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Scacchi: chi è Ian Nepomniachtchi, il russo che sfiderà Magnus Carlsen per il titolo mondiale 2021

Poco più di sei mesi: sono quelli che passano tra le date di nascita di Ian Nepomniachtchi e Magnus Carlsen. Il russo e il norvegese si sfideranno a partire dal 24 novembre in un match per il Campionato del Mondo che, a Dubai, si preannuncia incertissimo, e non solo per l’esplosione di “Nepo” nelle ultime due annate.

Nato a Bryansk il 14 luglio 1990, Nepomniachtchi è stato sostanzialmente cresciuto da Valentin Evdokimenko, che lo ha allevato, in chiave scacchistica, dall’età di 5 anni fino ai 13. La sua carriera s’incrocia in un doppio filo pressoché totale con quella di Carlsen, vista l’età quasi uguale (anche se, paradossalmente, negli Emirati Arabi Uniti uno avrà già 31 anni, l’altro li andrà a compiere in pieno confronto iridato). E da giovane quello leggermente più avanti pareva proprio il russo, che ha vinto una volta il titolo europeo Under 10 e per due consecutive il campionato d’Europa Under 12 e, nel 2002, ha beffato il norvegese per spareggio tecnico diventando Campione del Mondo sempre Under 12.

Nel 2007 sono arrivate le tre norme di Grande Maestro: a Wijk aan Zee (torneo C, non quello principale, con il secondo posto) la prima, all’Europeo di Dresda la seconda, al Vanya Somov Memorial di Kirishi (a 115 km da San Pietroburgo) la terza. Nel 2008 ha vinto quello che si può considerare il primo torneo di assoluto rilievo della sua vita, l’Aeroflot a Mosca, prima di andare vicinissimo al colpo nei Mondiali rapid, in cui soltanto l’allora armeno (passato scacchisticamente agli Stati Uniti pochi mesi fa) Levon Aronian è riuscito a superarlo.

L’anno dell’ingresso ai piani alti della scena è stato il 2010, con la vittoria agli Europei di Fiume (Rijeka), in Croazia, per poi fare una sorta di bis a pochi mesi di distanza, in Russia, battendo al playoff Sergey Karjakin, che sei anni più tardi sarebbe stato in vantaggio per due partite proprio con Carlsen nel match mondiale 2016. Ma il 2010 è stato anche l’anno in cui, per la prima volta, si è issato sopra quota 2700 di ELO, inserendosi in un novero che attualmente vanta 123 giocatori sopra questo fatidico punteggio, considerato generalmente come la soglia di sbarramento tra gli ottimi Grandi Maestri e quelli che hanno, nella maggior parte dei casi, davvero qualcosa in più.

Tornato a giocare gli Europei assoluti in più di un’occasione, nel 2013 si è reso, suo malgrado, protagonista di una situazione al limite del paradossale: ben dieci giocatori si erano classificati con lo stesso punteggio, 8 punti su 11. Il titolo, per spareggio tecnico, è stato assegnato all’ucraino Alexander Moiseenko. Ma è nel gioco a cadenza veloce che, quell’anno, ha compiuto i più grandi progressi, con il secondo posto ai Mondiali rapid dietro al futuro top ten azero Shakhriyar Mamedyarov. Nei due anni successivi sarebbe arrivato due volte dietro Carlsen, prima nel 2014 a livello blitz e poi nel 2015 di nuovo a livello rapid, cogliendo in quest’ultima fattispecie un altro podio nel 2017, con il terzo posto nell’edizione vinta da un immortale Viswanathan “Vishy” Anand (l’indiano, peraltro, in quell’occasione è stato terzo nella rassegna blitz).

Diventato elemento fisso anche della selezione russa alle Olimpiadi Scacchistiche, ha fatto parte delle squadre di bronzo nel 2016 e d’argento nel 2018 (per una strana coincidenza, in entrambi i casi ci fu un Russia-Italia, per due volte 3-1, ma con “Nepo” fermato sulla patta prima da Sabino Brunello e poi da Luca Moroni), si è avvicinato moltissimo all’élite soprattutto a metà 2016, salendo fino a un ELO di 2767 grazie ai successi all’Hainan Danzhou e al Memorial Tal, mentre nel 2018 si è imposto a Dortmund, è arrivato, nel 2019, terzo a Wijk aan Zee (oggi Tata Steel Masters per ragioni di sponsor) e ha aiutato la Russia a vincere il Mondiale a squadre.

Qualificatosi per il Torneo dei Candidati tramite il secondo posto al FIDE Grand Prix (una serie di quattro tornei di cui se ne possono giocare tre, e in cui “Nepo” aveva vinto sia a Mosca che a Gerusalemme), aveva iniziato proprio questo torneo con il piede giusto, grazie a quella vittoria al primo turno contro l’olandese Anish Giri che si è rivelata, a posteriori, decisiva, in quanto ha deciso lo scontro diretto a favore del russo. Prima dell’interruzione aveva sconfitto Ding Liren e Wang Hao in sequenza, ma la battuta d’arresto con il francese Maxime Vachier-Lagrave aveva rimesso tutto in gioco per tutti. Poi l’interruzione, il passaggio a internet per un po’ tutti, il ritorno e, alla fine, il trionfo.

Nepomniachtchi, inoltre, è un caso, se non del tutto isolato, quasi per nulla comune, di giocatore che vanta un bilancio positivo con Magnus Carlsen. L’ormai sfidante allo scettro mondiale, infatti, a cadenza classica vanta un record di 4 vittorie, 1 sconfitta e 6 patte con il campione in carica. Due di questi successi sono stati ottenuti tra il 2002 e il 2003 nelle manifestazioni continentali giovanili, un altro nel 2011 a Wijk aan Zee, quando il norvegese era già numero 1 del mondo, e l’ultima al London Chess Classic 2017. Di recente i due si sono incontrati molto spesso nelle manifestazioni online, oltre che nelle idee partorite dalla mente di Carlsen e diventate tornei che hanno messo in risalto le capacità anche di organizzatore dell’attuale Campione del Mondo e numero 1 globale da più di due lustri.

“Nepo”, infine, potrebbe festeggiare una volta di più con l’approdo al numero 3 del mondo nella prossima lista FIDE, quella di maggio. E non è detto che sia l’unica cosa per cui celebrare, visto che è letteralmente a portata di mano l’obiettivo dei 2800 punti, finora raggiunto soltanto da 13 giocatori nella storia: il russo sarebbe il 14°.

Fautore di tutto il reparto aperture che fa capo a 1. e4, quando possibile ha optato per la Partita Scozzese, un impianto che fino a trent’anni fa e poco più pareva caduto in disuso e che, invece, il grande Garry Kasparov ha rivitalizzato. L’arma principale è però, sia col Bianco che col Nero, la variante Najdorf della Difesa Siciliana, con cui, ad alto livello, ha giocato non meno di 147 partite, una quantità che, se si pensa che il suo totale ufficiale supera le 2000, è davvero consistente. Se si trova a dover replicare a 1. d4, invece, le sue scelte preferite sono la variante di cambio della Difesa Grunfeld e l’Indiana di Re. Giocatore che ama prendersi parecchi rischi sulla scacchiera, ha fatto di questo un fattore che diverte e lascia ammirati coloro che ne seguono il percorso da tempo. Una cosa è certa: molto difficilmente vedremo 14 patte nel match di Dubai. Se Carlsen nel 2016 si è trovato di fronte uno dei maestri assoluti della difesa e nel 2018 ha dovuto difendere sia il titolo che il numero 1 del mondo, nel 2021 dovrà fermare un uomo con il quale condivide un paradosso: quello dell’averci giocato più frequentemente da giovane che nella parte più avanzata della carriera. Un’ulteriore dimostrazione che, alle volte, le parabole non sono per forza parallele. E quella di “Nepo” sta emergendo in tutta la sua forza ora.

Foto: Lennart Ootes / FIDE

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