L’ATP tenta di ricomprare alcuni tornei. Basilea risponde: “No, grazie”
Meno due al più uno. O, per metterla in modo comprensibile, mancano due anni all’ingresso di un nuovo Masters 1000 nel circuito. Il 2028 sarà infatti l’anno di esordio dell’evento in Arabia Saudita di cui si parlava da qualche tempo, portando a dieci il numero dei tornei della categoria principe dell’ATP.
Un ingresso prepotente ma certo meno del previsto, considerato che non sarà obbligatorio (come Monte Carlo) e con un tabellone a 56 giocatori (come rimangono solo quello del Principato e Parigi).
La vecchia idea del tour premium
Ricordiamo che, quando era stata originariamente ventilata l’idea di un “Mille” a inizio stagione, Craig Tiley – CEO di Tennis Australia e direttore dell’Australian Open e quindi direttamente interessato – aveva contrattaccato mettendo sul piatto la proposta del “tour premium”, un circuito elitario con Slam e Masters 1000 riservato ai migliori tennisti che in pratica avrebbe sgretolato l’ATP e che tra l’altro piaceva anche alla PTPA.
Dopo la riunione del 2024 durante il torneo di Indian Wells con tanto di rendiconto sulla fattibilità del circuito premium da parte di una commissione incaricata dagli Slam, quel progetto nato quasi per ripicca pare ora sopito – almeno come attacco all’ATP – e la collocazione più probabile del Masters saudita sembra essere febbraio, non andando più a minacciare l’estate australiana.
L’anno di 52 settimane e altri problemi
Che lo slot sia o meno quello, il torneo saudita non si disputerà fuori dal tempo come lo conosciamo e quindi entra in gioco uno dei due problemi evidenziati da Andrea Gaudenzi: “L’anno ha 52 settimane”. A questo ostacolo difficilmente sormontabile si aggiunge il fatto che, dice ancora il presidente del Board dell’ATP, “i giocatori hanno bisogno di una vera e propria off-season e al momento è un po’ troppo breve”.
Si tratta di trovare un bilanciamento pressoché impossibile tra il numero di tornei “250” e l’espansione del prodotto di punta, i Masters 1000. Ma la direzione di Gaudenzi è chiara: “I 250 sono importanti, ma ce ne sono troppi”. E così succede che, nonostante le regole e gli incentivi per far sì che i tennisti privilegino gli eventi più importanti, capita che scelgano di giocare a un livello più basso, come per esempio ha fatto l’estate scorsa Bublik (peraltro non ancora top 30) che ha disputato e vinto Gstaad e Kitzbuhel rinunciando poi a Toronto e Cincinnati.
Fate spazio alla “nuova” idea
In termini concreti, ciò significa che l’ATP vorrebbe “fare pulizia” ricomprandosi le licenze di diversi ATP 250 e qualche 500, verosimilmente grazie ai soldi provenienti dalla vendita all’Arabia Saudita della licenza nuova di zecca per il loro Masters.
Stando al quotidiano svizzero Blick, lo avrebbe confermato il direttore del torneo di Madrid Feliciano Lopez a margine dell’esibizione Ischgl Trophy in cui era impegnato insieme a Thiem, Tsonga e Mischa Zverev: “L’idea dell’ATP è che i migliori giocatori si sfideranno nei tornei del Grande Slam e nei dieci Masters in futuro, con forse anche qualche raro torneo ATP 500”. Non una formula tanto dissimile dal tour premium immaginato da Tiley, chiaro.
Offerta rispedita al mittente
Secondo Blick, l’ATP avrebbe inviato una lettera a tutti i tornei 250 e 500 chiedendo di poter acquistare (ricomprarsi) le loro licenze. Un po’ come una grossa azienda metalmeccanica che intende ridurre il personale e offre incentivi economici agli operai perché accettino di andarsene. Con qualche zero in più nel caso delle licenze.
Interpellati da Blick, i direttori dei tornei svizzeri hanno confermato di aver ricevuto la lettera. E di aver rifiutato l’offerta. “Abbiamo risposto con un no chiaro e deciso” ha detto Roger Brennwald, fondatore e presidente dello Swiss Indoors di Basilea, l’ATP 500 che si tiene a fine ottobre. Sulla stessa lunghezza d’onda Rainer Schüttler, direttore del torneo di Ginevra: “Non eravamo interessati. Al contrario, siamo molto soddisfatti del nostro evento, anche molto popolare tra i giocatori, poco prima di Parigi”.
Il Godet Geneva Open va in scena la settimana prima del Roland Garros e l’albo d’oro risplende di nomi che vanno da Bjorn Borg al campione in carica Novak Djokovic. Il terzo torneo svizzero è quello di Gstaad, nel ritorno estivo della terra battuta europea. “Siamo ancora molto motivati a continuare” è stata la risposta del direttore Jeff Collet.
In prima linea?
Resta da vedere come hanno replicato gli altri tornei a questa offerta, che molto probabilmente è solo il primo passo nella direzione dello sfoltimento dei tornei minori, in corsivo perché sono pur sempre eventi del circuito maggiore: non parliamo della sesta settimana consecutiva dell’ITF M15 di… Frittole (così nessuno si offende).
Tornando al Masters 1000 saudita, dal momento che il periodo più probabile è quello di febbraio – mese che nella seconda metà vede già la presenza di Doha e Dubai –, gli eventi più esposti sono quelli di Dallas, Rotterdam e Buenos Aires, che nel 2026 si disputeranno dal 6 febbraio.
Forse Richard Krajicek, direttore dell’ABN AMRO Open, avrebbe accolto con sollievo una risposta positiva di Basilea, così da poter spostare il suo torneo nella settimana di quello svizzero, togliendosi dallo slot presumibilmente ambito e soprattutto dalle future pressioni da parte dell’ATP.

