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Torna in carcere l’ex pesista Boiof: sconterà 2 anni e 2 mesi per droga

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Torna in carcere l’ex pesista Boiof: sconterà 2 anni e 2 mesi per droga

Ieri titoli, medaglie, gloria nazionale. Oggi un destino amaro, con le porte di una cella nuovamente schiuse e oltre due anni di detenzione ad attenderlo.

È tornato in carcere Marian Boiof, 45 anni, ex campione italiano all’epoca appartenente alla Pesistica Pordenone, rimasto poi coinvolto in vicende legate al traffico di sostanze stupefacenti.

I fatti, crudi. Nell’ambito di specifiche attività finalizzate alla ricerca di soggetti nei confronti dei quali pendono provvedimenti di cattura, gli agenti della squadra mobile della Questura di Pordenone hanno rintracciato e tratto in arresto, in esecuzione di un ordine di carcerazione emesso dall’ufficio esecuzioni penali presso il tribunale della città del Noncello, Boiof, cittadino romeno da anni stabilmente residente nel Pordenonese.

Il quarantacinquenne dovrà scontare 2 anni e 2 mesi di reclusione a titolo di cumulo per una serie di condanne definitive emesse per reati inerenti il traffico illecito di sostanze stupefacenti, evasione e danneggiamento aggravato, commessi in provincia tra il 2014 e il 2016.

L’uomo, istruttore di palestra e buttafuori in alcuni locali notturni della provincia, è stato rintracciato nella sua abitazione e condotto in carcere a Pordenone.

Fin qui la comunicazione della polizia di Stato, ma dietro la storia di questo atleta che aveva portato titoli e soddisfazioni alla più grande società pesistica del Friuli occidentale c’è di più. Ci sono una strada smarrita e un’altra imboccata in anni difficili, all’esito dei quali la giustizia è arrivata oggi a bussare alla porta del quarantacinquenne.

Fu la moglie del cittadino romeno, nel marzo 2016, all’interno del loro appartamento di Fiume Veneto, mentre preparava la cena ad aprire uno dei cassetti in cucina e a scoprire tra le posate un sacchetto pieno di ovuli di cocaina. La coppia era sposata da dieci anni e non era la prima volta che il coniuge finiva nei guai per vicende legate alla droga.

Di nascosto dal marito, che in quel momento si trovava in un’altra stanza, la donna allertò il 112. I militari dell’Arma arrivarono nell’appartamento, sequestrarono la cocaina, poco più di 40 grammi, e arrestarono Boiof.

Di lui si parlò anche all’epoca di uno dei casi divenuti di rilievo nazionale: l’uccisione di Trifone Ragone e Teresa Costanza nel marzo 2015 a Pordenone. Quando per il duplice delitto fu incriminato Giosuè Ruotolo, commilitone di Ragone, un giovane campano che poi sarebbe andato incontro all’ergastolo, lo stesso Ruotolo, le vittime e Boiof frequentavano la stessa palestra, quella del palasport di fronte al quale fu commesso l’omicidio.

Boiof, all’epoca, era finito in carcere per droga solo tre giorni prima rispetto all’esecuzione dell’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di Ruotolo. Il rapporto di conoscenza con la vittima, la compagna di quest’ultimo e il presunto omicida fu giudicato dalle autorità inquirenti un rischio: meglio evitare, si disse, che Ruotolo e Boiof potessero venire a contatto.

Così Giosuè fu trasferito dal carcere del Castello a Pordenone a una cella singola a Belluno, da dove attese il suo processo di primo grado.

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