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Il Calcio Montebelluna riparte con Catania: «Anche noi nel consorzio»

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«Ho una macchia: essere l’uomo che ha fatto sparire la prima squadra del Calcio Montebelluna. Ma ho anche un sogno: essere uno di quelli che la faranno rinascere».

Montebelluna sogna il ritorno del calcio ad alti livelli: il modello Treviso Basket può essere la chiave. Il virgolettato è di Giovanni Catania, presidente della società e di Prodeco Pharma, figlio del compianto Alberto.

Dall’altra parte, una platea di oltre cento persone che lunedì sera si è ritrovata al Mattorosso per analizzare gli aspetti - anche giuridici - di che cosa voglia dire realizzare un consorzio.

Che cosa serve? «Almeno 150 mila euro per ripartire dalla Promozione, se pensiamo che l’ultima Serie D è costata circa un milione – spiega Nicola Palumbo, uno dei promotori dell’iniziativa – Ripartire dal basso non è un dramma, l’importante è non cadere di nuovo».

«Montebelluna merita una prima squadra – parla Giovanni Catania, subentrato a maggio al padre Alberto scomparso all’improvviso, ex presidente dei biancocelesti applaudito dalla platea – Avere un unico proprietario di una società è pericoloso, dall’oggi al domani può finire tutto. Prodeco ha a carico 200 famiglie e vogliamo fare di tutto per continuare la storia biancoceleste. Cerchiamo unione, cittadinanza, forza non solo economica e la volontà di continuare l’attività del settore giovanile. Una soluzione potrebbe essere il consorzio per riportare il Calcio Montebelluna dove merita. Noi ci siamo».

Un progetto in continuità e supporto, insomma, più che un passaggio di testimone.

«Non siamo mai spariti, purtroppo la prima squadra non c’è – fa eco l’amministratore delegato del Calcio Montebelluna Simone Zanella – La visione è quella di Alberto Catania, creare una società ideale dove mandare volentieri un figlio. Serve un progetto condiviso e che ognuno dia una mano per quello che può. Noi vogliamo riportare il prima possibile la prima squadra, ma con i mezzi giusti».

Il microfono passa a Nicola Palumbo, consulente e padrone di casa del Mattorosso, che ha lanciato l’idea del consorzio, ispirato a Treviso Basket: «Il mecenatismo non funziona da 15 anni, è un modello che fa fatica anche in Serie A. Bisogna pensare a qualcosa che possa durare, un consorzio che unisca aspetto finanziario e passione. Il Consorzio Universo Treviso Basket è un esempio gestionale e sportivo che dal nulla ha portato una squadra in Serie A. Il consorzio non è la soluzione ad ogni male: bisogna correre, comunicare e diffondere un messaggio. Parliamo di un contenitore, si possono unire fondamentalmente le partite Iva e offre il vantaggio di dare continuità nel tempo. Con una cifra relativamente piccola, entro nel club, do una mano alla comunità, posso conoscere altri imprenditori. Come oggetto lo sport, capace di unire e per questo una leva per fare business».

L’esempio pratico è portato a Montebelluna da Mauro Raccamari, commercialista e nel collegio sindacale della società sportiva Tvb: «Il Consorzio fin dalle origini è un’entità separata dalla squadra ed ha seguito di pari passo le vicende sportive. Il Consorzio che cosa serve alla nostra azienda? Insieme facciamo attività ludiche, corsi di formazione, condividiamo progetti sociali e più in generale realizziamo le più svariate attività di network. Il Consorzio è efficace se tutti sono disposti a farsi coinvolgere».

Al progetto arriva anche il sostegno dell’amministrazione comunale: «Siamo qui per onorare e credere nel Calcio Montebelluna», ha detto l’assessore allo sport Andrea Marin. Se son rose...

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