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Dorothea Wierer, il sorriso azzurro del biathlon

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Dorothea Wierer, il sorriso azzurro del biathlon
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Dorothea Wierer, il sorriso azzurro del biathlon

La vita di una biathleta non è tutta neve e spari. Per arrivare ai livelli più alti ci vogliono tante ore anche al chiuso di una palestra, per potenziare i muscoli di quelle gambe che poi devono spingere sugli sci. Quelli di Dorothea Wierer sono perfettamente definiti, scolpiti da oltre 20 anni di allenamenti e gare. Ha iniziato quasi per caso, per seguire i fratelli, si è fatta consigliare da Niccolò Campriani sull’uso della carabina, e l’anno scorso è diventata la prima italiana di sempre a vincere la Coppa del Mondo di uno sport bellissimo e tremendo, e ancora dannatamente poco popolare in Italia. Ride Dorothea, di una risata cristallina e travolgente. Lo fa spesso mentre parla, i suoi occhi azzurri contornati dal trucco permanente si illuminano trasmettendo allegria e serenità . Quest’anno ha messo due obiettivi nel suo mirino: la conferma in Coppa del Mondo, dove è seconda alle spalle della norvegese Tiril Eckhoff, e i Mondiali di Anterselva, dal 13 al 23 febbraio. Un titolo iridato l’ha già vinto, ma lì, nella valle in cui è cresciuta, avrebbe tutto un altro sapore. Poi si inizierà a pensare a Pechino. Forse.

Come sta?
«La schiena ancora non è ancora al top, ma abbiamo due settimane prima del Mondiale e sono fiduciosa».

L’anno scorso è diventata il primo biatleta di sempre, maschio o femmina, a vincere la Coppa del Mondo generale. Se lo aspettava?
«No, anzi, non lo avrei mai immaginato. Sono partita subito bene, ho acquisito una certa sicurezza e sono stata molto costante. Ripensandoci un anno dopo, sì, è stata tanta roba».

Come ha gestito il picco di popolarità che è seguito alla vittoria?
«È stato molto impegnativo. Sono stata poco a casa, avevo tantissimi impegni, ero sempre in giro come una trottola. A vedere i miei compagni che potevano allenarsi e riposarsi, un po’ di invidia la provavo. Per fortuna però sono riuscita a ricaricare le pile e quest’anno ho ricominciato molto bene».

Seconda in Coppa del Mondo a 15 punti dalla Eckhoff. Può ripetersi?
«Sono molto soddisfatta della mia stagione, in linea con la passata, è lei che sta facendo qualcosa di straordinario. Per riprenderla e confermarmi deve andare tutto liscio. Devo pensare solo a me stessa, gara per gara».

Che effetto le fa disputare un Mondiale nella sua valle?
«È bello, conosco bene la pista e ho la fortuna di disputare un Mondiale in casa, qualcosa che non capita a tutti gli atleti. Certo, ci saranno anche delle pressioni in più da gestire, bisognerà essere disponibili per i media e i fan che saranno presenti».

Meglio la Coppa del Mondo o il Mondiale?
«In generale meglio la Coppa del Mondo, perché significa che sei stata la migliore di tutta la stagione. Il Mondiale lo può vincere anche un outsider. Però quest’anno è difficile scegliere, vincere il Mondiale in casa sarebbe davvero bello».

Ha vinto praticamente tutto, le manca l’oro olimpico. Appuntamento a Pechino 2022?
«Sarebbe bello vincere ai Giochi, ma per me non è un’ossessione. Le medaglie sono tre e io non sono stata mai una da grandi appuntamenti, sono piuttosto una regolarista. La mia carriera sarebbe completa anche senza oro olimpico».

Com’è che una bambina decide di fare biathlon, uno sport che non è certo popolare quanto lo sci alpino o il pattinaggio di figura?
«Non è che lo proprio deciso, sinceramente. I miei fratelli lo praticavano, volevo imitarli, ho iniziato a vincere un po’ di gare e strada facendo mi sono trovata qua».

E alla fine i suoi successi stanno convincendo tanti bambini e bambine a seguirla.
«Sicuramente è bello vedere tanti ragazzi che hanno cominciato a fare biathlon. Speriamo di continuare così e che i Gruppi Sportivi siano sempre più interessati a questo sport che da noi ancora non è così popolare. In Germania hanno fatto una tappa di Coppa del Mondo dentro lo stadio dello Schalke 04, a Gelsenkirchen. In Italia sarebbe bello farlo all’Arena di Verona, ma è difficile».

Non rinuncia mai al trucco, nemmeno in gara.
«Devo dire che oggi ci sono tante ragazze che lo fanno, in poche non si curano del loro aspetto. Io sono stata una delle prime, è vero, ma oggi ho il trucco permanente, non perdo un’ora di tempo al mattino. In cinque minuti sono pronta».

Che tipa è Dorothea Wierer fuori dalla pista?
«Sono una persona allegra e piena d’energia. Appena posso staccare dallo sport cerco di andare da qualche parte coi miei amici, uscire dall’ambiente del biathlon. Da ragazzina prendevo il treno della valle per andare in discoteca a Brunico».

Anterselva 2020, Pechino 2022 e poi? Una carriera nello spettacolo?
«Qualche idea per il dopo c’è, niente di concreto. Mi piacerebbe recitare ma farei fatica a imparare le parti a memoria. Per ora non ho avuto nemmeno il tempo di pensarci, a essere sincera. Sono sempre in giro per il mondo, non potrei mai fare un programma tv come Federica Pellegrini mentre sono in attività. Sicuramente, dopo il ritiro, vorrei una famiglia e una vita normale. Ecco, quello mi piacerebbe».

E a Milano-Cortina 2026 non ci pensa?
«Beh, a 36 anni sarebbe un po’ dura. Ma mai dire mai».

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