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Djokovic, la rinascita targata Murray. Alcaraz si conferma allergico agli Australian Open

E sono dodici. Novak Djokovic raggiunge per l’ennesima volta le semifinali dell’Australian Open: lo fa dopo una partita da vera e propria leggenda giocata contro Carlos Alcaraz, in cui ha saputo andare oltre il dolore all’inguine che lo ha colto nel finale del primo set. Una vera e propria prova di resilienza, non la prima della sua carriera. Ma una spolverata al fondamentale potrebbe avergliela data anche Andy Murray.

La strana coppia, dicevano. Due avversari che se le sono date di santa ragione in campo, con 36 partite all’ultimo sangue giocate con il bilancio in favore dell’attuale numero 7 al mondo. E in tanti hanno mostrato segnali di disappunto quando si è creato questo sodalizio, che alla fine appare funzionare.

Soprattutto per quella capacità di sacrificio di cui discutevamo in precedenza: a quasi 38 anni non è facile trovare quel fuoco giusto per risollevarsi da una situazione del genere, con gli acciacchi che continuano imperterriti ad arrivare. E a chi rivolgersi a quest’età se non al simbolo vivente della resilienza tennistica, che nonostante un’anca malfunzionante ha continuato a remare su ogni campo. Magari senza i risultati del passato, ma se cerchi un combattente, pensi ad Andy Murray.

E intanto continua la ‘maledizione’ degli Australian Open per Carlos Alcaraz, che si ferma nuovamente ai quarti, di nuovo contro una testa di serie inferiore; lo scorso anno Alexander Zverev, quest’anno Nole. Ma questo ko sembra più figlio del passato: sin dalle prime battute ha dato idea di essere nervoso e non completamente nella partita. Situazione forse ancora figlia della finale delle Olimpiadi.

Anche oggi Carlitos non è parso avere una piena comprensione della partita, facendosi prendere troppo dai suoi nervi quando le cose non vanno secondo i piani. In alcuni casi è sembrato fare il gioco di Nole, facendolo muovere poco, ma anche quando ci provava a cambiare c’erano momenti in cui andava troppo spesso fuori giri. Il saper gestire i momenti critici è una delle chiavi per diventare un vero fenomeno. Proprio come Novak Djokovic

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