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Accademia Lagnasco (Bertellino). Intervista ad Angelo Binaghi – “Finals, Davis e Roma: ci siamo” (Catapano)-

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Accademia Lagnasco (Roberto Bertellino, Tuttosport)

La struttura è imponente, sobria e funzionale e si presta perfettamente ad una proposta di tennis e sport al passo con i tempi. Parliamo di Vehementia Tennis Team che ha sede al Tennistadium di Lagnasco, paesino di poco più di 1000 abitanti situato a pochi chilometri da Saluzzo. Le parole d’ordine sono coinvolgimento, professionalità e servizio. Lo scorso 10 novembre è andato in scena un Convegno nel corso del quale è stata presentata l’attività nelle sue svariate accezioni e gli sponsor del centro hanno potuto interagire e conoscersi in una sorta di B2B molto apprezzato da tutti. La VTT, forte di uno staff consolidato e composito, guarda all’oggi ma soprattutto al futuro, come hanno sottolineato i suoi massimi dirigenti, Duccio Castellano ed Enrico Gramaglia. Il centro, nato per volontà della famiglia Rosatello, ha cambiato pelle negli anni e oggi spicca nel settore per la qualità che offre ai suoi frequentatori.[…] Gli oltre 100 ragazzi che frequentano i corsi hanno a loro disposizione il doposcuola sportivo con tanto di servizio pranzo, assistenza compiti, tennis e multisport. in più possono godere di un servizio navetta da scuola al Tennistadium con ritorno nel proprio comune che sta facendo la differenza- «E’ molto apprezzato – sottolinea Duccio Castellano – perché le famiglie ci affidano i loro piccoli atleti certi del fatto che verranno seguiti nella loro giornata tipo che, sul modello delle migliori accademie mondiali, cui ci ispiriamo, ha quale obiettivo la loro crescita armonica, nello sport e non solo».Il centro presenta tre campi da tennis indoor in greenset, 2 campi da tennis outdoor in terra rossa, una palestra attrezzata, una palestra per il corpo libero, una pista di atletica della lunghezza di 70 metri lineari, una sala wellness, l’area shopping nella quale è possibile trovare abbigliamento e attrezzatura sportiva. Tra gli spazi anche quello dedicato ad una sala riunioni. In primo piano alla VTT la salute e il benessere, grazie alla presenza di una biologa nutrizionista, di un fisioterapista, un osteopata, un chinesiologo, un preparatore atletico, una psicologa, un mental coach per il tennis, un personal trainer e una sezione indirizzata alla prevenzione degli infortuni. Per avviare al tennis i più giovani c’è anche il corso gratuito per i bambini di età compresa tra i tre e i cinque anni. Servizi dunque a 360° che vedono anche la possibilità di utilizzare l’incordatore in sede, professionalmente preparato secondo gli standard della Federazione Italia Tennis. Sono molti gli eventi organizzati nel corso dell’anno, dai tornei FIT ai campionati a squadre di serie C e D, dalla VTT Cup per adulti alla VTT Cup Young, dalla Festa di carnevale a quella di fine corso, ed ancora dalla Festa Estatennistadium, quella di Halloween, di Natale, le Feste di compleanno, le gite ai tornei internazionali. Particolari e molto sentiti altri momenti di tennis e “goliardia” quali “Tennis e Bollicine’; i laboratori genitori e figli, il babysitting serale. Il venerdì sera è nato anche un torneo di tandem dal titolo “Doppiamo” con coppie ad estrazione in 2 livelli (da 8 a 12 persone il numero dei partecipanti). Insomma di tutto e di più per far sentire a casa chi ama il tennis e i momenti di aggregazione troppo spesso dimenticati nei club di tennis. Gli obiettivi futuri sono chiari e ben delineati: «E’ già stato approvato un progetto di ampliamento della struttura – precisano Castellano e Gramaglia – che vedrà nascere altri due campi da tennis, uno da padel e uno da beach tennis con sabbia riscaldata. Prenderanno forma anche cinque studi medici interni perché riteniamo che il servizio in struttura sia ormai imprescindibile. La voglia di continuare a crescere è tanta e ogni giorno viene supportata dall’appoggio dei nostri partner, molti dei quali sono con noi fin dall’inizio di questa splendida avventura. Nel 2023 celebreremo le dieci stagioni di vita della struttura e fin da questo momento prefiguriamo un anno speciale sotto tutti i punti di vista».

Intervista ad Angelo Binaghi – “Finals, Davis e Roma: ci siamo” (Alessandro Catapano, Il Messagero)

Presidente [..], il tennis italiano sta per mandare in archivio un 2022 di successi sul campo, vittorie politiche e risultati economici. Ne scelga uno. «Premesso che è difficile collegare le grandi vittorie dei giocatori, che sono loro esclusivo patrimonio, alle opere di rilancio che abbiamo messo in campo in questi venti anni, la più clamorosa è la vittoria di Berrettini al Queen’s, per come è maturata, a seguito dell’ennesimo infortunio: un’impresa». La ciliegina sulla torta sarebbe stata…? «La finale di coppa Davis, o la qualificazione di Sinner alle Finals, sfuggita per quel punto perso con Alcaraz. Ma è stata una stagione costellata di infortuni, fare più di così era francamente molto difficile». Lei è tra quelli che si sono stupiti nel vedere Berrettini impiegato nel doppio decisivo con il Canada? «Francamente sì, io non sapevo nemmeno che fosse in grado di giocare. Mi aspettavo l’impiego di Sonego, pensavo fosse la soluzione più logica, soprattutto perché era in palla, come Aliassime che infatti, pur non essendo un doppista, ha trascinato il Canada alla vittoria finale. Ma io non ho tutte le informazioni che aveva a disposizione Volandri per decidere». Si aspettava di vedere anche Sinner al fianco dei suoi compagni? «Diciamo così: quello che ha fatto Berrettini è encomiabile, ma anche le vittorie di squadra nel tennis sono la somma di quelle individuali e se Sinner ha preso la sua decisione, come accaduto quando rinunciò alle Olimpiadi, perché riteneva di prepararsi meglio altrove, io la rispetto». Cosa dicono al Paese il successo di pubblico e l’indotto generato dalle Atp Finals di Torino? «Che ci sono sport e sport, alcuni per loro natura necessitano di investimenti pubblici relativamente bassi, ma creano un indotto per il territorio e un introito fiscale nettamente superiore agli altri. E il caso delle nostre finals torinesi. Ci si aspetterebbe, dunque, che gli investimenti dello Stato tenessero conto di questo aspetto per una gestione più giusta e più efficiente delle risorse». E invece? «E invece manca un criterio di valutazione dei ritorni degli investimenti fatti nelle manifestazioni sportive, uno strumento che ci aiuti a stabilire se ne valeva la pena, finanziare o meno quel determinato evento». Ne ha parlato con il nuovo ministro dello Sport Andrea Abodi? «Certo, ma ne avevo già parlato con la Vezzali e prima ancora con Spadafora, li ho sollecitati più volte. Eppure, è un ragionamento che qualunque padre di famiglia farebbe: cosa succede quando si investe un euro in una manifestazione? Siamo una buona pratica da reiterare? Da qualche mese sento parlare di merito ed efficienza, la mia richiesta va esattamente in quella direzione». Il tennis italiano si autofinanzia perlopiù, siete quasi un unicum nel panorama sportivo italiano. «Levi il quasi: 85% di autofinanziamenti, 15% di contributi statali. Di questo campa il tennis italiano». Tra gli impegni del nuovo governo, c’è anche quello di far convivere serenamente Sport e salute e Coni. «Tutti sanno come la penso: con Sport e salute c’è finalmente una gestione trasparente delle risorse statali, che però continua ad essere inficiata dall’inserimento di soglie che ne riducono l’efficacia». E il Coni? Non sfugga alla domanda. Qualcuno la vuole ancora candidato alle prossime elezioni, per il dopo Malagò. «Non ci penso nemmeno. Perché il Coni possa liberare tutte le energie che ci sono nello sport italiano, bisognerebbe prima dare ampia riforma del sistema rappresentativo all’interno del Consiglio nazionale, nel quale il pensiero di oltre un milione di calciatori vale tanto quanto quello di poche migliaia di atleti di altri sport. In assenza di questa riforma ogni tentativo è vano». Il segreto del successo delle Finals? «Ci hanno permesso di lavorare con serenità, anche perché non ci sono stati condizionamenti dall’esterno, che anche nell’ultima edizione degli Internazionali sono stati clamorosi e pesanti. Perciò, bene così». Vent’anni fa, il tennis italiano toccava il fondo, oggi piazziamo 19 giocatori nei primi 200, di cui dieci under 21: come ci siete riusciti? «Nessuno se ne era accorto fino a un paio di anni fa, ma ci lavoriamo da un po’. Diciamo che applichiamo in ogni settore della nostra vita quotidiana la continua ricerca di efficienza, e questi sono i risultati». Avete assicurato un futuro al tennis italiano. «I numeri lo dicono, andate a vedere cosa c’era prima. Abbiamo creato una televisione unica nel panorama sportivo italiano, messo in campo un numero impressionante di Challenger e Futures per consentire ai nostri tennisti di crescere, e ora c’è questa grande scommessa vinta del padel, che esalta e crea sinergie coni nostri asset». Il 2023 sarà l’annodi…? «Non saprei, io sarò felice di continuare a occuparmi di amministrazione, rapporti con le istituzioni, organizzazione aziendale. Ma se dovessi darle un nome, scommetterei su un ragazzo che ho visto a Milano alle Next Gen, Matteo Arnaldi, è divertente come gioca». Il 2023 sarà anche, forse innanzitutto, l’anno degli ottantesimi Internazionali d’Italia, mai così grandi, mai così ricchi. «In termini patrimoniali la promozione degli Internazionali è il più grande risultato della nostra gestione, tenuto conto che quando siamo arrivati perdevano 4 miliardi di vecchie lire l’anno, non si trovavano sponsor, erano sull’orlo del fallimento e la federazione stava pensando di venderli, per sopravvivere. Adesso, invece, sono diventati il driver più importante della nostra crescita». Lei invece cosa chiede al nuovo anno? «Che nel maschile cominciamo a fare quello che le ragazze hanno fatto dieci anni fa, vorrei che vincessimo qualcosa di grossissimo, lascio scegliere ai giocatori cosa, per me è indifferente. Per il resto, vivo alla giornata, ho troppe cose da fare, non ci si può distrarre un attimo perché le regole dello sport italiano combattono le federazioni che vogliono crescere, anziché assecondarle».

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