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Il Settebello 26 anni dopo e il bis della partita perfetta

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Barcellona - Italia-Spagna di pallanuoto fu, resta e sarà per sempre La Partita. Come Italia-Germania, il quattroatre del '70 dei Mondiali messicani. Ma se quella dello stadio Azteca è stata definita la Partita del Secolo, quella giocata nella calda piscina Bernat Picornell fu, come si dice da queste parti, el Partido perfecto. Se la frase, poi, esce dalla bocca di Manuel Estiarte, leggenda della pallanuoto spagnola, sconfitto assieme ai compagni in quella finale di Barcellona '92, allora dà un valore in più al trionfo olimpico del Settebello. Un successo arrivato per 9-8 ma al termine di una partita epica, infinita e ineguagliabile. Perché ci sono voluti sei tempi supplementari per avere la meglio dei padroni di casa, caricati di una responsabilità pesante di fronte a una platea gremita, diciottomila gli spettatori presenti, e a un'intera Nazione. Tant'è che i sogni di indipendenza della Catalogna, per un giornata, avevano lasciato il passo al desiderio comune di un popolo di assistere alla partita per poi celebrare i propri eroi. Solo che gli iberici, superbi e altezzosi, non avevano fatto i conti con una squadra allenata a dovere dal baffuto Ratko Rudic: il Settebello.Così, in una calda domenica di agosto, nell'ultima giornata dei XXV Giochi Olimpici, viene fuori quella che per gli italiani è la partita per eccellenza, mentre per gli spagnoli è la sconfitta fragorosa e scioccante che nessuno aveva mai messo in conto. Un tonfo clamoroso, difficile da digerire, anche se da quella partita gli sconfitti sono ripartiti alla grande vincendo l'oro a cinque cerchi 4 anni dopo. Ma negli archivi, quell'incontro della Picornell, rimane per noi, ma anche per loro, La Partita.Lo ricorda bene Nando Gandolfi, autore del 9 a 8 decisivo, su assist di Ferretti, a 32 dal termine del sesto tempo supplementare. Logicamente, il più importante della carriera: "Il mio gol è stata una liberazione, perché arrivato nei minuti finali di supplementari ricchi di tensione, equilibrio e di una partita che poteva finire con qualsiasi risultato. Loro erano forse anche troppo convinti di vincere. E questo, ha portato grosse aspettative e tensione. Lo percepimmo già nel tunnel di ingresso per arrivare alla piscina. Nei loro occhi si vedeva la grande responsabilità di giocare davanti al Re e a tutta una Nazione. E noi non solo eravamo più liberi di testa ma più convinti".E questa sera si replica. Stessa piscina, stesse nazionali in vasca. In palio non c'è la finale olimpica bensì la semifinale di un Europeo. Gli uomini di Sandro Campagna, lui che era in acqua assieme a Gandolfi in quel 9 agosto del 1992, arrivano lanciati. Il loro cammino, fin qui, immacolato. "Il nostro, invece continua Gandolfi -, fu un cammino meno sicuro, meno dominante, trovandoci in un girone impegnativo con Ungheria e Spagna. Mi ricordo che faticammo molto anche contro squadre come Olanda e Cuba. Non fu una passeggiata, all'inizio. Fu un'Olimpiade in crescendo". Il segreto di quel Settebello? "Il collettivo. Quando mancava un giocatore c'era subito un altro pronto ad aiutare. Quella è stata la nostra forza. Noi non avevamo in squadra un fuoriclasse come Manuel Estiarte. Lui era un giocatore impossibile da marcare, al massimo si poteva arginare". Un pronostico? "La Spagna è una squadra giovane e talentuosa, mentre Sandro ha dalla sua il gioco di squadra e l'esperienza. Penso sarà una bellissima partita". La Partita con la P maiuscola, appunto.Programma semifinali: ore 20.30 Serbia-Crozia, ore 22 Italia-Spagna (diretta RaiSport). img src=http://www.ilgiornale.it/sites/default/files/styles/content_foto_node/public/foto/2018/07/26/1532590593-pallanuoto.jpg /

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