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Edoardo De Bernardis: “Con Daniel Grassl lavoriamo sui dettagli per una medaglia olimpica”. E svela i programmi per la prossima stagione

Mancano ancora poco più di due mesi e si alzerà il sipario sulla stagione 2025-2026 di pattinaggio artistico. Sarà, come sappiamo, un’annata sportiva molto particolare, in quanto contrassegnata dalle Olimpiadi di Milano Cortina 2026, rassegna in cui l’Italia potrà giocare un ruolo da protagonista, considerate le evidenti possibilità di conquistare una medaglia in più discipline.

A rincorrere il sogno olimpico per la seconda volta in carriera ci sarà anche uno degli atleti più apprezzati del movimento internazionale; stiamo parlando di Daniel Grassl, tornato in grande stile lo scorso anno dopo il lungo periodo di autosospensione conquistando fin da subito piazzamenti importanti. Pronti-via, con una preparazione ridotta all’osso, l’altoatesino ha infatti vinto l’Ondrej Nepela Memorial, gara facente parte del circuito ISU Challengers Series, per poi conquistare due podi alle prove del Grand Prix NHK Trophy e Grand Prix of Finland, conquistando così una meritata Finale, preludio della vittoria ai Campionati Italiani. Tutti risultati che gli hanno permesso di staccare il pass per Europei, Mondiali e World Team Trophy.

A sostenere il nativo di Merano durante tutto il difficile percorso è stato Edoardo De Bernardis, allenatore e coreografo stanziato all’Ice Club di Torino che ha accolto l’atleta poco prima del lungo periodo di stop, per poi affrontare con lui un lavoro mirato ed efficace in termini di risultati. Il coach è intervenuto ai nostri microfoni per parlare non solo di quanto successo negli scorsi mesi, ma anche per fornire qualche importante anticipazione sulla prossima stagione.

Edoardo, Daniel è reduce da una stagione molto intensa, dove ha raccolto risultati davvero significativi nella prima parte, faticando leggermente agli Europei e Mondiali, per poi chiudere invece molto bene al World Team Trophy. Qual è il tuo bilancio?
Dal mio punto di vista, il bilancio è ottimo e, per certi versi, inaspettato, considerata l’interruzione forzata di un anno. Non mi aspettavo dei risultati così importanti già dalle prime gare: ha infatti vinto il Challengers Memorial Ondrej Nepela ed è andato a medaglia nei due Grand Prix in Giappone e Finlandia, conquistando la Finale del circuito. Fare tutte queste cose dopo un anno di fermo in tre mesi è qualcosa di eccezionale. Ha anche vinto i Campionati Italiani, che non è una gara facile visto che in Italia la competizione è alta, e centrato il secondo posto alle Universiadi dove ha vinto il lungo strappando il personal best, superando quello di Pechino 2022. Siamo riusciti anche a far presentare a Daniel un nuovo quadruplo, il salchow, eseguito in tutte le gare a partire dal Jump Test organizzato dalla Federazione. Sono andati meno bene gli Europei ed i Mondiali, anche perché era dolorante. La causa è stata scoperta successivamente; è stato difficile mantenere Daniel sempre al top della forma per tutte queste competizioni: ha fatto tante gare, non è facile per nessuno, figuriamoci per chi è stato tempo fermo. Ha avuto una gara dopo l’altra, molte di queste a distanza ravvicinata, specie quello ad inizio stagione. Dopo il Giappone siamo andati in Finlandia, poi una settimana di pausa, poi le Finali Grand Prix, quindi il Campionati Italiano dopo quattro giorni. Due settimane di pausa, poi Universiadi, poi subito Europei. Nella stagione prossima dovrò fare tanta attenzione alla gestione degli impegni: alcune prove le puoi scegliere, altre sono più imposte, vedi gli inviti del Grand Prix. Lo scorso anno alcuni di questi non erano pianificati. All’inizio Daniel è stato invitato ad una sola una tappa di Grand Prix, la seconda è arrivata successivamente; ha fatto podio e si è qualificato. Le Universiadi erano un evento prestigioso che si svolgeva a Torino, nella nostra pista, non potevamo non farle anche se erano vicine agli Europei. Tutte queste competizioni hanno creato un sovraccarico a livello fisico, ovvero due microfratture sul piede destro e sul sinistro. Questo è il motivo per cui abbiamo eliminato il quadruplo lutz per l’ultima gara, così come ad inizio stagione il flip. Anche per questo abbiamo lavorato tanto sul salchow. Siamo contenti del World Team Trophy, anche perché si è messo alle spalle atleti andati meglio di lui agli Europei e Mondiali. Questo dimostra che nello sport ci sono alti e bassi e che tutti possono essere battibili, anche tra la rosa degli atleti top“.

C’è da dire che, a parte la difficoltà del lavorare con un atleta fermo per un anno, Daniel proveniva da un momento non poco tormentato. Dopo la stagione olimpica di Pechino 2022 si è infatti separato da Lorenzo Magri per fare un’esperienza a Boston, negli Stati Uniti. Poi la scelta di trasferirsi in Russia. Quindi il ritorno in Italia. Che tipo di atleta hai trovato?
Daniel è arrivato da me a Torino poco prima dell’autosospensione. Con lui ho lavorato solo tre settimane. Lo avevo trovato male dal punto di vista psicologico più che fisico. Era molto agitato, si vedeva che non era seguito al 100%. Lui invece ha bisogno di essere seguito su ogni aspetto. Quando era ad Egna con Lorenzo, era seguito su tutto. Poi dopo ha deciso di farsi le sue esperienze utili e formative lavorando con allenatori importanti e condividendo il ghiaccio con atleti di altissimo livello. Negli USA però l’approccio è completamente diverso. In America ti autogestisci, sei abituato a lavorare in solitudine. In Europa invece il pattinatore è sempre a lezione, è sempre seguito da qualcuno del team. In Russia non si è trovato bene, gli mancavano l’Italia e i suoi amici. Lo stile di vita era molto diverso, anche se il lavoro che ha fatto con Eteri Tutberidze è stato ottimo, lui non lo rinnega. Non c’è stato alcun problema tra lui e la scuola. E anche quando al tempo ci furono tutte le cattive voci circa la sua scelta, io non ci trovai  nulla di strano a voler fare delle lezioni con la scuola di Eteri. La Kostner al tempo andava da Mishin perché era il top della Russia. Lui ha fatto lo stesso perché oggi il top è Tutberdize. Non si è lasciato influenzare delle condizioni politiche“. 

Da un punto di vista tecnico, a tanti non è sfuggito il miglioramento evidente con il triplo axel…
Lui era tanto forte nei salti puntati lutz e flip. Quando ha avuto i primi problemi al piede destro mi sono trovato costretto a lavorare su axel e salchow, che sono per certi versi due salti simili. Probabilmente questo tipo di lavoro lo ha rinforzato. Daniel era ed è un talento incredibile che però richiedeva e richiede molto lavoro da fare. Lui ha un potenziale che ancora deve emergere, in particolar modo dal punto di vista artistico. E’ molto bravo, ha musicalità e buoni movimenti, ma si è concentrato molto sul gesto tecnico, trascurando gli altri aspetti stilistici, la pattinata e la postura. In allenamento salta meglio, in gara con la tensione vengono ancora fuori alcuni schemi motori. Io spero che dalla prossima stagione il lavoro possa dare i suoi frutti. Non ho mai avuto tanto tempo per fare una trasformazione, anche se alcuni l’hanno notata. Vedo ancora la necessità di fare diversi interventi. Ovviamente sono analisi che mirano esclusivamente all’eccellenza. Stiamo parlando di un atleta top al livello mondiale, nella rosa dei sei atleti delle Finali Grand Prix. Ma se vogliamo essere sempre sul podio o se volgiamo puntare alla medaglia olimpica allora dobbiamo essere autocritici. Noi lo siamo, siamo entrambi molto esigenti. Anche perché il livello è sempre più alto. Fino a poche stagioni fa ad esempio Daniel era uno dei pochi a staccare il quadruplo lutz o il quadruplo loop. Questi salti oggi li eseguono tanti atleti, anche quelli non famosi. Durante la pausa forzata tanti pattinatori sono andati avanti, mentre lui era costretto a fare ginnastica da solo. Tuttavia quanto successo lo ha motivato molto, è tornato con più voglia di prima“.

L’anno scorso a frenare la corsa di Daniel in alcune gare sono state alcune chiamate del pannello tecnico sulle rotazioni. Si sta lavorando anche su questo fronte?
Sicuramente aspetti quali tecnica, elevazione, posizione in aria e velocità sono tutte cose che si possono migliorare. Noi notiamo la chiamata sul quarto su Daniel perché analizziamo Daniel, ma è successo anche a tanti altri. Dipende molto dal pannello, alle Finali del Grand Prix sono state assegnate alcune chiamate sulle rotazioni di Malinin e Shaidorov che io da specialist non avrei dato. In certe gare sono stati rigidi, mentre per esempio alle Universiadi o nei primi due Grand Prix è andato liscio. C’è da dire anche che non tutte le volte che uno esegue un salto riesce a farlo in fotocopia o in modo perfetto. Il risultato finale cambia, parliamo di quattro giri, è una cosa difficile. Stiamo lavorando comunque su questo. Siamo stati rallentati sul quadruplo lutz perché abbiamo potuto allenarlo solo con poche ripetute. Praticarlo trenta volte a sessione è diverso rispetto a farlo con soli cinque tentativi“. 

L’anno scorso il programma libero, incentrato su “Billy Elliot”, ha riscosso un successo considerevole, diventando uno dei free più apprezzati di tutta la stagione. Lo short ha invece subito una variazione. Come sono nati i due, anzi i tre, programmi?
Daniel era arrivato dalla Russia con due coreografie mai presentate in gara a causa dell’autosospensione. Erano due programmi molto belli curati Benoit Richaud. Lui però li associava a brutti ricordi. Quando ha ripreso, anche sotto consiglio dello psicologa, voleva rimuovere il più possibile i ricordi brutti e tutte le sensazioni che sentendo la musica potevano ricordare la passata stagione, i problemi in America o in Russia. Al suo ritorno non avevamo il tempo necessario per cambiare entrambi i programmi. Avevamo deciso quindi di tenere lo short, un brano di Chopin che abbiamo rivisitato parzialmente aggiungendo un concept basandoci su un’opera pittorica di Magritte: l’uomo, il mistero, l’incognita. Elementi un po’ che si potevano collegare alla storia di Daniel, alla sua solitudine passata alla sua incognita. Abbiamo cercato dunque di aggiungere un messaggio filosofico ad una coreografia esistente. Dovevamo poi individuare il lungo. Io di solito mi faccio condizionare dagli input che mi arrivano dalla quotidianità. Una sera in televisione ho visto una pubblicità del film, che avrebbero poi trasmesso più avanti. Ho subito pensato a Daniel. Ho sentito meglio la colonna sonora, il film lo ricordavo benissimo perché lo avevo già visto e tanto apprezzato. Ho proposto il tema all’atleta, lui mi ha detto che già in tanti gli dicevano che in qualche modo ricordava Billy Elliot. In questo caso ho cercato di fare un editing musicale complesso, in cui ho mischiato brani classici, da musical, e uno molto cupo che è ‘Il lago dei cigni’. Si parte dall’audizione, con la parte registrata in cui c’è la scena dove l’insegnante chiede al giovane di descrivergli cosa prova quando balla. Si finisce invece con la scena in cui performa all’Opera di Londra. In mezzo c’è invece tutta la lezione, con annesse le indicazioni che si fanno durante l’allenamento come ‘tira le punte’, ‘raddrizza la schiena’… spiritosamente sono le stesse cose che spesso ripeto a lui sul ghiaccio per migliorare il suo pattinaggio. In quel caso anche un ipotetico errore poteva sembrare voluto perché stava interpretando un ballerino durante una semplice sessione di allenamento“.

Il motivo del cambio dello short?
In generale il programma non lo faceva impazzire, e anche a livello di feedback le giurie non lo pagavano più di tanto. In autunno ho avuto la fortuna di entrare in contatto e conoscere Stefano Lentini, uno dei più grandi compositori cinematografici italiani. Avevo già utilizzato delle musiche di ‘Mare fuori’ per Marina Piredda. Lui mi ha fatto ascoltare un suo brano, ‘Human’, il cui testo sembrava raccontare Daniel nella stagione passata: il testo parlava dell’uomo che è coraggioso e che si mette alle spalle le cose brutte del passato, guarda avanti e cerca di rinascere. Ci è piaciuto tutto: la musica, la voce del cantante, l’orchestrazione. Stefano poi in base alla distribuzione tecnica degli elementi ha composto e riadattato la musica appositamente per noi. E’ stata una collaborazione fatta insieme“.

Da coreografo, quanto è difficile capire lo stile dei tuoi pattinatori? Non deve essere per niente semplice traslare nel gesto degli atleti quello che tu hai immaginato…
Io generalmente quando ascolto una musica o mi viene un’idea di un concept coreografico penso subito chi potrebbe essere adatto per farlo. Daniel in questo senso è abbastanza malleabile, può fare più cose. Poi parli con l’atleta, vedi se gli piace. Se non parte bene secondo me la musica va subito scartata: la stagione è lunga e la musica va ascoltata per ore ed ore al giorno. Al pattinatore deve avere voglia di pattinarci su, altrimenti il risultato non lo ottieni. Ci sono atleti che si muovono male ma che si divertono sopra la musica, questo il pubblico lo percepisce. Il difficile è quando il coreografo ha idee più elaborate ed artistiche ed a volte non raccoglie il consenso del pubblico e della giuria. Quando si tratta di uno short e c’è una giuria con culture diverse, attenzioni diverse, ti devi sempre chiedere se riusciranno a recepire il messaggio che tu vuoi veicolare. Billy Elliot è stato efficace perché è stato chiaro e semplice. Entri in pista vestito con il completo da allenamento di danza classica, ,molto semplice. Alcuni hanno criticato il costume di gara di Daniel, ma i ballerini sono vestiti così: fare il classico costume con paillettes, sfumature e Swarovski sarebbe stato incoerente con il personaggio. ‘Human’ poteva essere difficile ma c’era il testo che era molto comprensibile, da lì capivi cosa Daniel stava cercando di interpretare. A questo proposito, quest’anno ad esempio ero partito con uno short particolare, usando sempre delle musiche di Lentini. Volevo raccontare la vita, l’uomo che prende vita, la natura che cresce. Ci abbiamo lavorato qualche giorno. Ma richiedeva movimenti particolari, era un concept difficile, non ero sicuro venisse recepito. Ci siamo quindi fermati, e l’abbiamo scartato. A me generalmente piace avere due programmi diversi, sia per fare interpretare cose diverse sia per rendere più interessanti la quotidianità di ogni allenamento, fare sempre le stesse cose crea noia. Fare musiche diverse e contrastanti è meglio“.

A proposito di musiche: puoi svelarci quelle della prossima stagione?
Per il libero volevo qualcosa collegato all’Italia, fortemente sentito nella cultura nostra italiana e che fosse collegato all’attualità ai temi sociali della nostra epoca. Daniel quindi pattinerà sulle musiche del film ‘Conclave’ e farà la parte di un Cardinale. Io avevo già individuato la musica prima dell’uscita del film, avevo visto dei trailer per l’uscita in America. Avevo sentito queste sonorità che sono molto mio genere, in quanto un po’ cupe. Sono rimasto folgorato, ho aspettato che uscisse il film. Nel frattempo poi si è ammalato Papa Francesco, il film ha preso più importanza, valore e potenza fino alla sua morte e, di conseguenza, alle settimane in cui si è parlato del Conclave, evento importante a livello Mondiale che avviene in Vaticano, a Roma e quindi in Italia. Noi lo sentiamo tantissimo, la regione cattolica fa parte della nostra cultura. Il programma non ha niente di provocatorio, sarà una coreografia molto pulita ma ci sono delle atmosfere musicali mistiche, cupe, tenebrose che rappresentano anche gli intrighi e la politica che avviene all’interno della Chiesa. Tutto fatto in modo rispettoso, non ci saranno simboli, croci o altro: sarà tutto molto pulito. Daniel interpreterà un personaggio della Chiesa e sarà chiaro per come sarà vestito. Lui si è innamorato della musica e della coreografia, la sente sue; sembrava molto più bello rispetto anche a ‘Billy Elliot’ già dalla prima ora di coreografia. Il musicista è Volker Bertelmann. Per lo short invece le atmosfere saranno diverse: ho scelto ‘Tango per la libertà’ di Stefano Lentini, volevo ci fosse un omaggio alla cultura italiana. Lui collabora con noi da una stagione. Mi piaceva il titolo: la libertà è un termine importante per tutto, si può pensare anche al passato di Daniel: essere libero di pattinare, di fare quello che vuole, di vivere come vuole. Volevo spingerlo anche in atmosfere più sensuali rispetto al passato: di solito ha sempre avuto programmi classici, moderni o ibridi. Ora invece c’è questa musica con sonorità latine, con movimenti che saranno più sinuosi. Presenteremo un Daniel che si muoverà quindi in modo diverso e sensuale“. 

A livello di quadrupli, si continuerà a spingere per due salti da quattro giri nel corto e tre nel libero?
Nel passato metteva un solo un quadruplo nello short, l’anno scorso invece due: questo ha aumentato lo stress ma anche alzato l’asticella. Continueremo così. Nel corto ci sono due quadrupli, sceglieremo quali tra i tre che di solito Daniel esegue a seconda anche del periodo. Nel lungo saranno tre, ma potrebbero diventare quattro; anche lì vedremo con la preparazione. In realtà spesso conta la qualità di esecuzione: magari per fare quattro quadrupli vai a discapito della coreografia. Bisogna valutare, lui in allenamento li allena tutti, l’anno scorso in estate ruotava anche il toeloop, venuto tra l’altro molto bene“.

Avete già un calendario di massima per la pre-season? Da quanto hai spiegato sembra che Daniel non ci sarà al Lombardia Trophy…
Non sarà al Lombardia, è presto. E’ stato fermo due mesi per le microfratture, non riuscirà per inizio settembre. Vorremmo iniziare con la Challenger di Bratislava o con qualche gara internazionale nelle prime due settimane di Ottobre, lo decideremo ad agosto. Poi la prima tappa importante sarà il GP della Cina, poi Skate America. Successivamente farà qualche altra Challenger e gli Italiani; non voglio sovraccaricarlo di eventi. La stagione è lunga e bisogna arrivare a febbraio senza essere sfiniti. Per me la stagione inizia ad agosto con lo Junior Grand Grix dove avrò Amanda Ghezzo, gli spagnoli Carlota Garcia ed Andre Zapata e l’andorriano Raul Garcia. Sto seguendo poi l’iberico Thomas Guarino, lui sicuro parteciperà alle Olimpiadi. Daniel deve invece combattere, ci sono solo due posti. Andranno i due migliori della stagione prossima“.

Chiaro che le Olimpiadi di Milano Cortina 2026 sono il grande obiettivo. Tra l’altro è da rimarcare come la prossima rassegna a cinque cerchi sarà particolarmente attesa per tutti gli sport del ghiaccio. Il settore figura “rischia” di fare podio in più discipline. Si gareggerà in casa, con una pressione mediatica molto più forte rispetto alle competizioni canoniche. Come si gestisce una situazione del genere?
La pressione che arriva dall’esterno può essere mediatica, famigliare, federale o degli sponsor; è la parte più difficile da gestire. Fa parte del gioco, è normale che ci sia una pressione da parte loro: è un lavoro, vengono fatti degli investimenti economici, sai che la posta in palio è tanta. In più l’atleta tendenzialmente è il primo a mettersi la pressione, tutti vogliono andare alle Olimpiadi e fare bene. Secondo me la strategia è alleggerire. Alcuni atleti vanno alle Olimpiadi in modo inaspettato e fanno meglio, capita che fa risultato l’outsider. Nelle femminile ad esempio è successo spesso come hanno dimostrato anche risultati delle ultime edizioni. Io la pressione la sento da allenatore, la sentiamo tutti, Federazione compresa. Io cerco di fare questo: concentrarmi sulla qualità del lavoro, i risultati li ottieni non sapendo di andare alle Olimpiadi ma facendoti il mazzo lavorando tanto, bene e con metodo. Quando mi dicono: ‘Mi raccomando fai di tutto per fare andare atleta X alle Olimpiadi’ a me non cambia. Domani non lavoro 10 ore al giorno per questo così magari lo rompo. Non è il fatto di dover fare le Olimpiadi che modifica il lavoro. Modifica il lavoro il senso autocritico, l’analisi degli avversari perché è giusto capire cosa fanno, prendere ispirazione, superarli o imitarli, tutto questo in una situazione che non deve generare ansia. Spesso l’atleta entra in pista con angoscia, anche se c’è comunque qualcuno che sotto pressione lavora meglio. E’ molto soggettivo, la chiave è il metodo e la qualità di allenamento. Essere ipercritici, essere umili e voler migliorare il proprio pattinaggio ogni giorno, senza rimandare a domani. Devi provare a migliorare subito: il movimento è veloce e si trasforma, la competizione è difficile, in Italia è enorme, sono tutti molto bravi. Daniel da tanto è in alto, ma ogni gara è diversa. Agli Europei ad esempio non è stato il migliore degli italiani. Non bisogna dare niente per scontato. Io lo aiuterò ad essere il migliore di tutti, ma faccio in bocca al lupo anche agli altri che sono tutti ottimi atleti“.

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