F1, in difesa di Montecarlo. Contesto anacronistico oppure capostipite dell’urbanizzazione del Circus?
Siamo nell’imminenza del Gran Premio di Monaco di Formula 1 e già si può udire la tiritera dei soliti criticoni. “Montecarlo è una gara noiosissima”, “basta guardare la partenza e sai già come va a finire”, “la pista peggiore del Mondiale” e – domenica pomeriggio – la chiosa finale “E anche quest’anno, Montecarlo se lo semo levato da ‘e …” segue oggetto sferico utilizzato in ambito sportivo, ma anche metaforico.
Per carità, tutti i torti proprio non li avete. Soprattutto nell’epoca contemporanea, nella quale le vetture di F1 hanno assunto dimensioni XL, effettuare un sorpasso è complicatissimo. D’altronde lo spazio è quello che è, mentre le monoposto sono più grandi rispetto al passato. Ci sono quindi difficoltà fisiche ulteriori, oltre a quelle già generate dal tracciato in sé.
Però, bisogna “dare a Cesare quel che è di Cesare e a Cristo quel che è di Cristo”. Il Gran Premio del Principato di Monaco sarà quel che sarà, ma soffermiamoci sulla piega presa dalla F1 nell’ultimo decennio abbondante. Se guardiamo ai circuiti entrati in calendario in tempi recenti, cosa notiamo? Andiamo a ritroso tra le varie new entries.
Nell’ordine abbiamo Las Vegas (2023), Miami (2022), Jeddah (2021), Lusail (2021), Baku (2017), Sochi (2014). Si escludono, ovviamente, i contesti presenti una tantum durante l’emergenza pandemica (Mugello e Sakhir outer circuit). Ebbene, si nota come cinque dei sei nuovi ingressi siano tutti contesti urbani! L’unica eccezione è il Qatar. Peraltro, non va dimenticato come il GP di Spagna sia prossimo al trasloco dall’autodromo permanente del Montmelò, al circuito cittadino di Madrid.
Insomma, critici de Le Rocher, forse gettare la croce addosso a Montecarlo è un filino ingeneroso, non trovate? Dopotutto, la F1 si sta sempre più metropolitanizzando. L’irriducibile detrattore potrà obiettare che alcuni di questi circuiti sono stati studiati per garantire lo spettacolo e dar vita a gare frizzanti. Nulla hanno a che vedere con l’angusta Monaco. Obiezione (parzialmente) accolta, però qui si entra in un altro campo, quello dell’urbanistica e delle possibilità da essa generate. Il Principato non offre chissà quali spazi.
In conclusione, può piacere o non piacere, le critiche sono legittime e comprensibili, l’appuntamento monegasco avrà tutti i difetti del caso, ma nel calendario attuale ha ancora diritto di cittadinanza. È solo un po’… vintage o agée, ma non è certo anacronistico.
Montecarlo, messo a fianco del resto della famiglia, fa la figura del nonno (o del bisnonno). Forse rintronato, ma comunque ancora vigoroso in relazione alla sua età. Quindi, tanto vale godersi il Gran Premio, rispettandone peculiarità e soprattutto tradizione. Perchè è comunque un evento impermeabile al tempo, dove sembra di rivedere tanti protagonisti del passato poter spuntare da un momento all’altro. Per le critiche ci sarà sempre spazio. Da lunedì, però.