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Il racconto di Vavassori: “Dopo la Davis eravamo brilli, non siamo gente che beve. Dovevamo recuperare Malaga!”

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Nella stagione della consacrazione che ha segnato in maniera inequivocabile lo spessore del proprio sodalizio con Simone Bolelli, Andrea Vavassori ha vissuto un 2025 di altissimo livello. Un’annata culminata come meglio non avrebbe potuto desiderare: la conquista della sua seconda Coppa Davis consecutiva, al fianco di compagni di nazionale con cui si è ormai instaurato un rapporto di fratellanza. Il tennista torinese ha ripercorso, in un’intervista rilasciata a Fanpage, tutti le fasi salienti dell’anno che sta per lasciarci, concentrandosi in particolare sulle emozioni provate oltre a fornire uno sguardo privilegiato su cosa abbia significato laurearsi nuovamente campione del mondo.

L’analisi del 2025 di Vavassori

È stato un anno importante perché è stato un anno di conferme, con cambi notevoli anche a livello di tornei e risultati. Siamo partiti benissimo con Simone, abbiamo vinto due tornei, fatto una finale Slam persa poi per pochi punti contro una coppia molto forte. Abbiamo avuto qualche momento di difficoltà, ma siamo riusciti a chiudere la stagione con quattro titoli, con le Finals, e quindi è comunque una stagione importante. Con Sara abbiamo avuto una stagione pazzesca perché abbiamo vinto tre doppi misti: il Roland Garros, l’Indian Wells Open e lo US Open. Anche questo ci ha dato una grande gioia. E finire la stagione con la Coppa Davis vinta è stata la ciliegina sulla torta. Un’annata molto positiva“.

L’emozione delle due Davis vinte

Il messaggio bello che si è lanciato è che siamo una squadra molto unita. Chiunque scendeva in campo dava l’anima, ma anche quelli che stavano fuori erano sempre super partecipi a fare il tifo. Ovviamente è una bella squadra di amici e questa amicizia ce la portiamo dentro e anche nei tornei. È molto bello condividere un percorso di vita anche con questi ragazzi. Se devo dirti, la prima ha avuto un effetto particolare, perché c’è anche il ricordo dei pochi minuti dell’ultimo game di Jannik contro Griekspoor, con il fatto che ti rendi conto che stai per vincere una Davis da protagonista. Poi avevamo giocato anche la fase precedente a Bologna, quindi era stata una Davis anche più lunga, con due sedi diverse“.

L’assenza di Sinner e Musetti

La Coppa Davis è talmente qualcosa di più grande di noi, con il fatto di giocare per la propria nazione. Secondo me non pensiamo neanche troppo a chi c’è e a chi non c’è. Noi giochiamo per la maglia, per la nazione, siamo un gruppo molto affiatato in generale. C’è molta stima tra tutti quanti. Il fatto comunque che Darderi, che è il numero 26 del mondo, non sia potuto essere titolare nella squadra dimostra il fatto che siamo una squadra fortissima. Ci è sicuramente piaciuto, come ci hanno detto, anche gli elogi di Muso e Sinner prima di entrare nella competizione. Ho seguito anche un sacco di video“.

Vavassori: “Sinner dice cha siamo una squadra fortissima e ha ragione”

Sì, perché dice alla fine che siamo una squadra fortissima, anche senza di lui. Questo fa comunque molto piacere, perché sei il numero due del mondo e dici una cosa del genere. È una cosa gratificante, però penso che abbia ragione lui su questo. Siamo veramente una squadra molto forte, molto compatta. Il fatto che ci possiamo permettere di fare anche delle scelte è sintomo di potenza. Fa molto piacere il fatto che il fenomeno del tennis sia esploso, perché è una cosa bellissima anche per noi sentire il calore del pubblico, dei fan, che sono aumentati tantissimo negli ultimi anni. E questo anche grazie ai singolaristi più forti. Quindi questo fa molto piacere, però allo stesso tempo comporta anche la presenza del marcio ogni tanto. Bisogna competere anche con quello, con le polemiche. Quando uno sport diventa popolare a livello globale è normale che poi succedano queste cose qui“.

I festeggiamenti bolognesi: euforici ma senza eccessi

Sai cos’è? Lì sono delle esplosioni talmente grandi di gioia, anche condivise tra amici, tra il team. Quando siamo rientrati, tra l’altro io anche leggermente dopo gli altri ragazzi, tutti hanno iniziato a sbocciare bottiglie. E lì avevamo da recuperare la cosa di Malaga, dove non avevamo festeggiato a dovere subito dopo la vittoria. Ci siamo detti: ‘Cavolo, siamo in casa’. Quindi hanno preparato tutte le bottiglie, hanno stappato non so quanti Champagne e quando stappavamo poi un pochino bevevamo anche. Il fatto è che non avevamo neanche mangiato, quindi a stomaco vuoto. Poi fai conto che non siamo gente che beve, quindi ci mettiamo veramente poco a diventare un po’ brilli. È stato simpatico, però sai cosa? Quando non c’è tanta inibizione e c’è solo gioia, in buona fede, vengono fuori cose simpatiche. Anche Flavio e Matteo, quando hanno fatto quelle battute, sono stati incredibili“.

La separazione tra Alcaraz e Ferrero

In un team che ha così grande successo fa sempre specie che ci siano delle separazioni, però non conoscendo i dettagli particolari non sai mai cosa sia successo realmente, ci possono essere mille motivazioni. Quindi non entro in merito e non voglio fare un commento, perché se sapessi a 360 gradi cosa è successo ti potrei dare un mio punto di vista. Mi dispiace perché li vedevo molto uniti. Ferrero è un grandissimo allenatore, lo sanno tutti, io l’ho conosciuto poco, ma l’ho visto anche per come si comportava e mi è sembrato una grande persona, perché saluta sempre tutti quanti col sorriso. È stato il numero uno del mondo, ha vinto tante cose anche lui, e anche quel comportamento la dice lunga“.

Il programma del 2026: un possibile ritorno in singolare per Vavassori?

Il problema è che, avendo cambiato i Masters 1000 a due settimane, non riesco più a incastrare neanche i tornei, perché io sono molto allenato e sto lavorando benissimo anche per il singolo. Certo, mi mancano le partite, perché non gioco da un sacco di tempo. Nei set di allenamento gioco bene, ma si vede che mi mancano alcuni automatismi che ottieni solo quando fai tante partite. Però il mio livello di gioco è cresciuto tanto negli ultimi anni, quindi potrei giocare ancora il singolo per puntare a superare il mio best ranking e la top 100. Il fatto è che, a livello di programmazione, dovrei fare una scelta diversa e mettere in secondo piano il doppio, cosa che non ha senso. Quando sei così in alto in una specialità non puoi metterla da parte, perché poi rischi di fare male entrambe le cose. Ho bisogno di concentrarmi su una sola, ma sarei un pazzo a mettere da parte il doppio adesso. È giusto che io mi focalizzi sul doppio. Quando posso, però, mi diverto comunque a giocare anche il singolo, quindi quando posso lo proverò sempre a giocare“.

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