Davide Ghiotto e il tris iridato: “Ho avuto paura di perdere tutto. Devo lavorare sull’ansia verso le Olimpiadi”
Lo speed skating azzurro ha vissuto una stagione fenomenale ed anche gli ultimi Mondiali hanno portato grandi soddisfazioni alla squadra italiana. Risultati che sono stati celebrati ed analizzati a Salotto Bianco, la trasmissione di Dario Puppo e Massimiliano Ambesi sul canale YouTube di OA Sport, che ha avuto come ospite il campione del mondo dei 10000 metri e anche primatista mondiale Davide Ghiotto.
Un oro molto importante quello conquistato qualche giorno fa ad Hamar: “La stagione si è chiusa al meglio ed inseguivo questo titolo mondiale. Dopo aver fatto quella prestazione sui 10000 a Calgary, c’era da dimostrare che su questa distanza valessi ancora qualcosa e c’era necessità comunque di cogliere questo titolo. Volevo dimostrare a me stesso che il tutto non si era concluso con il record del mondo. Avevo paura che dopo il record del mondo mi trovassi senza obiettivi e che fosse per me un punto di non ritorno. Volevo per forza questo titolo”.
Sulla pressione e anche un po’ la paura prima della finale dei 10000 metri in un momento della stagione non semplice per Ghiotto: “Me la stavo facendo sotto e prima della gara sembravo davvero alle prime armi, ero molto nervoso. Mi serviva comunque gestire una pressione del genere anche in vista dell’appuntamento del prossimo anno. Nell’ultima tappa di Coppa del Mondo ho fatto schifo e sono arrivato al Mondiale con molti dubbi sulla mia condizione fisica, nonostante gli ottimi allenamenti. Dopo il 5000 mi è dispiaciuto non salire sul podio, ma avevo avuto delle sensazioni positive anche in vista del 10000. Ho preso poi coraggio anche perchè ho visto che nelle batterie precedenti nessuno aveva fatto un tempo dominante e che solo il polacco Semirunniy era riuscito ad essere competitivo per davvero. Volevo fare il record della pista di Van der Poel, però ho gestito la situazione iniziale ed ho capito che comunque era difficile per me avvicinare quel tempo. Ho preferito fare una gara in pieno controllo e ho avuto solo qualche dubbio a metà gara. Alla fine è andata bene”.
Ancora sulla gara iridata dei 10000: “Questa è stata la gara più difficile per dimostrare un risultato. Ero chiamato ad avere un risultato di eccellenza e ho anche pensato durante la gara che avrei perso tutto. La mente di un atleta può essere fuorviante, anche perché ho vinto con un bel margine. Sicuramente questo è stato un buon allenamento in vista della prossima stagione”.
Il suo rapporto con i 10000: “E’ una gara lunghissima e questo mi dà tranquillità. Non ho la foga di cercare un tempo fin da subito, come invece accade nel 5000. Qui mi sento tranquillo e ho fatto di questa gara il mio punto di forza e sono fiducioso per l’anno prossimo. Il lavoro fatto mi ha portato grandi risultati e sono certo che sarà così anche più avanti. Dovrò lavorare su alcuni particolari come l’ansia o le sensazioni negative che possono essere decisive durante la gara”.
Sulla crescita del livello del resto del mondo nei 10000 metri: “Il livello del 10000 si è sviluppato tantissimo e su una pista non veloce tanti atleti sono andati sotto i 13 minuti ed è una cosa che un tempo era impensabile. Tanti poi sono giovani e questo fa capire che si migliorerà ancora e magari anche il mio record verrà battuto più velocemente. Questo, però, è uno stimolo e mi porta a lavorare sempre di più e andare ancora più forte”.
Gli avversari più temuti prima della finale dei Mondiali: “Alla vigilia ero molto preoccupato del norvegese Eitrem, anche se sapevo che non era proprio la sua specialità, ma aveva comunque fatto secondo agli Europei. Poi temevo anche i due ragazzi che sono saliti sul podio con me, Jílek e soprattutto Semirunniy, che è la rivelazione di quest’anno e che sarà un avversario molto ostico nei prossimi anni. Loro rappresentano sicuramente la generazione futura e saranno protagonisti per moltissimi anni”.
Sull’essere considerato un’icona dello sport azzurro e magari anche futuro portabandiera: “Mi ha fatto molto piacere essere preso in considerazione ed essere affiancato a nomi dello sport che sono delle icone. Quindi fa una certa emozione essere visti sotto questo punto di vista. Io però non riesco a vedermi così. In ogni ambito ci sono persone che sanno gestire la visibilità e che sanno vivere certi momenti ed io in queste situazioni mi sento davvero un pesce fuor d’acqua. Anche quando certi atleti mi dicono che sono una fonte d’ispirazione penso sempre che sia impossibile. Quando le telecamere mi inquadrano per vedere le mie reazioni durante la gara degli altri mi dà fastidio perché non riesco ad avere la mia privacy e anche durante le interviste spesso non riesco ad essere proprio me stesso. Alla fine comunque sarebbe davvero un grande onore”.
Sul Team Pursuit: “Forse è la gara che mi pesa più a livello mentale, perché mi sento responsabile non solo per me ma anche per i miei compagni. Dobbiamo sempre essere al 100% e fare sempre tutto perfettamente, perchè si vince e si perde insieme in questa gara“.
Sugli aspetti mentali mentre si affronta una gara come il 10000: “Dipende sempre dal modo in cui affronti il 10000. L’anno in cui feci medaglia a Pechino io addirittura ero riuscito a canticchiarmi una canzone durante la gara proprio perché non pensavo a niente di altro durante la gara. Ero arrabbiato dopo la gara dei 5000 e la sera prima mi piangevo addosso. Durante la gara ero in una bolla e pensavo a questa canzone durante la gara e mi chiedevo quale era la strofa. Tra un respiro e l’altro pensavo a quello. Io non ero nemmeno concentrato. Da quel momento li però la mia carriera è cambiata ed anche la mia concentrazione nella gara, con il pensiero del tempo ogni giro e con le sensazioni di volta in volta anche nel cercare di capire le energie. Durante la gara però comunque mi capita anche di vivere certi momenti, come quando non riesco a comprendere cosa mi ha detto il mio allenatore, visto che passiamo molto veloci, e allora mi chiedo un giro dopo cosa mi aveva detto Maurizio”.
La gara che lo ha colpito di più agli ultimi Mondiali: “Il 5000 di Francesca, perché tutti pensavamo che arrivasse seconda vista la gara che stava facendo la Wiklund. Vincere una gara così, battendo la favorita in casa, di soli sedici centesimi, all’ultimo metro penso che nessuno se lo aspettasse. Io ho esultato come se fosse una mia vittoria”.