Jannik Sinner: “Djokovic mi eleva il gioco. Con Alcaraz non cambierà l’approccio”
Lunga e interessante la conferenza stampa di Jannik Sinner al termine della semifinale vinta contro Novak Djokovic al Roland Garros. Di seguito le dichiarazioni rese ai presenti a Parigi dal numero 1 del mondo, che domani disputerà la finale contro Carlos Alcaraz.
Innanzitutto la difficoltà di farei il break a Djokovic su un campo dove non perdeva da tre anni: “Una sfida molto difficile. Abbiamo visto che il match è stato molto duro per entrambi. Ho provato a rimanere lì mentalmente, cercando di giocare tutti i punti nel modo giusto e con buona intensità. E sì, sono molto, molto felice. Come ho detto in campo, è meraviglioso vederlo ancora giocare al livello che produce, e con la forma fisica che ha. Per cui è stato un match davvero difficile, ma sono molto contento di essere in finale“.
Inevitabile la domanda sulla rivalità con Alcaraz: “Serve tempo per comparare noi con i Big 3 o i Big 4, no? Penso che solo il tempo possa dirlo, onestamente. Dal mio punto di vista è un giocatore che aiuta a rendere me uno migliore. Mi spinge al limite. Cerchiamo di capire dove migliorare per le prossime volte in cui giocherò contro di lui. Credo che ogni sport abbia bisogno di rivalità, no? Questa può essere una, ma stanno arrivando grandi giocatori. Ce ne possono essere tantissimi diversi e altri possono unirsi, o uno può scendere. Non sai mai. E no, non possiamo comparare me e Carlos ai Big 3“.
Chiudere in 3 o confidenza a livello fisico nel chiudere in 4 o in 5? “Non posso rispondere, perché quando sei in questo momento non sai mai cos’accade. Se perdo il terzo, sono due set a uno, ma le cose possono cambiare. Il lato mentale ti può dare sia tanta forza mentale che il contrario, la sua parte negativa. Sono molto felice di aver chiuso in tre. Stavo spingendo molto nel tiebreak, tentando di chiudere, ma le cose possono cambiare molto rapidamente. Prende molte energie dalle piccole cose, e se calo un minimo è facile prendere un break e il set è andato. Poi lui ha tanta esperienza nel quinto, no?“.
Il tipo di impegno dato da Djokovic: “Normale sia impegnativo, no? Gioco contro Novak, contro i migliori al mondo, non ci si può rilassare. Ti fa sentire questa cosa. Ti fa aspettare nel modo in cui devi giocare il tuo miglior tennis, perché può cambiare marcia molto rapidamente in un punto e poi prende energia. Le cose potevano cambiare molto rapidamente. Sì, è molto impegnativo. L’importante è calmarsi, prendere il proprio tempo, e lo è anche capire i momenti del match, cosa che credo di aver fatto bene oggi. La parte mentale stava bene oggi“.
E ancora, anche in un mezzo paragone con Alcaraz: “Penso che anche Novak mi abbia dato questa cosa di elevare il gioco, di essere più imprevedibile, e devi esserlo, perché se giochi sempre allo stesso modo prima o poi lo capiscono. E specie tre su cinque non vinci, perché quando uno trova una soluzione, è difficile tirarsi fuori. Quindi sì, è difficile da una parte. Riguardando me stesso su terra l’anno scorso e quest’anno ho migliorato, la qual cosa è per me la più importante. Quindi sto facendo le cose giuste. Spero di poter dire tra un anno le stesse cose, è il mio obiettivo principale, e poi i risultati e tutto, quel che viene viene. Ma se lavori duro, i risultati arrivano alla fine“.
E sulla preparazione da fare con Alcaraz: “Se vedi tutte le rivalità, sono state tutte tattiche. Non vai in campo solo per colpire la palla. Devi capire cosa succede. Devi capire cosa funziona quel giorno, perché le cose possono cambiare. Magari ti prepari in un modo e non funziona e devi cambiare. Oggi è stato lo stesso. Novak cambiava tantissimo mentre giocava, devi essere pronto al contrattacco. Per questo è importante essere concentrati, perché se dormi il match è andato“.
Viene informato che, 20 minuti prima, Djokovic ha detto che potrebbe essere il suo ultimo match a Parigi, definendolo un meraviglioso match d’addio: “Speriamo di no, penso che il tennis abbia ancora bisogno di lui. Avere qualcuno di diverso negli spogliatoi è bello, ed è grandioso vederci lui, e poi avere quell’energia per tutto. L’ho visto allenarsi ieri e qualche giorno fa. Lui è molto preciso in quello che fa, è un vero modello per tutti noi. Ma se quello è il caso, sono contento di far parte di questo, perché è anche una parte della storia. Ma speriamo non sia il caso, del resto ha detto “forse”, che ne sappiamo“.
Quello che ha imparato da Djokovic: “Tante cose, perché sono stato abbastanza fortunato da allenarmi con lui mentre ero più giovane. A Monaco ci siamo allenati molto. Ogni volta che gli ho chiesto delle cose mi ha risposto molto onestamente. Credo sia molto bello, e le persone non vedono com’è realmente. Penso che le persone da fuori che non lo conoscono abbiano una differente visione di lui. Non è quella. Lui è molto gentile, e ti aiuta anche molto quando serve, e ho imparato molto da lui. Sento che il mio stile di gioco sia a volte simile, ho guardato tantissimo i suoi video. Sono stato fortunato a condividere il campo con lui, è molto importante per me come giocatore e persona. Apprezzo le sue parole: significa che sto migliorando come giocatore, che è la parte più importante“.
E poi, alla stampa italiana sulle differenze con Djokovic: “C’è da vedere come giocava lui da giovane, l’evoluzione. Alla fine questa è la cosa più bella. Si è sempre cercato di migliorare in tutto. Lui meglio di me cambia direzione, lo fa con una capacità impressionante: può tirarti forte di dritto e di rovescio e cambiare in lungolinea come fosse una palla normale. Questa è la parte più imprevedibile del suo gioco. Io posso servire un pochino più forte, lui è più preciso, ci sono delle piccole cose che sto continuando a migliorare, slice, gioco a rete“.
Similitudini e differenze Alcaraz-Djokovic: “La presenza in campo si sente. Guardi sempre quanto uno ha vinto, cosa sta facendo, le qualità che ha da giocatore. Nole è diverso perché l’ho visto anche in tv. Con Carlos siamo quasi pari età. Ha tanto carisma, tanta aura quando entra in campo, si sente la sua aura. Alla fine questo serve al tennis, questi giocatori fanno avvicinare il tennis alle persone“.
Sul tipo di match: “Mi aspettavo una lotta così lunga e intensa. Partita molto fisica, mi aspettavo una battaglia di questo tipo e soprattutto anche mentale. Anche perché se non son bravo quando mi breakka nel secondo set… sono riuscito a fare il controbreak e a entrare in confidenza. Poi lui ha avuto i set point al terzo. La partita poteva allungarsi. Questa partita ha un peso diverso, una semifinale è diversa da un 2°-1° turno. Bell’atmosfera in campo, questo cambia. La partita poteva cambiare in un attimo, molto tosta e livello alto. Si sentiva che era un gioco tattico“.
Arriva poi il momento di rimarcare quali erano le attese prima del rientro: “Non pensavo di far finale sia a Roma che qui, dopo quasi 4 mesi senza giocare e questo non me lo devo dimenticare. Terza finale Slam consecutiva, per me giocare qua è un traguardo importante, vuol dire che il processo sta andando nella direzione giusta. Poi domenica vada come vada, può succedere di tutto. 3 su 5 è diverso come approccio e parte mentale, ma credo che questa partita oggi mi possa dare fiducia. Carlos è totalmente diverso“.
Preparazione per la finale: “Come sempre. Non cambia tanto, non cambia l’approccio, non cambia l’intensità dell’allenamento. In campo mi son sentito bene, non facciamo tanti cambiamenti, ovviamente ci sistemiamo un pochino in modo diverso per esser pronti per la finale. Vediamo, siamo tutti molto tranquilli“.