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Calligaris incontra Pellegrini: la leggenda del nuoto racconta la Divina 

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Calligaris incontra Pellegrini: la leggenda del nuoto racconta la Divina 

La storia che voglio raccontare potrebbe sembrare una favola, ma invece è una storia vera che ci insegna come la volontà, la grinta unita ovviamente al talento, ti possa portare sul tetto dell’olimpo senza montarsi la testa e, seppur con fatica, trovare la gioia, l’amore e anche un nuovo ruolo nella vita.

In una piscina nell’entroterra di Venezia una bella signora con due figli, per aiutare la piccola società di nuoto, faceva da segretaria e ovviamente i suoi pargoli frequentavano la scuola nuoto. Una bimbetta dal viso birichino da subito viene notata non solo per la confidenza con l’acqua, ma anche per il suo carattere deciso.

Passa l’infanzia tra nuoto e scuola e trova proprio nell’acqua il suo habitat ideale, dove si muove sinuosamente come un piccolo delfino. Verso i dodici anni viene notata dall’allenatore del club che capì che questa ragazzina, dai lineamenti delicati, avesse un carattere di ferro e fosse pronta a qualunque sfida. Così, piano piano, la piccola Sirenetta inizia a vincere non solo nella sua regione, ma anche a livello nazionale. Troppo presto, grida qualcuno invidioso, vedremo dopo quando crescerà cosa saprà fare. Ma i criticoni saranno serviti. Non da subito, a gocce, una vera tortura per i delatori.

A quattordici anni è sul podio ai campionati italiani assoluti, a quindici entra in nazionale assoluta e a sedici viene convocata per i giochi olimpici di Atene 2004. All’aeroporto di Atene, incuriosita da questa mia corregionale dalla aria sbarazzina, ci fu il nostro primo incontro. Classica teen ager un po’ sulle sue per nascondere la timidezza e quella voglia di essere ancora bambina che si notava nello stringere al petto un leone di peluche. La mia prima domanda fu cosa significasse quel peluche e lei, senza guardarmi negli occhi, della serie che ti importa, mi rispose: «è il mio segno zodiacale».

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E vedremo in seguito quanto lo zodiaco abbia influito nelle sue zampate eleganti e vincenti nello sport e nella vita. Poi le chiesi cosa si aspettava da questa sua prima Olimpiade e sempre vagamente rispose: «Lo sappiamo io e il mio allenatore». Coriacea la ragazzina pensai, ma nello stesso istante ributtai indietro quel pensiero, ricordando come ero io alla sua età e da lì capii che stoffa c’era in lei. Non solo: mi divenne subito simpatica perché voleva vivere la sua adolescenza a modo suo.

Arrivano i 200 stile libero, gara che lei amava meno dei 100 e tra lo stupore generale la piccola donna rimonta nell’ultima vasca sfiorando l’oro, ma vincendo un argento che aveva il sapore di un diamante. Esce dall’acqua imperturbabile, quasi un po’ arrabbiata, ma poi si gode il suo podio con un sorriso che ha conquistato il mondo delle piscine. Incrociai prima il ct della nazionale, Alberto Castagnetti, e gli dissi: «Questo è pane per i tuoi denti, portala con te. I duecento o i quattrocento sono il suo futuro».

Alberto, con la su tipica risata, mi rispose: «Ti sembra facile? Ha un caratterino peggio del tuo». Ah grazie, Alberto, dissi. E poi abbracciai i genitori che erano venuti ad Atene in moto, della serie anche loro diversamente teenager. Poi, mentre aspettavo di intervistarla, la collega di Raisport, Elisabetta Caporale mi fece entrare nella diretta e scoppiai a piangere, strinsi a me Fede e le dissi: «Ho dovuto aspettare trentadue anni per vedere un’altra ragazza sul podio». Ero davvero emozionata e poi mille abbracci, quasi fossi io la protagonista. E io dicevo: «nooooo è lei la nuova signora del nuoto».

A Montreal, ai Mondiali 2005, vinse un altro argento, ma quello proprio non le andava giù. Voleva l’oro che invece andò alla francese Figues. In quell’anno si trasferisce a Milano, ma il distacco dalla famiglia non fu facile, l’ambiente non le piaceva, aveva bisogno di una situazione calorosa e invece intorno a lei sentiva il gelo e, come ribellione a questa situazione, si verificò l’insorgere della bulimia. Poi la decisione di affidarsi finalmente ad Alberto Castagnetti che l’accolse a Verona come una figlia, ma solo fuori dall’acqua. In allenamento si capivano al volo, non c’era bisogno di parole.

Un’intesa perfetta che la portò a fare il suo primo record del mondo ai mondiali di Montreal nel 2007, in batteria, poi battuto dalla sua rivale Manaudou. Lei si dovette, per cosi dire, accontentare di un bronzo. La francesina la fece soffrire anche in amore, ma poi vinse Fede prendendosi il suo fidanzato.

Arriva il 2008, arrivano i Giochi olimpici di Pechino con l’antipasto di un record del mondo nei 400 sl agli Europei, tolto proprio alla Manaudou. Nella batterie olimpiche, tanto per gradire, entra con il primo tempo e record olimpico, ma purtroppo si affida troppo alle sue famose rimonte e in finale sbaglia gara, passa lenta, la vittoria va l’inglese Adligton con cui regolerà i conti più avanti. Purtroppo arriva quinta.

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Immaginatevi i commenti: non ce la fa più, le altre sono più forti... Ma in molti non avevano capito che le sconfitte per Fede sono nutrimento. La vedo passare su un motorino elettrico, in dotazione al villaggio degli atleti, guidato dall’allora fidanzatino con aria sbarazzina, come per dire al mondo «parlate parlate, ora vi servo io un bel piatto per azzittirvi». Detto fatto, entra in acqua nei 200 e già nelle batterie stabilisce il nuovo record del mondo togliendolo sempre alla Manaudou. Evvai.

In finale, una leonessa sul blocco di partenza, decisa a non lasciare spazio a nessuna ed ecco il trionfo: oro condito da un nuovo record del mondo, ovvero il massimo che un atleta posso desiderare. Dalla polvere di nuovo sull’altare, la divina, come lei nessuna. Insomma tutti costretti a rimangiarsi quanto detto, scritto, sussurrato solo pochi giorni prima.

Questa è la sua vera consacrazione a livello mondiale, perla rara da trovare nelle piscine di tutto il mondo. Prima donna a vincere un titolo olimpico nella storia del nuoto italiano. Ma, dietro a tutto questo, dietro ai suoi undici record del mondo, alla doppietta di 200 e 400 a Roma e Shanghai, alle sue cinque finali olimpiche, alla marea di medaglie vinte a Mondiali ed Europei, quanta grinta, quante volte è caduta e si è rialzata. Ha dovuto superare attacchi di panico, la morte del suo mentore Alberto Castagnetti, cambiare mille allenatori per ritrovare se stessa, quante delusioni in amore, anche se era lei ad allontanarli, ma sempre per un motivo valido, quanti sotto i suoi riflettori hanno goduto altri, poi l’incontro e l’amore non facile da gestire con Matteo, diventato anche il suo allenatore .

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Un amore, una storia lontano dagli occhi di tutti, da coloro che volevano lo scoop rosa. Sempre molto composta, come allieva con il suo allenatore poi finalmente, dopo aver annunciato a Tokyo tra le lacrime il suo ritiro, ha potuto godersi il suo rapporto senza doversi nascondere, un rapporto che i soliti benpensanti credevano poco durevole. Invece Fede e Matteo si sono sposati ed ora sono genitori di una bella bimba di nome Matilde. Avrete capito che questa è la storia di Federica Pellegrini. Oggi è moglie, mamma e anche imprenditrice di stessa. Vuole una vita normale, come d’altra parte ha cercato durante la sua carriera con alti e bassi, ma rimanendo sempre se stessa. Bella, serena e felice, senza dover essere per forza divina.

Grazie Fede per tutto quello che ci hai regalato. Emozioni ed insegnamenti, non solo alle nuove generazioni, ma a tutti noi che amiamo lo sport, la maglia azzurra ed il tricolore. Oltre, naturalmente, la vita normale.

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