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Parigi-Roubaix: i trionfi dell’Ottocento di Maurice Garin, l’italiano che diventò francese

Da anni gli appassionati del ciclismo internazionale si sono abituati a vedere ammiraglie, freni a disco, gel reidratanti e radioline ma questo sport non è sempre stato sinonimo di innovazione e avanguardia. Agli albori della disciplina i corridori erano infatti dei veri e propri eroi, costretti a pedalare in condizioni impossibili, con mezzi tutt’altro che affidabili e con guadagni pressochè nulli. Uno dei più noti ciclisti della fine dell’Ottocento, a causa della sua storia rocambolesca, è sicuramente l’italo-francese Maurice Garin.

Il noto ciclista nasce ad Arvier, in Italia, il 3 marzo 1871 ma alla tenera età di quattordici anni, a causa di esigenze lavorative della sua famiglia, è costretto a trasferirsi in Francia. Nella città di Lens, dove il giovane Maurice si impegna come spazzacamino, al compimento del diciottesimo anno di età gli viene riconosciuta la cittadinanza francese per ragioni lavorative. Nonostante quanto, fino al 1995, si fosse creduto, il riconoscimento del passaggio di nazionalità del corridore verrà reso ufficiale solo nel 1901 e quindi è lecito annoverare molte delle sue vittorie nel palmarès del Tricolore italiano.

Sulla sella infatti, all’età di 25 anni, nel 1896, Garin finì terzo nella prima edizione della Parigi-Roubaix, dietro al tedesco Josef Fischer e al danese Charles Meyer. Nelle due edizioni successive il naturalizzato centrerà invece due trionfi inaspettati. In quegli anni dominerà anche altre corse neonate meno conosciute come la Parigi-Brest-Parigi (1901) e la Bourdeaux-Parigi (1902).

L’anno di grazia di questo pioniere del telaio fu però il 1903, quando trionfò nella prima edizione del Tour de France, vincendo tre delle sei tappe in programma. L’anno successivo il trentaquattrenne riuscirà addirittura a ripetersi ma verrà squalificato per aver preso un treno durante una tappa, insieme con i suoi quattro compagni di fuga. Squalificato per due anni dalle corse, al suo ritorno in strada non riuscì ad ottenere altri risultati di rilievo e si ritirò all’età di quaranta anni. Morì nel 1957 a Lens all’incredibile, per il tempo, età di ottantasette anni ed è tutt’ora ricordato come uno dei più grandi ciclisti eroici della storia.

michele.giovagnoli@oasport.it

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Foto: Wikimedia

 

 

 

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