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Jannik Sinner, i punti chiave della vittoria in finale a Wimbledon

Ci sono alcuni momenti, nella vittoria in finale di Jannik Sinner su Carlos Alcaraz in finale a Wimbledon, che vanno rivissuti nel dettaglio, perché meritano un’attenzione particolarmente importante in tutto quello che è stato il novero delle tre ore e 4 minuti che hanno regalato un sogno reale all’Italia del tennis e in generale dello sport. Andiamo a ripercorrerli, perché è particolarmente utile segnalare un certo tipo di momenti all’interno del match.

Dopo il primo parziale perso, e nel modo in cui è stato perso (un miracolo a tutti gli effetti di Alcaraz in allungo su un già disperato dritto del numero 1 del mondo), Sinner è stato in grado di tenersi su all’inizio del secondo, vuoi per il break in apertura e vuoi per aver annullato subito le palle del controbreak. Game difficili, in cui lo spagnolo è apparso con più tennis in mano e con la coscienza di poter spingere sull’azzurro in difficoltà con la prima di servizio. C’è però stato un momento in cui la partita è cambiata sul serio, al di là di un paio di game facili.

Secondo set, 5-4, Sinner serve per chiuderlo. Il primo punto è già di quelli di grande bellezza: rovescio lungolinea di Alcaraz molto profondo sul quale Jannik arriva, in un modo o nell’altro, e rimanda di là la palla con il dritto. Il murciano gioca una volée di dritto in certa sicurezza, non perfetta, ma spesso abbastanza per togliersi dai guai in qualunque situazione. Sinner corre, corre e non solo l’aggancia di dritto, ma ne ricava un vincente con il suo avversario costretto a stare a guardare.

Non passano che due punti e si è sul 30-15, al che succede qualcos’altro di notevole. Nel punto precedente Jannik aveva giocato un bel rovescio a seguire il servizio su risposta corta di Alcaraz, ma in questo si supera un’altra volta. Serve la seconda, Alcaraz con un solo dritto dal proprio lato sinistro spedisce la palla nell’angolo destro di Sinner. Una zona nella quale sta pure cominciando a esserci un gioco luce-ombra, fattore non secondario in tanti casi. Il numero 1 non solo non si scompone, non solo va a prenderla, ma ci arriva con la sufficiente compostezza necessaria a tirare un dritto quasi insensato, che atterra vicinissimo alla riga, arrivando così a due set point.

Ma la chiusura del parziale è qualcosa di forse ancor più sensazionale. Prima esterna, scambio che Sinner gioca con un dritto sul lato sinistro, poi uno sul lato destro, ma Alcaraz è sempre lì. E gira in rapidità lo scambio con un rovescio in diagonale che atterra poco oltre il rettangolo del servizio, vicino alla riga esterna. Jannik ci arriva di rovescio lungolinea come può, obbligando lo spagnolo a inventarsi qualcosa di dritto. Lui lo fa con il diagonale che è anche abbastanza stretto, molto efficace di solito. Basterebbe con molti. Non con questa versione dell’italiano, però. Lui è già pronto, di nuovo in equilibrio, pronto a correre. Ci arriva perfettamente coordinato e scarica in aria un potentissimo dritto incrociato che lascia fermo Alcaraz e chiude il set.

C’è un momento, però, che viene escluso da un po’ tutte le prime serie di highlights, eppure è di un’importanza cruciale, vitale, tutto quel che si vuole. 3-4 Alcaraz nel terzo set, servizio Sinner, 30 pari. Una situazione difficile, resa ancor più complicata dal fatto di dover giocare sulla seconda, a prescindere dal fatto che quella di Jannik è storicamente tra le migliori del circuito. E Sinner cosa fa? Lui, che già due punti prima aveva visto un dritto in corsa verso la rete atterrare a un centesimo di riga (o forse ancora meno), che nel punto precedente si era visto scavalcare dal lob di Alcaraz, tira una seconda verso l’incrocio delle righe, a 188 km/h, alzando la nuvoletta che significa solo una cosa: ace. Una vera e propria porta girevole: fosse uscita, sarebbe stata palla break da salvare. Rimane dentro, poi tira un altro ace, chiude il game e, sullo slancio, sul 4-4 30 pari, gioca due punti davvero splendidi. Prima entra di rovescio sulla seconda del murciano, avanza per giocare il dritto e lo piazza sulla riga per avere la palla break. poi, su un’altra seconda, tira il dritto in diagonale che non consente al suo avversario di fare granché. Jannik gioca un secondo dritto verso sinistra che Alcaraz recupera, ma pagandolo a caro prezzo: caduta e così l’italiano deve solo appoggiare con attenzione la volée. 5-4, e poi il set finirà bene.

Ancora sull’1-1 30 pari. Sinner decide di spingere sul lato destro, dritto di Alcaraz, là dove c’è ancora il sole a dare un minimo di fastidio se si va troppo in là. Potrebbe decidere parecchie cose Jannik: continuare lo scambio centralmente, cambiare angolo. Lui no: vede che lo spagnolo si sta spostando verso destra, gioca il contropiede di rovescio senza lasciargli minimamente il tempo di riprendere la situazione in mano dal centro del campo. Quello stesso rovescio lungolinea è, poi, ciò che consegna a Sinner il break con la risposta vincente successiva. E di lì in avanti si è potuta apprezzare la forza mentale di Jannik, perché avrebbe potuto pagare un dritto sul 4-2 30 pari rimasto sotto il nastro (ma, attenzione, non sarebbe stato decisivo: c’erano ancora chance per Alcaraz di riprendere sia quello che il punto) e soprattutto avrebbe potuto subire ancora il break. 4-3 15-40. Il senso di Sinner ora è tutto qui. In un’altra seconda carica all’incrocio delle righe a 177 km/h, e nel successivo scambio in cui non cede mai di fronte alla spinta di Alcaraz che alla fine sbaglia di dritto. Il resto, fondamentalmente, è storia.

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