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Biathlon, Thomas Bormolini: “So di non avere il Dna del campione, ma devo capire cosa non va. Fatico nelle sprint”

Quando mancano solo dieci giorni al via dei Mondiali 2020 di biathlon che si disputeranno ad Anterselva, abbiamo scambiato due chiacchiere con il livignasco Thomas Bormolini,  terza forza del movimento azzurro in campo maschile e protagonista di una recente caduta nella single-mixed di Pokljuka (Slovenia), dove ha anche rotto la carabina. Il ventottenne dell’Esercito ha disputato delle ottime tappe in apertura di stagione, in particolare a Östersund (Svezia), salendo anche sul podio con la staffetta maschile, e cerca di ritrovare le buone sensazioni in vista dell’appuntamento iridato.

Partiamo dal tasto dolente, sei riuscito ad aggiustare la carabina dopo la caduta nella single mixed?

“Purtroppo non ancora, l’ho lasciata ad un tecnico francese che si è preso l’impegno di ripararla. Per ora non è ancora pronta, per cui a casa mi sto allenando unicamente sul fondo”.

In tv non è stata chiara la dinamica, puoi raccontarcela?

“C’era molta frenesia al via e molte nazioni volevano portarsi subito nelle posizioni di vertice, l’atleta russo Latypov ha messo lo sci sopra il mio e nel momento in cui ho dato la spinta della pattinata lo sci ha fatto leva per cui sono caduto, ho fatto una sorta di capriola in cui ho rotto i bastoni. Sono sgattaiolato fuori dal gruppo cambiando i bastoni ma mi sono reso conto al primo poligono di aver rotto anche il fucile per cui la gara era compromessa, nonostante lo zero della prima serie”.

Ti pesa non avere l’arma in questi giorni prima dell’evento dei Mondiali di casa?

“Guarda, onestamente credo sia più una questione di testa, sono riuscito a coprire i bersagli in 34 secondi nonostante il fucile danneggiato, per cui la tecnica è vero conta molto ma è più un discorso psicologico al poligono. Ho chiesto a Nicole Gontier di prestarmi un calciolo di riserva, se sei sereno e tranquillo sai che tutto andrà per il meglio senza crearsi ulteriori stress”.

Sei riuscito a staccare dopo le tre settimane tra Germania e Slovenia?

“Staccare sì, ma il tempo passa troppo in fretta…ho recuperato alcuni giorni ma sono già ripresi gli allenamenti e la routine per preparare i prossimi appuntamenti, mi godo casa e Livigno”.

Confermando le aspettative che avevi alla vigilia, in questa stagione sei partito benissimo, ottenendo il tuo miglior risultato in Coppa del Mondo e il podio nella staffetta di Östersund, ma da lì in poi non sei più riuscito a esprimerti su quei livelli. Sei riuscito a darti una spiegazione?

“E’ un argomento difficile da trattare e delicato. Il biathlon è sempre più uno sport imprevedibile e al quale non è facile trovare delle risposte: sono consapevole di non avere il Dna del campione ma a fine stagione valuteremo con lo staff tecnico l’aspetto del lavoro e dei carichi anche in chiave preparazione e trarremo le somme. La preparazione con la squadra Elite mi ha dato alcune consapevolezze, come ho dimostrato nelle prime tappe di Coppa del Mondo, poi è subentrato il vecchio Thomas Bormolini delle scorse stagioni. Reputo di avere delle mancanze in particolare nella sprint, dove non riesco a esprimermi al meglio rispetto all’individuale o alle gare uomo contro uomo dove mi trovo più a mio agio, come nell’inseguimento o nella staffetta. Bisogna essere sempre critici verso se stessi ma anche coscienti delle proprie doti e potenzialità, credimi è un discorso che mi duole tanto e mi dà fastidio, ma sto lavorando per mettere insieme tutti i pezzi del mio biathlon e faremo il punto con il team come detto a fine stagione”. 

Come vi preparerete per l’appuntamento iridato?

“Ora siamo ad Obertilliach, dove avremo una settimana di rifinitura intensa con la squadra, poi un paio di giorni a casa e la partenza per Anterselva dove ci aspettano i Mondiali”.

nicolo.persico@oasport.it

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Foto: Federico Angiolini

 

 

 

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