Zaynab Dosso: “Non ho ascoltato il mio corpo e l’allenatore. La mia debolezza è diventata la mia forza”
Zaynab Dosso si è soffermata sulla sua stagione durante l’ultima puntata di Sprint2u, trasmissione del canale YouTube di OA Sport: “Mi do un 8,5 per questa stagione, che è veramente tanto. Sono arrivata stanca mentalmente alle Olimpiadi, perché fisicamente a giugno avevo subito un infortunio, non ho seguito i tempi di recupero giusti, il mio allenatore mi diceva di calmarmi e io invece non riuscivo a dare al mio corpo i tempi di recupero che servivano, non accettavo il fatto che il mio corpo mi chiedesse un po’ di pausa proprio in quel momento. Ho spinto e ad agosto non avevo energie, raschiavo il fondo del barile e mi chiedevo perché ero arrivata così stanca. Alle Olimpiadi non potevo dare nulla, ho spinto il mio corpo troppo in fondo e mi ha detto che non ne poteva più proprio ai Giochi“.
La velocista emiliana, quest’anno capace di firmare il record italiano sui 100 metri (11.01) e di conquistare la medaglia di bronzo agli Europei, ha parlato proprio di questo infortunio: “Ho avuto l’infortunio durante la mia gara dei 100 agli Europei, ci siamo detti di fare una pausa, ma io non ho voluto. Mi sono fermata dieci giorni, poi ho subito gareggiato e così ho soltanto affrettato il recupero senza aver mai recuperato, trascinandomi questa cosa a luglio e agosto. Agli Europei ero andata per vincere, non volevo un bronzo o l’argento, sapevo le mie carte e stavo benissimo, era per me un momento magico. In quel momento mi meritavo il bronzo, è andata così. Ero andata a fare la risonanza, il dottore mi aveva detto di stare cauta e io avevo detto che c’era una gara: non volevo rivivere il film dell’anno scorso dove mi fermavo a lungo, ma quando uno si fa male bisogna accettare che il corpo ha bisogno di riposo e invece io mi sono detta ‘no’. Il mio allenatore mi diceva di fare un lavoro al 60% di intensità e io lo facevo all’80%“.
La 25enne è uscita in semifinale alle Olimpiadi, non andando oltre un alto 11.34: “Dopo i Giochi ho analizzato tutto per capire dove avessi sbagliato: il mio allenatore ha sbagliato lo 0,001%, io invece mi sono spinta oltre quando lui mi chiedeva di fare cose a bassa intensità che evidentemente servono per recuperare, mi sono messa i bastoni tra le ruote da sola. Ho imparato a controllare e che non serve sempre spingere, io non voglio mai tornare a casa senza completare il programma scritto dal mio allenatore ed è una cosa sbagliata, stiamo lavorando anche su questo aspetto. Sono stata contenta di tornare a lavorare con lui, in questa stagione è mancato essere sulla stessa lunghezza d’onda, ora devo essere più comunicativa con lui e dire anche quando ho eventuali problemi, cosa che non volevo ammettere“.
Zaynab Dosso si è così proiettata verso la prossima stagione: “Sto facendo dei lavori lunghi, che non mi piacciono e che sono il mio punto debole, ma ho fatto della mia debolezza la mia forza: ora sono i lavori che faccio meglio, sono più forte mentalmente e faccio meglio lavori che prima avevo paura di fare perché temevo di fare troppa fatica. Stiamo lavorando sulla precisione e sul tenere i dati, vedere quanto c’è di miglioramento o di peggioramento. Fa tutto il mio allenatore con un software di analisi dati. Abbiamo fissato più o meno un periodo per il debutto, decideremo in base al raduno di Tenerife: forse a fine gennaio, oppure direttamente a inizio febbraio in modo da fare meno gare, ma più mirate. L’obiettivo è focalizzarsi di più sulle outdoor, farò le indoor per divertirmi e per provare a prendere medaglia tra Europei e Mondiali, poi ci sposteremo all’aperto. Non so se potrò partecipare alle World Relays, lavorerò per stare bene all’aperto: andare alla Bahamas mi era costato parecchio, quindi vedremo. Quest’anno mi ero detta che potevo fare tutto e poi mi sono accorta che non avevo il motore per fare tutto, vedremo come sarà l’andazzo. Se quest’anno ci ha insegnato qualcosa è proprio questo“.
Un passaggio curioso sulla sua esperienza ai Giochi: “Io sono stato benissimo al villaggio olimpico, io dormivo con il piumone perché faceva troppo freddo. In mensa si mangiava bene, c’era ampia scelta di cibo, quasi troppo. Sono stupita infatti dalle dichiarazioni di altri atleti, avevamo percezioni diverse. Andiamo a una gara, non andiamo a mangiare la lasagna delle nonna, ti aspetti della pasta in bianco e quello ci hanno messo sul tavolo. Ho potuto fare amicizia con persone di altre Nazioni e vivevo la loro cultura, cosa che invece non era possibile a Tokyo“.