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Biathlon. No Dorothea, non può e non deve finire così. Meriti un’uscita di scena degna di una prima attrice!

Biathlon. No Dorothea, non può e non deve finire così. Meriti un’uscita di scena degna di una prima attrice!

Ah Tiradora stanca, stanotte ho pianto pensando a te. C’è un po’ della mia vita nella tua vita che se ne va. D’accordo, l’attacco è forse eccessivamente melodrammatico. Oppure no? Dopotutto, nella giornata di domenica 18 febbraio potremmo aver assistito all’atto conclusivo della carriera di Dorothea Wierer. Nel qual caso, se ne sarebbe andata una vita agonistica che ha segnato gli ultimi tre lustri del biathlon globale, contribuendo a elevarne in maniera esponenziale la popolarità, soprattutto nel nostro Paese.

La veterana altoatesina ha comunicato di aver optato per porre fine anticipatamente alla propria stagione 2023-24 con la mass start iridata, specificando altresì di non aver ancora preso alcuna decisione in merito al proseguo della propria carriera di biathleta. In estate collaborerà con Eurosport in relazione ai Giochi olimpici di Parigi 2024, ma afferrare il microfono non implica necessariamente che la carabina venga appesa al chiodo. Magari verrà riposta per qualche settimana nella rastrelliera, nell’attesa di essere ripresa appena terminata la manifestazione a Cinque cerchi.

L’augurio, almeno, è questo. Perché Wierer meriterebbe ben altro epilogo di un Mondiale in cui ha galleggiato costantemente tra 10° e 21° posto, tenendo un rendimento aderente a quello di un inverno nato sotto una cattiva stella (quella delle ripetute infezioni alle vie respiratorie) e morto precocemente, prima della sua conclusione naturale tra Oslo e il Nord America.

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Non sempre si può essere padroni del proprio destino o della propria competitività nelle fasi conclusive della carriera. La natura da’ (in termini di talenti eccezionali, come quello di cui è dotata la quasi trentaquattrenne sudtirolese), ma la natura prima o poi toglie ciò che ha regalato. È la sua legge. Severa, ma sempre giusta. Nulla è eterno.

Non si può certo dire che Dorothea si sia trascinata troppo a lungo sino a diventare la parodia di sé stessa. D’altronde, non ha forse chiuso sul podio la classifica generale del 2022-23? Meno di dodici mesi orsono, era ancora tra le migliori del mondo. Proprio per questo verrebbe da darle un’ideale pacca sulla spalla, o addirittura un abbraccio, aggiungendo “Quest’anno è andato così. Male. Può capitare”.

Soprattutto, verrebbe da spronarla e da dirle “non fare scherzi”. Tipo quello di chiudere in maniera così anonima dopo essere stata protagonista assoluta. Alla natura non si comanda, però non è detto sia stata imboccata la parabola discendente. Senza la salute non si va da nessuna parte, ma quella può anche essere recuperata. Interpellare Tarjei Bø per delucidazioni in merito.

Una prim’attrice dello spessore di Wierer merita ben altra uscita di scena rispetto a quella attuale, ancora del tutto ipotetica. Una come Dorohea sarebbe degna di salutare tutti come hanno fatto Alberto Tomba e Martin Fourcade. Vincendo la gara d’addio.

Solo lei, però, può sapere se è possibile, oppure se si tratta di uno scenario ormai sorpassato dal corso degli eventi. Dunque, non resta che attendere la sua decisione. Qualunque essa sia, sarà sicuramente la migliore. Qui ci si limita a constatare come, dal punto di vista della sintassi, uno splendido eloquio agonistico meriterebbe una chiusura con il punto esclamativo.

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