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Vacation Shaming, la paura di chiedere le ferie e andare in vacanza

vacation shaming

La Generazione Z e i Millennials fanno fatica a chiedere le ferie al proprio datore di lavoro, a causa di una cultura lavorativa tossica che impone loro di essere sempre sul pezzo e non riposarsi mai: tant’è che da anni si parla di Vacation Shaming, la paura (e la vergogna) di prendersi le ferie e riposarsi.

Pressioni sociali estreme e culture aziendali votate al totale sacrificio verso il profitto di un singolo hanno creato conseguenze psicologiche dannose per i lavoratori: tra ansia, depressione e burnout, un diritto alienabile come chiedere le ferie è diventato un muro impossibile da scavalcare.

E tra chi colpevolizza il riposo e l’ozio (addirittura oggi si parla di oziofobia), lo scenario moderno si prefigura pieno di lavoratori che non riescono a staccare la spina e riposarsi mai.

Quali sono le cause del Vacation Shaming

Lo scenario finora descritto è stato recentemente confermato da un sondaggio condotto da The Adecco Group. Grazie a questo lavoro, è emerso che il 58% degli intervistati ha sofferto almeno una volta nella vita professionale di Vacation Shaming: vale a dire che 6 italiani su 10 hanno rinunciato di chiedere le ferie.

Ma quali sono le cause che impediscono ai lavoratori di godere delle proprie ferie? Principalmente, il timore di andare incontro a ripercussioni lavorative o di scontrarsi con i colleghi e i responsabili del proprio luogo di lavoro. Più nel dettaglio, il 28% degli intervistati non chiede ferie per il carico di lavoro, il 17% per la paura del giudizio negativo del proprio capo e il 13% per il senso di colpa di lasciare lavoro extra ai propri colleghi di lavoro.

Questo fenomeno era già stato ampiamente descritto dal Global Workforce of the Future 2023, report nel quale i lavoratori vedono nel rispetto dei periodi di ferie (18%) un’importante tutela della salute mentale: un dettaglio che per il 48% dei lavoratori intervistati è responsabilità dei manager e dei leader aziendali.

Sebbene oggi questo fenomeno sembra una realtà assodata, vale la pena ricordare che già anni fa era una situazione su cui porre molta attenzione. Nel 2019 una ricerca americana pubblicata su AdWeek aveva identificato il fenomeno della Vacation Shaming come l’ansia delle ferie ancor prima di chiederle. Gli intervistati avevano spiegato di provare stress quando bisognava richiedere le ferie al proprio capo (34%), per paura di possibili ripercussioni lavorative (27%) e per il rischio di avere problemi coi colleghi di lavoro (21%).

Leggi anche: Depressione post vacanze: cause, sintomi e come si cura

vacation shaming cause
By aleeenot da envato elements

Perché si ha paura di chiedere le ferie?

La Vacation Shaming è una sensazione che si sviluppa principalmente in contesti lavorativi dove la cultura aziendale impone al lavoratore di sacrificare la propria individualità, e con essa i propri diritti irrinunciabili. Tutto ciò si acuisce maggiormente nelle nuove generazioni, che hanno accusato il drastico cambiamento del mondo del lavoro, che ha causato loro problemi psicologici quali ansia, stress, insicurezza e burnout.

In sostanza, vige la paura di essere giudicati pigri, oziosi, inadempienti e poco dediti al lavoro. Come se riposarsi fosse una colpa. Altresì, c’è il timore di creare disagio ai propri colleghi: spesso andare in vacanza significa caricare di lavoro extra chi invece resta in ufficio, e questo determina una sensazione di ingiustizia in chi parte.

La Vacation Shaming però è creata da un contesto lavorativo che si traduce in mancanza di fiducia nei confronti del proprio capo, il cui rischio è instaurare un rapporto ostico e complesso. Inoltre, una cultura aziendale che non prevede il riposo come valore aggiunto determina l’idea che il lavoro sia un privilegio, quando in realtà è un diritto; mentre le ferie diventano una forma di debolezza o indice di bassa abnegazione nei confronti delle proprie responsabilità lavorative.

Infine c’è anche chi decide di non chiedere le ferie per la paura di affrontare il rientro dalle vacanza, con tutto il carico di lavoro messo in stand-by da assolvere: il problema non nasce tanto dal lavoro in sé, quanto dalle esigenze aziendali di chiudere al più presto le pratiche, facendo sentire in colpa il lavoratore per essere andato in ferie.

Come combattere il Vacation Shaming

Secondo i dati diffusi dal Global Workforce of the Future 2023, oltre un terzo dei lavoratori italiani ha vissuto esperienze di stress legate al proprio lavoro. Ciò si traduce in un vero e proprio allarme per la tutela della salute mentale: è richiesto un cambiamento socio-culturale di come attualmente la società intende il mondo del lavoro.

Invece noi, nella nostra quotidiana, possiamo affrontare al meglio che possiamo “la sfida” di chiedere le ferie. Innanzitutto, bisogna ricordarsi che parliamo di un diritto irrinunciabile per qualsiasi lavoratore, dunque non è una colpa chiederle.

Poi, per diminuire emozioni quali ansia e stress, è consigliabile giocare d’anticipo, come chiedere i giorni di permesso molto tempo prima: in questo modo la propria azienda potrà organizzarsi di conseguenza, così come i propri colleghi di lavoro.

Infine, se sentiamo di essere anche noi preda della Vacation Shaming, è opportuno parlare con persone di fiducia per esternare questa paura in sicurezza.

Leggi anche: Rientro dalle vacanze: come gestire il ritorno al lavoro

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