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Splash! Un secolo di nuoto e stile in mostra al Design Museum di Londra

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Dal 28 marzo al 17 agosto 2025, il Design Museum di Londra ospita Splash! A Century of Swimming and Style, una mostra che esplora l’evoluzione della moda balneare e il nostro rapporto con l’acqua negli ultimi cento anni. Curata da Amber Butchart, l’esposizione presenta oltre 200 oggetti, tra cui costumi iconici, memorabilia olimpici e progetti architettonici legati al nuoto, offrendo una panoramica completa dell’estetica e della cultura acquatica. 

Dalle origini al bikini: l’evoluzione dello swimwear

La storia del costume da bagno riflette i cambiamenti sociali e culturali della società. Nel XIX secolo, i costumi erano lunghi abiti pesanti che coprivano gran parte del corpo, limitando i movimenti in acqua. Con l’avvento del XX secolo, si è assistito a una progressiva riduzione del tessuto e a una maggiore attenzione alla funzionalità. Nel 1913, Carl Jantzen introdusse il primo costume a due pezzi, composto da pantaloncini e canottiera. 

Il vero punto di svolta avvenne però nel 1946, quando il sarto francese Louis Réard presentò il bikini, un capo rivoluzionario che prendeva il nome dall’atollo di Bikini, sede di test nucleari, per sottolinearne l’impatto esplosivo sulla moda. 

Icone e innovazioni: i pezzi forti della mostra

La mostra londinese presenta una selezione di costumi che hanno segnato la storia della moda balneare. Tra questi, il celebre costume rosso indossato da Pamela Anderson nella serie Baywatch, simbolo degli anni Novanta, e il bikini bianco di Ursula Andress nel film Agente 007 – Licenza di uccidere, considerato uno dei bikini più iconici di tutti i tempi. 

Non mancano esempi di innovazione tecnologica, come il costume LZR Racer, bandito dalle competizioni per i vantaggi che offriva agli atleti, e modelli inclusivi pensati per diverse tipologie di corpo e identità di genere. 

Oltre il costume: l’acqua come spazio sociale e culturale

Splash! non si limita a esaminare l’evoluzione dello swimwear, ma esplora anche il ruolo dell’acqua come spazio sociale e culturale. La mostra include sezioni dedicate ai lidos britannici, alle piscine pubbliche e alle esperienze di nuoto in natura, evidenziando come il nuoto sia stato un mezzo per promuovere la salute, l’inclusione e la libertà personale.

Particolare attenzione è rivolta alle comunità che hanno trovato nell’acqua un luogo di espressione e resilienza, come le haenyeo, le pescatrici subacquee sudcoreane, e il collettivo londinese Swim Dem Crew.

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