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Hockey ghiaccio, Greg Ireland: “L’Italia lotterà con orgoglio. Non voglio alibi: le difficoltà sono un’opportunità”

“Lottare con passione e orgoglio”. Questo dovrà essere il mantra della Nazione italiana di hockey ghiaccio che, da venerdì 21 maggio (match d’esordio contro la Germania alle ore 15.15 italiane), darà il via al suo Campionato Mondiale di Top Division 2021. A Riga tutto è pronto per la attesissima kermesse iridata, che metterà di fronte le 16 migliori squadre a livello globale e, ovviamente, eleggerà la squadra che andrà a succedere alla Finlandia (campione nel 2019) nell’albo d’oro della manifestazione. Essendo ai nastri di partenza del Mondiale, è il momento ideale per andare a fare il punto della situazione con il coach della nostra Nazionale, il canadese Greg Ireland, allenatore anche dell’HCB Alto Adige Alperia.

Coach, come ben sappiamo la Nazionale ha dovuto concentrarsi maggiormente sulla questione legata alle positività al Covid-19 (tra i quali lo stesso tecnico) piuttosto che al lavoro sul ghiaccio. Come si presenta, dunque, la squadra a questi Mondiali?

“Sicuramente non potevamo aspettarci una situazione simile (Andreas Bernard, Tommaso Traversa, Michele Marchetti e Matthias Mantinger, già sicuri out, mentre potrebbero rientrare a torneo in corso Jake Smith, Thomas Larkin, Enrico Miglioranzi, Alex Trivellato e Markus Gander, ndr), ma dovremo dare il nostro meglio sempre e comunque. Sin da quando sono arrivato a ricoprire questo ruolo, circa un anno fa, le cose sono sempre state complicate, tra pandemia, cancellazioni e poco tempo per allenarci insieme. Ma, sia ben chiaro, non voglio che queste difficoltà siano un alibi per noi. Anzi, voglio che questo Mondiale per noi sia una grande opportunità”.

In quale modo potrebbe esserlo?

“Innanzitutto, viste le assenze, avremo un roster particolarmente giovane, per cui questi ragazzi potranno fare esperienza nel palcoscenico più importante. Dalle difficoltà bisogna estrarre una possibilità, per cui queste partite, magari, ci regaleranno giocatori più pronti per il mese di agosto, quando affronteremo il Torneo Preolimpico (26-29 agosto sempre a Riga, ndr) verso Pechino 2022. Un modo per fare tesoro di questa esperienza”.

A questo punto quale potrebbe essere l’obiettivo più realistico per la nostra spedizione in terra lettone?

“Penso che ci siano due direzioni: una a lungo termine e una a breve. Pensando al presente, come detto, cercheremo di cementare il gruppo sia per ben figurare a Riga, sia per il Preolimpico. Guardando al futuro, invece, avremo la chance di far crescere un gruppo giovane verso Milano-Cortina 2026 e, possibilmente, avere una maggiore profondità reparto per reparto. Ad ogni modo non vogliamo assolutamente andare ai Mondiali da spettatori, anzi. Giocheremo ogni partita con grande voglia di lottare, passione, capacità e con l’orgoglio di rappresentare tutta una Nazione”.

L’Italia è inserita nel Gruppo B, un raggruppamento quanto mai temibile. Quali sono gli scenari possibili?

“Senza dubbio non avremo di fronte a noi partite facili. Incominciamo con il dire che affronteremo squadroni come Canada, USA, i campioni in carica della Finlandia e, subito all’esordio, una squadra solidissima come la Germania che, non dimentichiamolo, alle Olimpiadi del 2018 ha centrato la medaglia d’argento. Inoltre ce la vedremo contro i padroni di casa della Lettonia, quindi contro Norvegia e Kazakistan, altre due squadre magari non di primissima fascia, ma imbottite di giocatori di livello NHL. Noi sappiamo il nostro valore e come possiamo essere pericolosi. Dobbiamo sempre scendere sul ghiaccio con quella sfrontatezza giusta per andare a caccia della vittoria, anche quando non sembra nelle nostre possibilità”. 

Passando al ruolo del coach. Quanto è difficile guidare una squadra “da remoto”?

“Per il momento non ho avuto modo di seguire i ragazzi a Riga, ma conto di farlo non appena sarò negativizzato. Ad ogni modo non voglio vedere questo aspetto come una limitazione. Conosco i miei ragazzi, durante il raduno abbiamo lavorato sodo e sono sempre in contatto con loro. Almeno due volte al giorno abbiamo una video-conference durante la quale parliamo e ci confrontiamo, e sarà così anche nei prossimi giorni, anche in occasione delle partite. Ovviamente preferirei essere li assieme a loro a lottare e soffrire, ma per il momento non mi è possibile. Non farò mai mancare il mio apporto alla squadra, che dovrà sempre avere grande motivazione e, ripeto, dobbiamo rendere questa situazione uno stimolo ulteriore per fare bene e combattere tutti uniti”. 

Foto: Carola Semino

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