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ESCLUSIVA | Rapisarda: “A Catania l’inizio del mio sogno. Addio con rammarico, ma sarò sempre un tifoso rossazzurro. Oggi la società è forte”

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Ha fatto la trafila delle giovanili del Catania, poi è andato in giro per l’Italia lasciando un’impronta ben marcata in tutte le squadre in cui ha militato. Qualche anno fa non ha esitato a dire sì alla chiamata del Catania, realizzando il sogno di tornare a casa e vestire la maglia della Prima Squadra rossazzurra. Poi ha lasciato a malincuore il club, ha concluso l’esperienza a Latina culminata con la salvezza in C e quest’anno ha deciso di sposare il progetto della Nissa Calcio.

Francesco Rapisarda è intervenuto ai microfoni di TuttoCalcioCatania.com per commentare i trascorsi alle pendici dell’Etna, il momento attuale del Catania ed il suo presente a Caltanissetta, ritrovando la Serie D a distanza di un paio d’anni dal campionato dominato con i colori rossazzurri nella stagione 2022/23.

Ciccio, il tuo sogno è partito da Catania.
“Assolutamente sì. Il mio sogno chiamato calcio è partito dalla mia città. Ricordo che il Catania fece dei provini e mi prese, io andavo in una scuola calcio. Disputai il primo anno tra i giovanissimi nazionali, feci tutta la trafila fino alla Primavera rossazzurra con qualche convocazione in Prima Squadra. Il ‘Cholo’ Simeone mi convocò anche in un Inter 3-1 Catania nel 2011. Andavo a giocare nella Primavera ma mi allenavo sempre con Gomez, Barrientos e tutti gli altri. Il sogno di ogni catanese è quello di giocare per la maglia della proprià citta e per me era il massimo anche solo allenarmi con quei grandi calciatori in rosa. La prima partita ufficiale con il Catania dei ‘grandi’ l’ho fatta in Serie D. Il resto è storia, il mio primo gol catanese e l’ultimo realizzato, il mio primo trofeo alzato. Mi dispiace come sono andate le cose in seguito ma fa parte del gioco”.

Lasciasti Catania per una scelta tecnica? Societaria?
“Apro una piccola parentesi e dico che in tanti parlano di quanto successo tra Zeoli e Chiricò. Quando la gente va ad inseguire pettegolezzi e chiacchiere da bar, c’è chi dimentica in fretta quello che hai fatto per la squadra della tua città. Sono stato messo in mezzo ingiustamente, il mister non è stato aiutato. Diciamo che la questione si poteva risolvere in modo diverso. In società avevano già deciso che non sarei rimasto l’anno successivo, Faggiano aveva tagliato fuori una serie di giocatori e non c’è mai stata la possibilità reale che io potessi rientrare. Ho avuto tante richieste, però loro non mi venivano incontro su tanti aspetti e rimasi fuori rosa. Ho vissuto una situazione particolare, subendo un grave lutto, mia moglie era incinta e ho avuto altri problemi. Il rammarico c’è per come si è conclusa l’esperienza. Dispiace perchè ero a casa mia, non furono mantenute le promesse fatte. Io tornai a Catania per chiudere la carriera in rossazzurro, non volevo più spostarmi”.

Poi sei ripartito da Latina e, quest’anno, hai accettato la proposta della Nissa.
“Ringrazio Dio per essere andato alla Nissa. Una società modello, con un presidente che è persona perbene. Potevo andare tranquillamente fuori ma dopo 15 anni non avevo più voglia, i bambini piangevano, anche loro non volevano che mi spostassi. Avevo anche pensato di smettere. Poi il mio amico fraterno Marco Palermo mi ha chiamato e mi sono tuffato in questa nuova esperienza. In Serie D ci sono spesso casini, non è facile trovare una valida sistemazione per motivi logistici, organizzativi, gestionali, economici. Invece il presidente è una persona molto ambiziosa, non sarà facile vincere il campionato ma ci proveremo”.

Come hai ritrovato la Serie D due anni dopo il trionfo col Catania?
“Completamente diversa. Noi eravamo troppo forti, ma perchè avevamo un motore decisamente diverso rispetto agli altri club. Come società, tifoseria, squadra e tutto il resto. La macchina Catania era troppo potente rispetto alle altre squadre. Questo, invece, è un torneo molto equilibrato. Di settimana in settimana cambia un pò la classifica. Siamo tutte lì a giocarcela, non c’è una squadra ammazza-campionato e faccio parte di un club molto ambizioso, che ci tiene a fare bene”.

Sei ripartito da Caltanissetta, dove il Catania ottenne la matematica promozione in C…
“Il destino ha voluto che ripartissi proprio da Caltanissetta, il luogo in cui ho vissuto la gioia più grande della mia carriera, dove iniziai a piangere la mattina e finito la sera. Sono ricordi che ti restano dentro e non potrai mai cancellare. Ho vissuto anche momenti difficili a Catania come in altri posti, ma io ero, sono e sarò sempre tifoso del Catania. La fede rossazzurra è ben presente. Io forse rimarrò l’unico catanese ad avere alzato il primo trofeo della storia del club. Questo è un altro ricordo che custodisco gelosamente”.

Tornando sul Catania, cosa non ha funzionato nella stagione 2023/24?
“Potevamo fare qualcosina in più, ma io avevo la paura clamorosa dell’impensabile! La posizione di classifica era molto delicata, temevo fortemente i playout. Li abbiamo evitati in extremis. Ci furono tanti problemi con tre allenatori cambiati. E’ stata una stagione travagliata, direi un pò troppo. Adesso c’è ogni ruolo coperto in società da veri professionisti, tante responsabilità vengono distribuite nel modo giusto. Dopo Laneri noi rimanemmmo senza direttore sportivo, non c’era un direttore generale. Non c’erano il Pastore o lo Zarbano di turno ma il solo Grella. C’era un pò di confusione ma, pian pianino, hanno sempre detto che avrebbero fatto di tutto per strutturarsi meglio e penso che oggi siano davvero forti come società. In tutto e per tutto. A prescindere dalla classifica, c’è lo zoccolo duro per poter arrivare in alto e spero che il Catania ce la faccia a lasciare questa categoria, non passando dai playoff che sono un inferno. Peccato per la gara di Casarano…”.

A proposito di Casarano, hai avuto modo di seguire la partita?
“Quando non gioco alla stessa ora con la Nissa, seguo sempre il Catania. Poi ho un sacco di amici. Sono informato sulle vicende del Catania, mi sento sempre con qualcuno. Instauri rapporti che vanno oltre il calcio. Al di là di tutto, quello che rimane in questo mondo è la persona, l’amicizia. Non potranno mai dire niente su Ciccio Rapisarda. Poi il giocatore può piacere o meno ma la persona rimane, a prescindere da tutto. Tornando sul ko di Casarano, è inutile girarci intorno. Pesa l’episodio del calcio di rigore non concesso. Il FVS dovrebbe essere d’aiuto ma mi sa che adesso le cose vanno anche peggio. Se utilizzato come si deve è uno strumento di supporto per gli arbitri. A Casarano non so perchè l’arbitro non abbia concesso quel rigore. Non ha cambiato idea. Io parlo in maniera onesta e dico che quello di Caserta era giustamente rigore. Ma se lo dai alla Casertana, non può non essere rigore quello del Catania a Casarano. Non so se tutto nasce da un problema di interpretazione. Il regolamento c’è, però vedo che varia da persona a persona…”.

Curisità: com’è stato per te affrontare il Catania da ex?
“La scorsa stagione è accaduto per la prima volta. Andai anche vicino al gol. E’ una sensazione strana. Poi io fino a pochi giorni prima ero lì, anche se fuori lista. E’ stato stranissimo per quello che ho vissuto. Ci tieni sempre a fare bene in campo, preparando la partita nel migliore dei modi indipendentemente da tutto il resto. Quando giochi prima della partita vengono fuori pensieri e ricordi, poi pensi soltanto a giocare. Io a fine gara ero dentro lo spogliatoio del Catania. Col mister e tutti loro, mi sono visto con Grella e gli altri senza nessun problema. Tengo a precisare che non ci siamo lasciati male o con litigi”.

Per un breve periodo hai conosciuto i metodi di lavoro dell’allenatore Domenico Toscano. Che idea ti sei fatto?
“Ero uno dei pochi fuori lista ad allenarsi con la Prima Squadra. Quasi sempre mi allenavo con loro. Si vede la forza del gruppo e dell’allenatore. Il Catania non gioca un calcio spettacolare ma io non ricordo squadre capaci di esprimere un calcio spumeggiante e vincere in questa categoria. Il Foggia di De Zerbi giocava bene ma non vinse. Forse il Catanzaro di qualche anno fa. Ma in Serie C io penso che conti badare al sodo. Ed è quello che fa Toscano, chi meglio di lui? Ci sarà un motivo se ha vinto tanti campionati di C. Il tifoso spesso critica ma ognuno fa il proprio mestiere. Con la Salernitana se Cicerelli non s’inventa quel gol la partita era in equilibrio. Non è stata bellissima neanche la gara col Benevento ma quando porti a casa i tre punti va sempre bene”.

Catania-Latina, gara difficile da affrontare?
“Le partite più difficili, paradossalmente, sono proprio queste. Con punti che pesano e non poco nell’economia del campionato. Quando giochi scontri diretti come con Salernitana e Benevento sai che devi vincere, ma le gare più insidiose sono altre. Il Latina, poi, tradizionalmente è un avversario scomodo per il Catania. Non vengono da un buon periodo ma non mancheranno le insidie. Come è stata insidiosa la gara vinta con l’Altamura, molto tirata fino al 70′. Spero che il Catania possa vincere e riprendere la marcia giusta. Auguro il meglio alla squadra di cui non potrò che essere sempre tifoso”.

Si ringraziano la Nissa Calcio e Francesco Rapisarda per la gentile concessione dell’intervista.

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