Sinner-Alcaraz in finale a Parigi e Londra: c’è un’assonanza con Federer-Nadal
Alla fine, Jannik Sinner e Carlos Alcaraz hanno un altro motivo in più per definirsi parte della storia del tennis. I due arrivano assieme alla finale del Roland Garros e a quella di Wimbledon nello stesso anno. In Era Open, solo un’altra accoppiata ce l’aveva fatta. Non una, ma tre volte. I nomi sono quelli più iconici, la rivalità è quella che ha segnato 15 anni di tennis (dal primo all’ultimo incontro l’uno contro l’altro): Roger Federer contro Rafael Nadal.
E la loro, appunto, fu una vera e propria trilogia tra terra ed erba. Cominciò nel 2006, quando arrivò la prima e attesa finale tra i due in uno Slam. Ai tempi Federer non perdeva praticamente da nessuno, tranne che dal mancino di Manacor. Per rendere l’idea, tra 2005 e 2006 perse solo 9 partite, 5 delle quali contro Nadal. Il quale inserì in bacheca anche il Roland Garros. Partì malissimo lui, poi continuò malissimo Federer, quindi le cose si riequilibrarono, ma ebbe qualcosa in più lo spagnolo: 1-6 6-1 6-4 7-6(4) il punteggio a favore di Nadal in tre ore e 2 minuti. Replica a Wimbledon, un mese dopo (per certi versi anche un minimo a sorpresa: il maiorchino, per capirci, l’anno prima era uscito al secondo turno). Ci fu storia solo nei set centrali: 6-0 7-6(5) 6-7(2) 6-3 in due ore e 58 minuti. Era il 9 luglio 2006, che in Italia sarebbe rimasto popolare per ben altri motivi. Fu l’ultima partita sul Centre Court con la vecchia struttura sopra le tribune.
Arriviamo al 2007: di nuovo Federer-Nadal sulla terra che passa dalle parti del Bois de Boulogne. Lo svizzero ebbe 17 palle break, ne sfruttò appena una e per buona misura ne mancò di suo diverse altre, lo spagnolo capitalizzò e vinse 6-3 4-6 6-3 6-4 in tre ore e 10 minuti. A Wimbledon la rivincita, per il basilese, fu ben più complicata del previsto. Avanti per due volte, fu in entrambe le occasioni raggiunto, in quello che è rimasto storico come l’anno del Centre Court privo di tetto, un vero e proprio “occhio aperto”, perché si stava lavorando a installare quello retrattile. Finì 7-6(7) 4-6 7-6(3) 2-6 6-2 e Federer raggiunse Bjorn Borg a cinque titoli vinti in fila.
Nel 2008, invece, ci fu la più impressionante dimostrazione di superiorità di Nadal al Roland Garros. Già nei turni precedenti non aveva esattamente concesso molto agli avversari, ma quello fu un giorno per lui memorabile: Federer raccolse appena quattro game, 6-1 6-3 6-0, e l’incontro durò appena un’ora e 48 minuti. Poi, a Wimbledon, la partita che a parere quasi unanime rivaleggia con Borg-McEnroe del 1980 come la più bella della storia. Quattro ore e 48 minuti, un leggero ritardo per pioggia, due ulteriori interruzioni, e quello che ormai pochi forse ricordano è che quella finale si sarebbe potuta concludere di lunedì, perché a Wimbledon ormai non ci si vedeva più, la struttura del tetto retrattile c’era, ma sarebbe entrata in azione solo l’anno successivo. Nadal guidò subito, Federer rimontò anche con colpi al limite dell’impossibile, o forse oltre, ma lo spagnolo ebbe l’ultima parola: 6-4 6-4 6-7(5) 6-7(8) 9-7.
I due si sarebbero poi affrontati tantissime altre volte, all’Australian Open come nei tornei tradizionali e alle Finals, e fu quasi iconico che l’ultima doppia sfida, anche se a livello di semifinale, l’abbiano disputata proprio su quei due campi: Court Philippe Chatrier (nel frattempo cambiato anche quello per struttura) e Centre Court. Oggi il loro testimone viene raccolto da Jannik Sinner e Carlos Alcaraz. Il tutto con l’altra novità di quest’anno ai Championships: una finale spostata in avanti di due ore, alle 17:00, rispetto alle vecchie 15:00.