Basket, i possibili convocati dell’Italia verso gli Europei: dubbi e certezze per Pozzecco
Quale Italia per gli Europei al via (in chiave azzurra) il 28 agosto contro la Grecia a Cipro? Una domanda che inizia già a serpeggiare nei corridoi frequentati da Gianmarco Pozzecco, il quale in più occasioni non ha smesso di rimarcare le sue ambizioni: mai abbassare le aspettative, sempre puntare più in alto.
Sono due i capitoli che più stanno facendo discutere. Il primo, in realtà, è un non capitolo, nel senso che Danilo Gallinari è destinato all’ultima chiamata in maglia azzurra della carriera. Non è un mistero: lo sa lui, lo ha pubblicamente dichiarato, e a 37 anni è davvero l’ultimo treno per un giocatore che, accanto al talento infinito in suo possesso, ha avuto una dose di sfortuna riservata a pochissimi, avendo perso almeno tre stagioni per gravi infortuni nel corso della carriera.
Il secondo è dato dalla questione delle naturalizzazioni. Da una parte c’è il capitolo, tutto legato alla burocrazia e alle evoluzioni legislative dell’ultimo periodo, di Donte DiVincenzo. Dall’altro c’è il fattore Darius Thompson, la cui esperienza torna sempre utile e che il passaporto italiano, per matrimonio ce l’ha già, fin dal tempo di Brindisi. La questione di Thompson è anche osservata dai club italiani con interesse, perché in caso di convocazione in Nazionale e conseguente debutto si aprirebbe la porta per utilizzarlo da tricolore in Serie A, con tutte le conseguenze del caso.
Chi è facile immaginare agli Europei: Simone Fontecchio, certamente in cerca di rivincita dopo una stagione ai Detroit Pistons che s’immaginava molto diversa da com’è effettivamente andata, e Nicolò Melli, che rientrerà con un titolo di Campione d’Europa con il Fenerbahce sulle spalle e che ancora una volta metterà esperienza, letture cestistiche e quant’altro al servizio di una Nazionale per la quale si è immolato in tutte le occasioni possibili e immaginabili.
Dipenderà invece dal tempo in cui riuscirà a recuperare dalla mononoucleosi Achille Polonara, altro elemento di immensa esperienza che, però, è stato veramente sfortunato anche in questo caso. E proprio alla vigilia della finale scudetto della sua Virtus Bologna. Più che farsi domande sul suo approdo o meno in azzurro, però, il tempo è quello di augurargli la miglior ripresa possibile nel tempo che sarà congruo. Tutto il resto, quando si affronta una malattia particolarmente debilitante come questa, va in secondo piano.
Il capitolo play: Alessandro Pajola, Nico Mannion, Marco Spissu, Matteo Spagnolo. Non si esce fondamentalmente da questo quartetto, per motivi differenti. Pajola sta dimostrandosi grande fattore nei playoff, con quel che si vede (i tiri da tre) e soprattutto con quel che non si vede (letture che portano a palle rubate, difesa e quant’altro). “Pajo” è praticamente imprescindibile, e al solito con lui parlare di cifre non ha senso. Mannion è quello forse più in difficoltà del quartetto, dato che a Milano in questa stagione, col passare del tempo, ha faticato molto a incidere. Spissu in Spagna è riuscito a trovare una sua buona dimensione: 9,3 di media a Saragozza dove ha assommato anche 4,4 assist. Spagnolo, invece, è stato tra i pochi a salvarsi di una stagione complessissima per l’Alba Berlino. Un mese fa erano emerse voci che lo davano verso il Baskonia, che finora però non hanno avuto crismi di ufficialità.
Inevitabile poi puntare su Gabriele Procida: talento, esplosività, anche lui tra le poche note positive berlinesi, uno che può regalare opzioni a profusione nel reparto piccoli. Detto della questione DiVincenzo-Thompson, c’è da capire il ruolo di Stefano Tonut. Un Tonut che, molto semplicemente, quest’anno ha vissuto tante difficoltà a Milano, tant’è che non è escluso che possa trasferirsi (non sarebbe l’unico, visto che Bortolani ha più di un piede fuori dall’Olimpia e su Flaccadori potrebbe esserci Tortona, interessata, però, anche a Cappelletti spesso validissimo protagonista a Sassari). Nel ruolo di 2, insomma, c’è l’attesa degli eventi. Accanto a loro, però, la gran bella novità di Dame Sarr, il classe 2006 di enorme talento che si può sperare di avere prima del viaggio in NCAA.
Ci spostiamo poi più vicino a canestro, e qui nel ruolo di 4 resta da vedere se Pozzecco si affiderà ancora all’esperienza di Giampaolo Ricci, uno che non è, e non sarà mai, quello spettacolare su tutta la linea, ma che è, e sempre sarà, quel giocatore di solidità, efficacia e capacità di tenere equilibrate le cose che sempre serve a una squadra come l’Italia e, in generale, a quelle che frequenta. Più di una possibilità, però, se la merita anche Saliou Niang, 21 anni e un debutto azzurro già compiuto assieme a un campionato di grande sostanza in quel di Trento.
A proposito di V nere, è qui che si trova l’inevitabile alternativa a Melli: Momo Diouf, giocatore completamente diverso rispetto al veterano azzurro per stile di gioco (e non è un male quando si devono affrontare avversari che non hanno idea di come capire le differenze: vale in play come in centro). Un terzo nome, però, andrebbe segnato e sottolineato più e più volte: quello di Leonardo Totè, protagonista di una stagione straordinaria a Napoli che meriterebbe il massimo riconoscimento, quello azzurro. Resta da capire quale sarà la sorte di altri lunghi visti in azzurro nell’ultimo periodo, da Luca Severini a Giampaolo “Willy” Caruso, protagonisti di ben differenti fortune nei loro club di appartenenza.