In una stagione divisa tra sogno ed incubo, D’Aversa è stato un faro
Arrivato la scorsa estate, dopo una parentesi difficile e Lecce culminata con l’esonero e una squalifica pesante per un gesto di frustrazione – quella testata ad Henry del Verona che ancora oggi fa discutere – D’Aversa è sbarcato ad Empoli in cerca di riscatto, di una rinascita personale e professionale. E in quella prima parte di campionato, contro ogni aspettativa, ha saputo portare l’Empoli fino alla decima posizione. Un risultato straordinario, frutto di un lavoro instancabile sul campo e di un’identità tattica ben definita. Ma il calcio, si sa, è spietato. La seconda metà di stagione si è trasformata in una vera e propria discesa agli inferi: venti partite senza vittorie, un’involuzione di gioco figlia di tanti, troppi infortuni e di un mercato di gennaio praticamente inesistente. Mentre le dirette concorrenti si rinforzavano, l’Empoli restava a guardare. E D’Aversa, con un “silenzio diretto” dignitoso e privo di alibi, ha continuato a lavorare, senza cercare scuse, senza puntare il dito contro la società o contro la sfortuna.
Chi ha seguito l’Empoli per tutta la stagione lo sa: il mister non ha mai snaturato la sua idea di calcio, ha mantenuto fede al suo credo tattico, anche quando le risorse tecniche erano ridotte all’osso. Anzi, con il ritorno di pedine fondamentali come Fazzini e Anjorin, si è rivisto un Empoli combattivo e capace di giocarsela. Certo, D’Aversa qualche errore lo ha commesso, come tutti. Ma pensare che la crisi azzurra sia colpa sua sarebbe ingeneroso e profondamente sbagliato. La verità è che il tecnico ex Parma e Sampdoria è stato lasciato solo dalla società, che a gennaio, nel momento cruciale della stagione, ha scelto praticamente di non intervenire. Le giustificazioni del direttore sportivo Roberto Gemmi sono apparse deboli e poco convincenti, come se si volesse coprire una mancanza di programmazione e risorse evidente.
Ora, con due partite da giocare e una salvezza ancora possibile, il destino dell’Empoli e di D’Aversa è appeso a un filo. Non sappiamo cosa accadrà, se il miracolo arriverà e se D’Aversa sarà ancora sulla nostra panchina il prossimo anno. Ma una cosa è certa: se quel miracolo dovesse avverarsi, gran parte del merito sarà del tecnico abruzzese, di un uomo che non ha mai smesso di crederci, anche quando tutto sembrava fortemente compromesso. Empoli, nella sua parte di cuore azzurro, è una città che quest’anno ha visto il suo allenatore, Roberto D’Aversa, lottare contro le avversità con dignità e coraggio, guidando un gruppo di ragazzi verso una salvezza che oggi sembra lontana ma non impossibile. D’Aversa è stato davvero il nostro faro in questa tempesta che speriamo possa di qui ad una settimana e mezzo, trasformasi in sereno!
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