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ESCLUSIVA – Massimiliano Pindicciu: “Grant ha potenziale illimitato, Zeppieri cresciuto tanto”

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Una chiacchierata intrisa di tennis. Non c’è riassunto migliore per racchiudere la lunga intervista tra il direttore di Spazio Tennis Alessandro Nizegorodcew e Massimiliano Pinducciu, preparatore atletico tra i più affermati a livello mondiale.

Nel corso della sua carriera professionale ha collaborato per diversi anni con Andreas Seppi, Thomas Fabbiano e Marco Cecchinato, senza dimenticare la breve ma significativa parentesi nel 2019 con un giovanissimo Jannik Sinner. Oggi lavora con la promettente classe 2008 Tyra Grant e con il numero 154 del ranking ATP Giulio Zeppieri, che proprio negli ultimi giorni ha ultimato la sua preparazione in Brasile con João Fonseca prima di partire in direzione Australia.

E parlando proprio del 24enne romano, Pinducciu afferma: “È quasi il terzo anno che sto con Giulio e non ho un giorno di cui lamentarmi sul lavoro. Si è messo a completa disposizione del team, a completa disposizione mia, ed è cresciuto tanto, umanamente, tecnicamente e come giocatore. È un giovane di belle speranze e sono contento. L’ultima esperienza, quella in Brasile, secondo me va al di là della formazione: queste due settimane con João servono più dei nostri tre anni di lavoro con Giulio, perché parliamo di giocatori che sono squali in un oceano gigantesco come quello del tennis professionistico. Giulio ha avuto la voglia e il coraggio di andare fino a Rio, che è una preparazione strana, perché di solito non ci si sposta nell’altro continente, soprattutto sapendo che poi si parte subito per l’Australia. Ma si è allenato e ha giocato con un ragazzo che si allena come Jannik e Carlos e che vuole arrivare dove ci sono loro. Questa è stata un’ottima base di partenza per cominciare il 2026”.

Dall’esperienza di Rio, Zeppieri ha imparato molto: “Giulio, per stare dietro a uno così, doveva avere delle abilità, altrimenti non ci stai. Il passaggio che ha fatto è stato capire che, se sbagli la minima cosa, se non giochi aggressivo o intelligente, resti fermo. Questo processo l’ha imparato molto velocemente. La strada insegna: se prendi uno schiaffo o un pugno, capisci quanto possono far male”.

FONSECA PREDESTINATO

Il lavoro svolto in Sud America ha ampliato anche le prospettive di Pinducciu, che senza troppi giri di parole non ha nascosto elogi, complimenti e ammirazione per Joao Fonseca: “João si allena in un ambiente sano, ed è quello che ci ha accolto. È un gruppo bellissimo, lui è semplice, tranquillo, professionale. In campo però vedi la differenza: ogni pallina che colpisce ha un senso, è molto esigente con sé stesso. Io certe cose le ho viste poche volte nella vita: parliamo di Jannik, parliamo di Carlitos da giovanissimo. Magari João non arriverà mai a quei livelli, questo è un mondo strano, ma se devo puntare su qualcuno dico che lui è uno dei pochissimi papabili”.
Pinducciu ha poi sottolineato quanto sia fondamentale, per un giovane atleta, il giusto equilibrio e connubio tra lavoro e divertimento: “È meraviglioso perché in campo è un killer, fuori è leggero, si diverte. E questa cosa è fondamentale, perché vedo troppi bambini allenati come professionisti, che perdono la parte ludica troppo presto”.

SEPPI, FABBIANO E CECCHINATO

Nel corso dell’intervista, Pinducciu ha poi raccontato parte del lavoro svolto con altri grandi tennisti allenati nel corso della sua carriera, soffermandosi su Seppi, Fabbiano e Cecchinato, con un aneddoto per ciascuno: “Con Andreas ho avuto l’esperienza più lunga. Grande uomo, grande combattente. La partita di addio è stata uno strazio per me. La vittoria con Kyrgios, sotto di due set, è stata una rivincita enorme, e al quinto set chi doveva vincerla se non lui. Con Tommy Fabbiano la partita con Opelka è stata Davide contro Golia, una di quelle che, se perdi, sei distrutto per una settimana, perché ti consuma fisicamente e mentalmente. Con Marco Cecchinato, dopo il suo periodo di picco, c’è stato un calo fisiologico, poi si è rimesso a lavorare ed è tornato a competere ad alto livello: la partita con De Minaur al Roland Garros, quel game infinito, è uno di quelli che, se lo vinci, hai vinto la partita”.

LA PARENTESI CON SINNER

Non sono mancate parole anche per Jannik Sinner, con il quale Pinducciu ha collaborato nel 2019, anno di esordio nel tour: “Jannik l’ho conosciuto giovanissimo, poi l’ho seguito dopo Bergamo nel 2019. Non parlo di tecnica, ma la cosa lampante era la sua mania di voler diventare forte: pensava, studiava, faceva di tutto per migliorare dalla mattina alla sera. Era ed è un malato nel guardare le partite dei campioni. Ma la cosa più importante è stata la crescita umana: il lavoro educativo fatto dai genitori, il fatto di non averlo mai frenato, di cercare sempre il meglio che c’era in lui. A 16-17 anni parlavi con lui e non sentivi la differenza di età. Era già diverso”.

GRANT CRESCE

Infine, Pinducciu ha parlato del suo lavoro più recente, quello con Tyra Grant: “Ora sto lavorando anche con Tyra Grant. È una ragazza che ha un potenziale illimitato, doti eccezionali che non si insegnano. È una grande lavoratrice e in campo è molto bella da vedere. Sono fortunato a lavorare con un team come quello formato da Matteo Donati e Renzo Furlan: Renzo è una persona eccezionale, da cui voglio imparare tantissimo, Matteo ha un’empatia incredibile. Questa combinazione è un buon viatico per la stagione di Tyra”.

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