Sara Madera carica le azzurre: “Il percorso non è finito. Proveremo a fermare anche il Belgio”
Basta immaginarla: la prima volta agli Europei, quei momenti in cui entra e fa le cose importanti, piazza i tiri giusti, non si risparmia mai. Sara Madera, il numero 14 ormai stampato ovunque sia possibile, di anni in azzurro dalle giovanili ne ha vissuti tanti, in tutti i modi possibili. Adesso è di nuovo parte del gruppo senior, e nel momento migliore: con l’Italia in semifinale agli Europei. L’abbiamo raggiunta al Pireo, proprio quando sta per arrivare il grande confronto con il Belgio che vale l’accesso alla finale.
Come state vivendo la fase d’avvicinamento alla semifinale?
“Siamo cariche, non vediamo l’ora di scendere in campo domani (oggi, N.d.R.). Sappiamo che troviamo un avversario, il Belgio, che è molto duro, è campione in carica, quindi… Solo così, senza aggiungere tante parole, si capisce la qualità e la bravura di questa squadra. Siamo consapevoli, ma forse neanche troppo, di essere tra le prime 4 d’Europa, erano 30 anni che non raggiungevamo questo risultato. Siamo molto felici, però il nostro percorso non finisce qui. Siamo consapevoli di sognare ancora un po’ “.
Emma Meesseman: chi prova a fermarla?
“Bella domanda! Anche ieri (mercoledì, N.d.R.) ne ha messi 30, è il mio idolo, è tanta roba. Sappiamo che hanno dei punti di riferimento, di cui uno dei primi è Emma. Sarà una bella sfida e battaglia cercare di fermarla, però lei è per me una fuoriclasse“.
Quanto c’è anche di merito di Capobianco nel gruppo così unito e quanto, invece, vi sentite già voi unite di vostro?
“Siamo un gruppo molto unito, e credo sia anche un punto a nostro favore per i risultati raggiunti, perché quando stai bene insieme dentro e fuori dal campo i risultati arrivano con più facilità. Il mese di lavoro ha sicuramente aiutato nel compattarci, nell’essere squadra, anche se Zanda è arrivata una settimana prima dell’Europeo. Come gruppo ci siamo sempre trovate molto bene e poi inserire altre giocatrici non è stato difficile. L’essere squadra, lo stare bene insieme ha aiutato“.
Quello di Zandalasini però è stato un ingresso “relativo”, nel senso che parliamo di una che comunque conoscete da tanto e a cui non serve imparare i meccanismi. In breve, non c’è stata fatica.
“No, infatti. Poi con il nucleo della squadra che si allena insieme da un mese aggiungere una giocatrice non è complicato, poi siamo state anche brave a inserirla. E lei la conosciamo, quindi non è stato difficile“.
E vi conoscete anche molto tra di voi: è una Nazionale che ha vari blocchi che si conoscono dalle Under (di cui qualche esperienza l’hai…)
“Il gruppo ’99 è rimasto sempre un nucleo, poi Zanda con Francesca Pan e le altre giocatrici. Anche semplicemente nei club ci conosciamo, giochiamo insieme, contro, quindi da questo punto di vista ci conosciamo tutte. Di riffa o di raffa, ci conosciamo!”
Per te cosa sta volendo dire quest’Europeo?
“E’ il primo dopo l’Under 20 dell’oro (2019, N.d.R.), poi c’è stato il Covid, l’esperienza del 3×3, questo è il mio primo vero Europeo senior dopo aver fatto tutte le qualificazioni. Sono felice e onorata di esser qua, siamo una squadra che sta bene insieme e quando si sta bene insieme viene tutto un po’ più facile. Forse al momento non mi rendo conto di quello che stiamo facendo, forse me ne renderò conto dopo. Però è una bella esperienza che mi porterò certamente a casa e sarà utile anche per il prosieguo del mio cammino anche in società, ma, perché no, anche per continuare a sognare in grande in Nazionale“.
Capobianco è stato il primo a chiamarti in Nazionale maggiore nel 2019, a Cagliari, e adesso ha continuato a darti quella fiducia che ti ha sempre dato sia nel basket normale che nel 3×3. Per te questo cosa significa?
“Penso sia una bella cosa. Andrea lancia dei giovani o ha fiducia nelle giocatrici che potevo essere io all’epoca, o tutte quelle che hanno fatto l’esordio con lui. Si fida e da fiducia alle giocatrici nuove, tenendo comunque un nucleo abbastanza solido. E, come ho detto prima, quando c’è un nucleo inserire anche pochi giocatrici è più facile“.
Si vede anche che Capobianco sente molto fortemente quello che succede, e la riprova è stata la sala stampa post-Turchia, in cui era talmente distrutto che è stato aiutato da Costanza Verona a tradurre dall’inglese.
“Anche i post social che ci hanno messo… (e giù risate, N.d.R.). Le partite al cardiopalma vissute dalla panchina così sono ancora più amplificate. Quando sei in campo, parlando anche con le ragazze e compagne di squadra qui, ci diciamo che non la senti la pressione, perché sei in campo, giochi, puoi far tu. Invece in panchina fai il tifo, ma non sei materialmente sul campo e quindi soffri il triplo. Sì, son d’accordo, perdi alcuni anni di vita!”
Questa squadra sta riuscendo a far sì che pur avendo davanti giocatrici molto forti (Oblak-Shepard contro la Slovenia, Jocyte e l’organizzazione contro la Lituania, McCowan contro la Turchia), sa sempre che c’è un punto debole da sfruttare. Questo è un grande vostro punto di forza.
“Non dico che ci davano per spacciate, ma il nostro girone l’avevano bollato come quello della morte. Io sinceramente sono sempre stata fiduciosa, e non lo dico adesso perché abbiamo fatto 3-0 in casa nostra, ma perché, conoscendo anche le nostre caratteristiche, mi sentivo che potevamo fare bene, poi ovviamente la palla è tonda e tutto può succedere. Poi ogni squadra ha i suoi punti di riferimento, come poteva essere Jocyte per la Lituania o Shepard per la Slovenia, come poi saranno per il Belgio Meesseman, Allemand, Vanloo, Linskens, non sto io a dire tutti i nomi delle giocatrici. Bisogna essere brave a trovare il loro punto debole o una cosa che fanno meno bene, e cercare di limitare le cose che la squadra avversaria fa molto bene, e cercare di giocarcela alla pari fino alla fine. Non è semplice perché poi ogni partita è diversa, ad esempio in una la squadra avversaria corre tantissimo, o che fa della propria forza le palle perse nostre, o come la Turchia che giocava tantissimo dentro l’area. Ogni squadra ha le proprie caratteristiche sia per giocatrici che come gioco, e bisogna essere bravi ad adattarsi nel giro di poco tempo, perché alla fine anche nel girone di Bologna abbiamo giocato tre partite in quattro giorni, partita-partita-riposo-partita. Non è facile, ma quando sei nel ballo si balla, no? Quindi siamo tranquille del nostro percorso anche di preparazione. Noi abbiamo già incontrato il Belgio in amichevole, abbiamo sempre fatto un crescendo e dobbiamo adesso raccogliere gli ultimi frutti delle ultime due partite“.
Avete una forza mentale spaventosa, incredibile. La Serbia rimonta e si vince, la Slovenia rimonta e si vince comunque, anche con la Lituania schema simile (ma era una partita difensiva), con la Turchia l’abbiamo visto tutti.
“Questo è uno dei nostri punti di forza: star lì mentalmente con la testa. Anche con la Turchia è stato molto lampante: da una parte dici ‘porca miseria, mantieni il vantaggio, tranquilla’, ma a noi piace il brivido! (Ride, N.d.R.). No, a parte gli scherzi: la forza mentale è un aspetto molto importante e l’abbiamo incarnato molto bene. Il talento e le giocate fanno vincere le partite, ma la testa, secondo me, se non è l’aspetto più importante poco ci manca. Se sei forte mentalmente puoi davvero fare tutto, perché nei momenti di difficoltà all’interno di una stagione, una partita, le situazioni ci sono sempre. Bisogna saper reagire e andare avanti: quella è la vera potenza“.