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Jannik Sinner non ha spezzato la ‘maledizione’ degli US Open. Ci proverà Alcaraz nel 2026

Il nuovo numero uno. A New York ci si chiedeva alla vigilia della finale degli US Open 2025 tra Jannik Sinner e Carlos Alcaraz a chi spettasse la corona. Una partita che potrebbe decidere un destino, ma di sicuro stabilisce un cambio della guardia. Sinner si presentava da campione in carica e con la cambiale di 2000 punti da scontare, mentre Alcaraz aveva un grande margine frutto dell’anonimo 2024 negli States.

Superiore il funambolo di Murcia, in grado coi suoi cambi di ritmo di mettere fuori palla i piani di gioco di Jannik. Sul cemento della Grande Mela lo spagnolo ha dato un seguito al suo 2025 straordinario, col settimo titolo in bacheca e il 2° Slam stagionale dopo il Roland Garros. Sconfitto a Wimbledon dal pusterese, l’iberico ha capito che bisognava trovare un ordine nel suo tennis fascinoso: meno colpi da highlights e più praticità, nella consapevolezza di raggiungere vette tennistiche inesplorate.

La sintesi di creatività e pragmatismo si è tradotta nel sesto Major in carriera, il secondo titolo Slam americano del proprio percorso agonistico. Si pensava che la superficie hard potesse dare dei vantaggi a Jannik, che prima di questa finale aveva vinto 27 partite in serie sul cemento negli eventi di questa tipologia, la seconda “streak” più lunga di sempre al pari di Novak Djokovic tra il 2011 e il 2012. Il migliore è Federer con 40 di fila dal 2005 al 2008.

Alcaraz, nella sua nuova versione, ha fatto saltare il banco. Nella “bella” della loro sfida a livello Slam 2025, essendo stato il terzo atto conclusivo dell’annata nei Major tra loro, Carlitos ha messo la freccia, portando a un bilancio di 61 affermazioni in 67 match disputati in stagione e consolidando la sua vetta nella classifica di rendimento di quest’anno. Cosa poi più importante, come detto, la conquista del primato del ranking ATP, a danno di un Sinner che dopo 65 settimane consecutive ha dovuto lasciare lo scettro.

Jannik non in grado di replicare anche quanto fatto dal menzionato Federer dal 2004 al 2008, ovvero i trionfi in serie a Flushing Meadows. Una sorta di maledizione iniziata dal 2009 in cui nessuno dei giocatori che ha posto il proprio nome nell’albo d’oro ha saputo replicare. Ci proverà Carlitos nel 2026 a spezzare l’incantesimo e a rafforzare il suo status d’elite.

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