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Il mantovano Sartorello porta la pallanuoto nel deserto: «I miei Hamilton Sharks stanno crescendo»

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Il mantovano Sartorello porta la pallanuoto nel deserto: «I miei Hamilton Sharks stanno crescendo»

DUBAI. Una squadra di pallanuoto che sorge tra le dune degli Emirati Arabi Uniti. Non si tratta di un miraggio ma del progetto sportivo nato e sviluppato dall’idea di un ex giocatore di pallanuoto mantovano, Giulio Sartorello.

Un nome che non suona certo nuovo agli appassionati e agli addetti ai lavori del waterpolo: Sartorello, classe 1990, ha infatti militato in serie A e B nazionale indossando la calottina di Brescia, Sport Management, Piacenza e Busto, proseguendo la sua carriera da tecnico in Gran Bretagna, dove ha guidato la Nazionale Under 19. Gli inizi in vasca però palesano le sue radici virgiliane: Sartorello ha infatti giocato nella Pallanuoto Mantova, storica società cittadina estintasi dopo aver militato per diverse stagioni tra Serie C e B.

gli inizi in biancorosso

«Il mio profondo legame con la pallanuoto è nato proprio nella mia città - spiega lo stesso Sartorello -. Rappresentare i colori della Pallanuoto Mantova era motivo di orgoglio per tutto il gruppo e a me ha fatto scattare la scintilla nei confronti di questo sport. Tutto questo grazie al contributo di papà Marco e mamma Fabrizia che, compiendo grandi sacrifici, mi hanno spinto verso questa grande passione». Un’accademia di pallanuoto negli Emirati Arabi Uniti. Come è nata l’idea? «Il progetto si chiama Hamilton Sharks ed è nato in collaborazione con Hamilton Acquatics, la più grande società di servizi e squadre di nuoto presente negli Emirati. Qualche tempo fa ha deciso di inaugurare la sezione pallanuoto e ai tempi in cui allenavo in Gran Bretagna c’è stato il primo contatto per coinvolgermi nel progetto. Ho intuito fin da subito la possibilità di creare qualcosa di mio e, insieme alla mia compagna Ilaria Brandimarte, abbiamo deciso di intraprendere quest’avventura. Lei lavora nel sincro».

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un ambiente particolare

Un progetto suggestivo quanto ambizioso, che è quello di trasmettere la passione per la pallanuoto a tutti i bambini che decidessero di intraprendere la pratica di questa disciplina in un contesto socio-culturale ben diverso da quello europeo. «Dubai è un ambiente che si differenzia da qualsiasi altro - conferma -: le persone e il sistema viaggiano talmente veloci da trasformare anche lo sport in uno scambio di servizi. Per questo il progetto Sharks è così ambizioso: a quella che finora era concepita come una semplice attività formativa per trascorrere il tempo libero dopo la scuola, vogliamo instillare il valore sportivo e il senso di squadra».

LE PROSPETTIVE

«Il sogno - prosegue - è quello di avvicinarci al livello europeo che è il più alto al mondo. All’inizio non è stato semplice perché il numero di bambini, nonostante gli sforzi, non cresceva. Da settembre a oggi però abbiamo registrato 40 nuovi bambini e siamo riusciti a formare squadre per tutte le età, dai 5 ai 18 anni». Purtroppo gli ostacoli non mancano soprattutto in tempi di Covid.

L’OSTACOLO PANDEMIA

«Alle difficoltà oggettive già presenti, come quelle legate alle differenze culturali, al meteo e a strutture non sempre idonee, si è aggiunto il Covid. Anche qui le restrizioni ci hanno quasi messo in ginocchio. Ci siamo rimboccati le maniche e abbiamo organizzato sessioni online giornaliere e intensive per membri e non, contribuendo a far crescere l’interesse per il progetto. Il periodo più complicato qui da noi sembra alle spalle e speriamo che la situazione migliori ancora. Il nostro prossimo obiettivo è quello di affacciarci, quando sarà possibile, a competizioni e tornei internazionali per far capire a tutti che anche negli Emirati Arabi la pallanuoto è viva e cresce».

le idee per il futuro

Ma quali sono i modelli di ispirazione cui si rifà Giulio Sartorello per portare avanti Hamilton Sharks? «Per ora prendo ad esempio realtà relativamente piccole ma con grandi progetti e valori - è la sua risposta - guidate da persone capaci e di cuore. Voglio sottolineare soprattutto il lavoro che Virgiliana Mantova sta svolgendo lì da voi, specialmente nella persona di Roberto Boldrini». Sembra quasi un assist per la nascita di un gemellaggio che, correndo per oltre 6mila chilometri, possa unire Mantova e Dubai. «Me lo auguro davvero - conclude -. Vorrei organizzare presto un camp Mantova-Dubai nella speranza che tanti nuovi potenziali atleti mantovani scelgano questo sport».




 

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