Luciano Darderi: “Spero nella convocazione in Coppa Davis. Ho ancora margini del 70%. Spero di affrontare mio fratello Vito”
Per Luciano Darderi il 2025 è stato per certi versi la prosecuzione ideale del 2024. Tre tornei vinti, una classifica che gli ha permesso di avere la testa di serie agli US Open, uno status che va costruendosi sia sull’amata terra rossa che lontano da essa. Nell’intervista andiamo a scoprire alcuni lati del lavoro dietro il tennis del classe 2002.
Sei esploso nel 2024, ma nel 2025 hai compiuto un ulteriore salto di qualità: quale aspetto ha fatto la differenza nella tua crescita?
“Ho lavorato tanto sul cemento, poi ho migliorato la mia racchetta arrivando a delle prestazioni per me ottimali“.
Hai vinto ben tre tornei quest’anno: che emozioni diverse hai provato?
“Un’emozione incredibile. Tre tornei ATP in un anno è un risultato che pochi giocatori hanno realizzato“.
Ti aspettavi questi progressi importanti anche sul cemento?
“Sì. Prima di Miami ho lavorato due settimane senza giocare tornei per migliorare sul veloce ed i risultati un po’ alla volta si stanno vedendo. Penso di poter migliorare ancora di un 70%“.
Cosa prevede il tuo calendario per il finale di stagione?
“Asia. Poi gli ultimi ATP in Europa e mi auguro la convocazione in Coppa Davis“.
In questo momento sei a ridosso dei primi 30 del mondo: la top20 è un obiettivo concreto per te in futuro?
“È un obiettivo da raggiungere. Mi sento di avere la mentalità giusta per poter riuscire in questo importante traguardo“.
Inoltre sei anche il n.4 d’Italia: ci speri in una convocazione per la Coppa Davis?
“Me lo auguro. L’Italia, in questo momento, ha tanti giocatori importanti. Per me sarebbe bellissimo vestire la maglia azzurra“.
Sei cresciuto in Argentina, ma ti sei formato in Italia. In che modo il sistema italiano ha fatto la differenza per farti diventare un giocatore di alto livello?
“La Federazione italiana è un esempio in tutto il mondo per i risultati che sta raggiungendo. Poi ci sono tanti tornei e professionalità“.
Al circuito si sta affacciando anche tuo fratello Vito: cosa puoi dirci di lui? E come ti comporteresti se, un giorno, dovessi affrontarlo sul circuito ATP?
“Con Vito ho un bellissimo rapporto. Abbiamo fatto assieme il doppio per la primo volta al Challenger di Genova. Spero di incontrarlo presto in un torneo ATP. Vorrà dire che avrà fatto strada“.
Il Roland Garros è lo Slam dove pensi che sia per te possibile in futuro un grande exploit?
“Si. La terra rossa è la mia preferita. Mi auguro nel prossimo futuro di poter giocare uno degli ultimi turni“.
Hai affrontato di recente Carlos Alcaraz agli US Open: cosa ti ha colpito di più del suo gioco?
“Le probabilità non erano altissime, si sapeva. Nulla di scontato, ho cercato di fare il massimo anche se non sono riuscito ad esprimere il mio miglior tennis, però lui ha giocato molto meglio di me. Il suo livello è ancora molto più alto del mio. Ero abbastanza teso con il servizio. Ho servito male quasi per tutto il match, solo nel secondo ho avuto qualche palla sul quattro pari per poter fare il break. Gioca con una velocità maggiore, resta sempre sopra la palla e non ti lascia mai tempo di respiro. Questa penso sia la cosa più difficile“.