Nuovo incubo per Tara Moore: squalificata quattro anni dopo l’assoluzione
Nuovo incubo per la tennista britannica Tara Moore, protagonista di una vicenda complessa, legata al doping. A oltre tre anni dall’inizio del caso, la giocatrice del Regno Unito è stata nuovamente sospesa per quattro stagioni, quanto sembrava che ormai il peggio per lei fosse alle spalle.
Una storia iniziata nel giugno 2022, quando l’Agenzia Internazionale per l’Integrità del Tennis (ITIA) aveva reso nota la sospensione di Moore per un controllo antidoping positivo effettuato ad aprile. Nella sua provetta erano stati rilevati metaboliti di nandrolone e boldenone, entrambi steroidi anabolizzanti vietati.
L’atleta ha sempre rivendicato la propria innocenza, sostenendo di non aver mai assunto consapevolmente sostanze proibite e avviando subito una ricerca per capire l’origine della sua positività. A dicembre 2023, sembrava che la parola fine fosse stata scritta. Il Tribunale Indipendente aveva accolto la versione di Tara Moore e quella della cilena Bárbara Gatica (coinvolta in un caso simile) e concluso che entrambe erano risultate positive per aver consumato carne contaminata.
C’era stata una piena assoluzione (responsabilità/negligenza), che aveva consentito alla britannica di tornare a giocare dal luglio 2024, prendendo parte a eventi ITF e WTA soprattutto in doppio, dove aveva in programma di giocare nel mese di luglio. Tuttavia, l’ITIA ha deciso di appellarsi al TAS (Tribunale Arbitrale dello Sport), che ha dato ragione all’agenzia.
Secondo questo nuovo esame, nella provetta di Moore vi era una concentrazione di nandrolone troppo elevata per essere spiegata solo dalla carne contaminata. Così, il Tribunale Arbitrale dello Sport ha imposto una squalifica di quattro anni, sottraendo però i 19 mesi già scontati con la sospensione provvisoria. “Ogni caso viene valutato in base ai fatti e alle circostanze specifiche. La decisione non è stata presa a cuor leggero. In questo caso, i nostri consulenti scientifici indipendenti hanno stabilito che la giocatrice non ha spiegato in modo soddisfacente l’alto livello di nandrolone trovato nel suo campione. La decisione di oggi è coerente con questa posizione“, ha dichiarato Karen Moorhouse, direttrice generale dell’ITIA.