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Federer: “Ciò che ricorderò saranno le facce emozionate di tutti. Ai tifosi, avremo un’altra occasione per festeggiare”-

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Forse non è stato l’addio che tutti si aspettavano, un idilliaco saluto forte di un’ultima, emozionante vittoria (alla Sampras, per intenderci), eppure l’ultima partita di Roger Federer, in ogni caso, ha segnato uno spartiacque, un punto di non ritorno, tra ciò che è stato e ciò che sarà. Per l’ultima volta ha calcato il campo insieme al suo degno rivale e amico, a quel Rafa Nadal senza il quale in fondo la leggenda dello svizzero sarebbe stata in parte minore di ciò che potremo raccontare. L’emozione c’è stata prima, durante e anche dopo per Roger, quando in conferenza stampa ha dovuto per un’ultima volta parlare da giocatore, e inoltre appena battuto con match point a favore.

Dopo il match point ho pensato a tutto“, dice Roger, “la partita in sé è stata molto speciale, questo è certo, ma non sapevo tutto ciò che sarebbe successo dopo, non sapevo chi avrebbe cantato, cosa sarebbe successo, cosa ci si aspettava da me o quanto sarebbe durata la cerimonia finale. Guardandomi intorno, vedendo quanto fossero eccitati, è stato tutto ancora meglio… o peggio, non so cosa dire. Questo è ciò che ricorderò, tutte le facce emozionate che ho visto, inclusa quello di Rafa“. Tra tutti certamente Nadal, che lo ha accompagnato in campo (e lo ha ricordato ampiamente nella sua conferenza stampa), tradiva più emozione, ma anche lo svizzero, come conferma, spesso nell’arco del match ha avuto quell’ansia tipica delle grandi occasioni e finali, forse non tanto da Laver Cup: “A volte sono stato terribilmente nervoso, come prima di una grande finale. Poi altre volte me ne sono completamente dimenticato perché ero con i ragazzi e si scherzava, con delle classiche sciocchezze ci si dimentica tutto, si dimentica la realtà. Gli ultimi due giorni sono stati duri, ma me ne sono dimenticato. Ho dormito bene, ho potuto godermela, quindi è stato tutto meraviglioso, non posso scegliere un ricordo migliore. Se tutto fosse stato perfetto, senza stress, ne ricorderei la metà“.

Per una volta, com’era lecito aspettarsi, il tennis ha fatto da contesto a Roger Federer, ne ha solo scortato l’ultimo saluto con il grande pubblico, dopo una settimana di attesa ufficiale, ma una decisione dolorosa già ampiamente maturata, con un ultimo passo contornato più di gioia: “A causa di come mi sentivo, credo di esser stato fortemente coinvolto nel mio ritiro nell’ultimo mese; ho realizzato che potevo gestirlo abbastanza bene. So che alcune persone della mia squadra e della mia cerchia ristretta non hanno vissuto queste stesse emozioni come me fino a stasera, quindi è stato estremamente difficile per loro superare la serata. Ho sentito che in generale stavo bene, anche se ho finito per piangere. Non c’erano fuochi d’artificio nella mia testa dove vedevo passare le cose accadute nella mia carriera, o le cose che mi sarebbero mancate, questo l’avevo già fatto settimane fa. Prima provavo dolore, ma stasera è stata tutta felicità“.

Per una volta, l’uomo che mai si è sottratto agli onori e gli oneri del grande sportivo, sempre in prima fila, pronto a parlare, a sorridere, quasi voleva andarsene senza fare rumore, come i grandi sanno e vorrebbero fare, ma in fondo non possono: “La cosa che mi preoccupava di più era prendere il microfono, tutto quello che ho detto a Tony (Godsick) era che volevo passare una notte in cui non dovevo prendere il microfono, anche se forse era logico che dovessi parlare. Nella mia mente non lo so, perché so quanto sia impossibile con il microfono quando sono eccitato, mi è già successo molte volte. Ma questa non è la fine, la vita va avanti, sono sano e felice, va tutto bene. Tutto è andato bene, ho potuto dire tutto quello che volevo, sono stato in grado di toccare tutti i temi grazie a Jim (Courier), che è stato molto gentile. Settimane fa ero davvero preoccupato per questo momento”.

In ultimo non mancano due dediche speciali, entrambe forse “scontate”, ma dovute, ennesima testimonianza che viene sempre l’uomo prima del tennista, il cuore prima del talento. E, soprattutto, un grande regalo, e sospiro di sollievo, per tutti i milioni di fan che sperano ancora di svegliarsi da un brutto sogno il pomeriggio del 14 luglio 2019, prima dell’ultima finale Slam di Roger a Wimbledon: “Il mio messaggio principale è sempre stato quello di trasmettere la mia passione per lo sport ai tifosi e di far loro sapere che spero che ci incontreremo di nuovo su un palcoscenico diverso da un campo da tennis, in qualsiasi parte del mondo. Non ho piani di alcun tipo dove, come o quando. Tutto quello che so è che mi piacerebbe giocare in posti dove non l’ho mai fatto prima, grazie alle persone che mi hanno supportato per così tanto tempo. La cosa difficile della Laver Cup è stata che tutti i biglietti erano esauriti, molte persone che volevano essere qui non hanno potuto farlo, quindi forse ci sarà un’altra occasione per festeggiare tutti insieme”.

Non so come siamo arrivati ​​in questa situazione dopo tutti questi anni, siamo sempre stati molto legati“, chiude Roger parlando della sua rivalità più grande e del suo amico migliore, perennemente in bilico tra le due metà, “soprattutto negli ultimi dieci anni. Anche da quando ho dei figli, questo mi ha in qualche modo cambiato, la nostra rivalità si è evoluta, non lo so. Sono felice di dove sono ora, di poter chiamare Rafa e parlare di qualsiasi cosa, spero che anche lui si senta allo stesso modo, anche se non lo facciamo spesso. Avere qui la famiglia di Rafa dimostra che va tutto bene, puoi sentire la loro passione, in questo senso siamo molto connessi. Penso che lui provi lo stesso quando vede i miei genitori, mia moglie o i miei figli, è una cosa bella. Abbiamo apprezzato molto la nostra compagnia, abbiamo molto da ricordare, ma ci siamo anche divertiti. Abbiamo un milione di argomenti da trattare, ogni notte che passiamo insieme sento che non abbiamo mai abbastanza tempo“.

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