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Franco Pellizotti: “Tiberi arriva alla Vuelta meglio che al Giro. A Zambanini serve una vittoria per sbloccarsi”

Figlio di terre intrise di ciclismo come il Veneto e il Friuli, Franco Pellizotti ha lasciato un segno indelebile nel mondo delle due ruote. Scalatore puro, ha disputato 18 stagioni da professionista tra Alessio, Liquigas, Androni e Bahrain, coronate da importanti piazzamenti al Giro d’Italia, una maglia tricolore conquistata in Valsugana nel 2012 e una seconda giovinezza da prezioso gregario al fianco di Vincenzo Nibali. Dal 2019 è salito sull’ammiraglia della Bahrain Victorious, dove da sei stagioni è una figura chiave nello staff tecnico. Lo abbiamo intervistato per parlare del presente e del futuro della formazione mediorientale, con particolare attenzione ad Antonio Tiberi: il talento azzurro sul quale la squadra ha deciso di puntare per le grandi corse a tappe. Dopo la delusione del Giro, segnato da una caduta che ha compromesso le sue ambizioni, Tiberi si prepara ora alla Vuelta con rinnovate motivazioni. Con Pellizotti abbiamo approfondito il momento del corridore laziale, le ambizioni della squadra e le strategie in vista della corsa spagnola. Ma c’è spazio anche per riflessioni sul Tour appena concluso, sulla crescita di Lenny Martinez e Zambanini, sul rinnovo di Damiano Caruso e sul possibile dominio – tutt’altro che scontato – di Jonas Vingegaard.

Come arriva Antonio Tiberi alla Vuelta?
“Bene, almeno spero. Ho trascorso con lui alcuni giorni in ritiro sul Pordoi e l’ho visto molto motivato. Rispetto allo scorso anno, ha potuto gestire meglio il periodo post-Giro. Dopo la Corsa Rosa si è fermato per recuperare, poi ha potuto impostare un blocco di allenamenti importante. È arrivato al lavoro specifico con maggiore serenità e concentrazione”.

Possiamo dire che arriva in una condizione migliore rispetto al Giro d’Italia?
“Senza dubbio. Durante l’inverno ha avuto diversi problemi fisici che hanno compromesso la preparazione in vista del Giro. È stato costretto a diversi stop e il risultato si è visto: al giorno d’oggi, se non arrivi al 100%, lo paghi, soprattutto in una corsa così. Poi c’è stata anche la caduta, che ha aggravato la situazione. Per la Vuelta, invece, è riuscito a seguire un percorso di avvicinamento mirato, costruito con attenzione. Speriamo possa arrivare al via senza intoppi e nelle migliori condizioni possibili”.

Come ha gestito mentalmente la delusione del Giro?
“Antonio è un ragazzo che tende a “sviare” i problemi velocemente. Da un lato è una grande forza, ma a volte potrebbe anche diventare un limite. Il Giro era il grande obiettivo stagionale, sia per lui che per la squadra, specie dopo il quinto posto dello scorso anno. Nonostante non faccia trasparire facilmente emozioni come rabbia o delusione, sono certo che quanto accaduto lo abbia segnato. Allo stesso tempo, può rappresentare una forte motivazione per affrontare la Vuelta con grande determinazione. Antonio ha voglia di dimostrare il proprio valore e questa corsa sarà l’occasione per il riscatto”.

Alla Vuelta si può puntare al podio, anche grazie ai 46 km a cronometro?
“L’obiettivo è ambizioso, ma concreto. È una Vuelta con molti arrivi in salita, impegnativi ma non estremi. Ogni tappa sarà una battaglia, ma il percorso si adatta alle caratteristiche di Antonio, che è un corridore da passo costante più che da scatti. Il livello è alto, è vero, ma lui è al livello dei migliori. Personalmente lo vedo più come un corridore da Tour de France, ma anche questa Vuelta può rappresentare un terreno fertile per fare molto bene”.

La Bahrain Victorious continuerà a puntare su Tiberi come uomo da Grandi Giri, o cercate rinforzi sul mercato?
“Antonio è il nostro faro per le corse a tappe. È giovane, ha margini di crescita e non ha ancora espresso tutto il suo potenziale. Allo stesso tempo, è chiaro che stiamo valutando innesti per affiancarlo. Damiano Caruso è a fine carriera e serviranno figure di riferimento per supportare i leader. L’arrivo di Attila Valter va in questa direzione: è esperto e ha già lavorato con grandi capitani. Continueremo a costruire una squadra attorno a Tiberi e agli altri corridori di classifica”.

Al Tour vi aspettavate qualcosa in più da Lenny Martinez?
“In parte sì, anche se va considerato il contesto. L’obiettivo principale non era la classifica generale, ma la caccia alle tappe. Lenny aveva fatto una prima parte di stagione molto buona, ma alla Grande Boucle ha pagato la pressione di essere al via come capitano nella corsa di casa. È giovanissimo e francese: era inevitabile un po’ di tensione. Serve tempo per maturare”.

E Zambanini? Può lasciare il segno in una corsa importante entro la fine della stagione?
“Ce lo auguriamo. Edoardo è cresciuto tanto tra lo scorso anno e questo, e credo che una vittoria possa rappresentare lo sblocco definitivo per lui. Ha fatto un ottimo Giro, è pronto. Gli manca solo quel risultato che gli dia piena consapevolezza nei propri mezzi. Dal punto di vista atletico ha tutto per emergere”.

Vingegaard parte favorito alla Vuelta o il doppio impegno può pesare?
“Parte da favorito, su questo non ci sono dubbi. Al Tour, in salita, quando accelerava non ce n’era per nessuno. Ha una squadra fortissima attorno e, da come lo abbiamo visto nell’ultima settimana, non è uscito affaticato. Anzi, sembrava crescere giorno dopo giorno. Anche nelle interviste post-Tour l’ho visto molto propositivo”.

Il rinnovo di Damiano Caruso è stato una sorpresa. Che ruolo avrà quest’anno?
“Con Damiano è nato tutto al Tour of the Alps. A inizio stagione ci aveva detto che avrebbe smesso e che gli sarebbe piaciuto passare in ammiraglia. Poi, durante il Tour of the Alps, mi ha chiamato in camera per chiedere un parere sulla possibilità di continuare. Gli ho consigliato di aspettare il Giro prima di decidere. Dopo averci riflettuto, ha scelto di proseguire ancora un anno. Per noi è una figura fondamentale, soprattutto per Antonio: è il nostro punto di contatto tra corridori e ammiraglia, una presenza preziosa all’interno del gruppo”.

Guardando oltre la Vuelta, c’è anche il Mondiale nei programmi di Tiberi?
“Sì, ne abbiamo parlato con lui e con i tecnici. La possibilità c’è, e sia noi come squadra che Antonio siamo disponibili. Ora però l’obiettivo principale resta la Vuelta. Subito prima correrà il Giro di Polonia, per trovare il giusto ritmo. Dopo la Vuelta valuteremo insieme se affrontare anche il Mondiale, che sarà molto impegnativo. Non dimentichiamo anche Il Lombardia, che resta un grande appuntamento di fine stagione. Stesso discorso vale per Damiano”.

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