saranno nuovi protagonisti da osservare.”
Giulio Ciccone non è entrato in top10. Negli ultimi anni di carriera dovrà concentrarsi esclusivamente sulle corse di un giorno?
“Secondo me Ciccone non dovrebbe più guardare alla classifica generale dei Grandi Giri. Già da qualche stagione sarebbe meglio che si concentrasse su obiettivi più adatti a lui: corse di un giorno o brevi tappe a tappe dove può esprimere al massimo le sue caratteristiche.”
Tiberi viene da tre Grandi Giri finiti male consecutivi: Vuelta 2024, Giro 2025 e Vuelta 2025. Che idea ti sei fatto?
“Tiberi resta una speranza del ciclismo italiano, ma personalmente ho dei forti dubbi. Negli ultimi due anni non siamo più riusciti a vedere prestazioni consistenti nei Grandi Giri, fatta eccezione per qualche sprazzo come al Giro dello scorso anno. Probabilmente è anche un problema di pressione: in mancanza di un corridore italiano di riferimento per i Grandi Giri, la responsabilità pesa troppo su chi ha talento, e non tutti riescono a gestirla al meglio.”
Che idea ti sei fatto della vicenda Ayuso? Pensi che altrove possa diventare un serio rivale anche per Pogacar?
“No, un vero rivale di Pogacar no. Ayuso deve ancora imparare a gestire la propria personalità: molti la leggono come grande forza, ma secondo me a volte reagisce male se si trova davanti un compagno che gli ostacola la corsa. Non conosco bene le dinamiche interne alla UAE, quindi mi limito a dire questo: ha qualità, ma non mi sembra pronto a sfidare Pogacar”.
Ganna ha conquistato una vittoria che fa morale in una stagione difficile: secondo te ha fatto bene a lasciare la pista, dove avrebbe ancora potuto vincere tanto, per buttarsi sulle Classiche Monumento?
“Ganna ha fatto una scelta rispettabile e sensata. E’ anche vero che ci sono molti giovani che stanno iniziando ad andare forte, ma quando si trova nella sua dimensione, come nelle cronometro, è un campione vero. La vittoria di oggi lo dimostra chiaramente.”
Con Ciccone non al meglio fisicamente e un Giulio Pellizzari che sta finendo bene la Vuelta, quale obiettivo può porsi l’Italia per il Mondiale?
“Al Mondiale, realisticamente, l’Italia parte già per l’argento. Sarebbe frustrante mettersi nei panni dei ragazzi, perché quando c’è Pogacar diventa sempre complicato puntare al massimo. Però vincere il Mondiale è un’esperienza unica: sentire l’inno sul gradino più alto del podio, diventare campione del mondo, fa la differenza. Il secondo o terzo posto hanno prestigio, ma non lo stesso impatto.”
Evenepoel pensi che potrebbe stupire nella prova in linea iridata?
“Dovesse andare tutto alla perfezione, potrebbe arrivare a giocarsi la vittoria con Pogacar. Sulla carta, potrebbe essere l’ultimo a staccarsi, ma il favorito numero uno resta Tadej. È difficile immaginare qualcuno in grado di superarlo, ma in bici tutto può succedere.”