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N.1 vs N.2 in entrambi i tabelloni del Roland Garros: non succedeva da 12 anni in uno Slam

Per la prima volta dal 2013, in uno Slam arrivano in fondo i primi due giocatori del mondo sia al maschile che al femminile. Un fatto, questo, accaduto pochissime volte nella storia dei quattro tornei maggiori, e che ritorna nel momento in cui Jannik Sinner, Carlos Alcaraz, Aryna Sabalenka e Coco Gauff sono tutti all’ultimo atto del Roland Garros.

L’ultima volta di una simile evenienza si era avuto agli US Open del citato 2013. In finale femminile ci arrivò senza il minimo problema Serena Williams, che in tutto concesse 16 giochi prima di guadagnarsi un appuntamento con Victoria Azarenka. L’americana era passata da Francesca Schiavone al primo turno a Na Li in semifinale, la bielorussa un paio di brividi li ebbe, contro Alizé Cornet al terzo turno e Ana Ivanovic agli ottavi; rimontò in entrambi i casi. E, in semifinale, sconfisse Flavia Pennetta nel torneo dei derby italiani (furono ben quattro). Alla fine Serena vinse, e rischiò relativamente anche rispetto al 2012, in cui l’ultimo atto fu lo stesso: 7-5 6-7(6) 6-1.

Al maschile, invece, Novak Djokovic fino agli ottavi fu inattaccabile praticamente da tutti (tranne che, per un set, da un Becker che di nome faceva Benjamin). Ai quarti lasciò un set al russo Mikhail Youzhny, in semifinale se la vide brutta con Stan Wawrinka: lo svizzero fu due volte avanti di un set prima di cedere. Dal canto suo, Rafael Nadal lasciò un set al solo tedesco Philipp Kohlschreiber, e, con Federer fuori gioco e in un pessimo anno, entrò in finale da favorito. E vinse: 6-2 3-6 6-4 6-1.

Per tornare al Roland Garros, è il 1984 l’ultimo anno in cui i numeri 1 e 2 del mondo si confrontarono nell’ultimo atto sia al maschile che al femminile. E le due finali sono ancora oggi sinonimo di leggenda, per diversi motivi. Femminile: Martina Navratilova contro Chris Evert. Non una rivalità, ma la Rivalità con la R maiuscola. Non esisterà forse mai più un’era da 80 partite l’una contro l’altra; Martina che volava ovunque, Chris che sulla terra fu leggendaria in quegli anni. L’una che in semifinale rischiò con Hana Mandlikova (che, in anni diversi, di Slam ne avrebbe vinti 10), l’altra che faticò tra terzo turno e quarti con Larisa Savchenko (poi Neiland), Manuela Maleeva e Carling Bassett, ma più di un set non cedette. E, all’ultimo atto, fu un altro degli infiniti successi in casa Navratilova: un netto 6-3 6-1.

La finale più inevitabilmente ricordata, però, è la maschile. John McEnroe contro Ivan Lendl. Tutti e due praticamente intoccabili fino all’ultimo atto (Mac cedette un set solo a Josè Higueras, Lendl ad Andres Gomez). Ma al tempo McEnroe pareva imbattibile. Primi due set impeccabili. Poi accadde qualcosa. Una telecamera, una perdita del focus, Lendl che tornò in vita. E, alla fine, divenne 3-6 2-6 6-4 7-5 7-5 per l’allora cecoslovacco. McEnroe quell’anno perse solo tre partite. Questa, però, nel suo cuore è una delle più dolorose di sempre. Era il suo anno per la terra, e non sarebbe più andato nemmeno vicino a trionfare a Parigi.

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