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Il capo dell’USADA sul caso Clostebol: “Sinner innocente, seguite le regole con trasparenza”

Lo spunto è partito da Darren Cahill, tecnico di Jannik Sinner che ieri è finito sotto la lente di ingrandimento dei media per la notizia data proprio dal giocatore altoatesino sull’interruzione del rapporto di lavoro con l’azzurro al termine del 2025. Il coach australiano ha postato, però, sui social qualcosa che si lega alla vicenda “Clostebol” che vede coinvolto proprio il suo pupillo.

Si tratta di un’intervista al settimanale “Daily Maverick” di Travis Tygart, capo dell’ USADA (Agenzia antidoping statunitense), che ha parlato del caso che ha coinvolto il pusterese: “Se Sinner è un dopato, cosa che non penso sia basata sui fatti che sono stati resi pubblici, allora una sentenza di “no fault” (non colpevole, ndr.) era un risultato perfettamente appropriato a questo caso, basandosi sulle regole e sui fatti“, ha affermato Tygart.

A differenza del caso dei 23 nuotatori cinesi, nel caso Sinner sono state seguite le regole. È stata mantenuta trasparenza. Perché Sinner non è stato sospeso? Beh, ma lo è stato. Lui ha fatto prontamente appello e loro l’hanno revocato. Questo rientra nelle regole. Confrontiamolo con i casi dei nuotatori cinesi. Non hanno mai sospeso nemmeno provvisoriamente quegli atleti, e su quella tipologia di positività le regole sono assolutamente chiare: devi essere sospeso. È scandaloso che la WADA permetta ciò che è accaduto nel caso dei nuotatori cinesi“, ha aggiunto il capo dell’agenzia antidoping americana, evidenziando nuovamente il differente approccio con la questione legata agli atleti asiatici positivi e non perseguiti dall’Agenzia mondiale antidoping come ci si sarebbe aspettati.

I campioni di Sinner hanno mostrato meno di un nanogrammo di Clostebol, che è una quantità minima. Erano circa 500 picogrammi. C’è un esperimento condotto dal laboratorio di Colonia in cui hanno preso un farmaco, una lozione da banco, e se la sono spalmata sulle mani. Dopo aver fatto asciugare le mani, sono andati a stringere la mano a una persona. Poi hanno prelevato l’urina da quella persona: i risultati hanno mostrato che avevano un livello basso, circa 500 picogrammi di clostebol“, ha rivelato Tygart. Pertanto, lo scenario nel caso di Jannik è qualcosa che può verificarsi. A questo punto, spetterà al TAS pronunciarsi nell’udienza a Losanna prevista il 16-17 aprile, ricordando che l’azzurro è accusato dalla WADA non di doping, ma di negligenza per responsabilità oggettiva rispetto a quanto fatto dal suo staff, rischiando da uno a due anni di squalifica.

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