L’evoluzione del giornalismo e il ricordo delle trasferte tennistiche: il direttore Scanagatta intervista Angelo Mangiante
Per chi segue lo sport, Angelo Mangiante è un volto da associare al calcio e al tennis, senza soluzione di continuità. Da anni uno dei giornalisti più celebri di Sky Sport, segue con passione e gioia le imprese tennistiche e la Roma. E se gli chiedete di scegliere tra la pallina gialla e il pallone di cuoio, non esita: “Il periodo più bello della mia vita professionale risale a qualche anno fa quando mi hanno messo nella valigia Rino Tommasi, Gianni Clerici, Ubaldo Scanagatta e Roberto Lombardi”.
Così inizia l’intervista realizzata dal direttore Ubaldo Scanagatta a Mangiante, registrata durante le ATP Finals.
“Siamo andati a fare, in giro per il mondo, tanti tornei. Ci siamo divertiti tra Australia, Stati Uniti, Roland Garros e Foro Italico. Il cuore è quindi il tennis, vengo da lì, l’estrazione è quella” riprende, ricordando gli anni delle trasferte, in viaggio per il mondo a inseguire sogni e storie da raccontare.
I ricordi delle trasferte e l’evoluzione di una professione in continuo mutamento
Il tennis per Mangiante è la stella polare che ha mosso la sua carriera, dapprima sui campi da gioco e poi con un microfono in mano. Il calcio è arrivato dopo, come un’evoluzione professionale in un certo senso dovuta e necessaria.
Il direttore Scanagatta gli rammenta di quando era giocatore e dei traguardi raggiunti.
“Nelle classifiche attuali corrisponde a 2.1, sono stato intorno al numero 20 d’Italia quando allora c’erano le prime categorie che erano molto forti e tu lo sai perché hai giocato ad alti livelli” spiega Angelo.
“Poi l’evoluzione della professione mi ha portato al calcio. Però rimpiango il periodo in cui andavamo a farci tante trasferte, soprattutto in Australia”. Ubaldo approva e si unisce al ricordo di chilometri e chilometri di itinerario tennistico. Nessuno resta immune al fascino dell’Australia, una terra lontana e dai tratti inesplorati, a cui i due giornalisti legano aneddoti divertenti.
“Ci divertivamo più allora rispetto a oggi” precisa Mangiante, facendo avanzare la conversazione verso la professione che entrambi svolgono da tanto e che hanno visto cambiare insieme allo spirito del tempo.
“Si lavorava con ritmi diversi, non c’era internet che ti massacra perché ogni due minuti devi mettere qualcosa, non c’erano i telefonini…” sottolinea il direttore.
“Nella metamorfosi che c’è stata nella nostra professione, oggi è molto più facile reperire informazioni” gli fa eco il volto di Sky. “Sono bravi tutti a reperire informazioni ma ai tempi nostri […] o si andava da Rino Tommasi o da te, che un po’ copiavi da Rino… Voi eravate due enciclopedie. Oggi è più facile”.
“Era più facile, ma oggi è più difficile essere originali perché le informazioni arrivano a tutti” incalza Scanagatta, evidenziando le contraddizioni che il progresso tecnologico ha introdotto nel giornalismo.
“Per essere originale devi avere la passione e la personalità di dire le cose. Tu ce n’hai avuta tanta, sei stato coraggioso” dice Mangiante rivolgendosi a Scanagatta, che confessa con il sorriso di essersi fatto più di un nemico. “Quando ti conoscono ti stimano tutti, compreso Sinner, con cui ormai siete un tutt’uno” scherza, richiamando il palleggio tra l’azzurro e Ubaldo a Riad.
I giocatori preferiti da intervistare e quel malinteso con un doppista…
In seguito, il direttore chiede a Mangiante di fare qualche nome tra i giocatori che ha avuto il piacere di intervistare con cui sia stato particolarmente bello interloquire.
“Dei giocatori italiani mi piace Berrettini” confessa Angelo. E no, nessuna affinità elettiva che riguardi Roma e la Roma – anche perché Matteo, per quel poco che segue di calcio, è tifoso della Fiorentina.
“Ha magnetismo, non è mai da 0 a 0, ti racconta sempre qualcosa” spiega. “Ha sofferto, ha una storia bella perché è stato anche il primo che ha fatto partire tutto con quella finale a Wimbledon. Mi piace scavare dentro i successi, ma anche nella sofferenza. È un ragazzo che ha sofferto tanto”.
Poi una nota metodologica: “Quando intervisto o faccio lo studio mi preparo poco, sono allergico alle scalette, che irrigidiscono troppo quello che diciamo”. Forse risiede proprio in questo il successo di Angelo, nella spontaneità creativa, nel lasciare spazio all’intervistato e di seguirne i ragionamenti.
“Mi affascina Sinner perché si sforza sempre di non essere banale” aggiunge. Il direttore Scanagatta ravvisa in Jannik tratti di Andy Murray, “Il Ringo Starr del tennis”, nel cercare di dare sempre la migliore risposta possibile.
Infine, Mangiante racconta un aneddoto, quando Ubaldo gli domanda se ci sia stato un giocatore con cui ha faticato a rapportarsi.
“Ho avuto una frizione dialettica con Vavassori un annetto fa, perché mi era stato chiesto in studio di dare un voto al doppio, che avevano perso, come si fa con le partite di calcio. Vavassori aveva sbagliato, nei momenti importanti, qualche palla e allora gli avevo dato 5. Quando l’ho intervistato mi ha detto: “Hai fatto il professore, non meritavo 5”. Gli ho spiegato come fosse un gioco. L’intervista successiva mi ha chiesto che voto gli dessi quel giorno […] Ci siamo dati il cinque e abbiamo chiuso in modo simpatico”.

