Rune: “Ci poniamo piccoli obiettivi. Voglio ancora diventare il migliore al mondo”
Quando Holger Rune si è rotto il tendine d’Achille nella semifinale dell’ATP 250 di Stoccolma contro Ugo Humbert, lo scorso 17 ottobre, in molti hanno considerato l’incidente come una conferma degli effetti che una durata eccessiva del calendario tennistico ha sul fisico dei giocatori. Ci si chiedeva anche se Rune, che a 22 anni è uno dei giocatori più talentuosi della sua generazione, sarebbe riuscito a riprendersi da un infortunio che lo costringerà probabilmente a saltare tutta la stagione del 2026. Nei video da lui pubblicati su Instagram, lo si è visto tornare ad allenarsi pochi giorni dopo l’operazione, con la gamba infortunata compressa in un tutore. In un’intervista concessa a Sports Illustrated a Doha, dove Rune ha passato l’ultimo mese di riabilitazione nell’ospedale di Aspetar, il tennista ha raccontato come sta passando la pausa forzata dalla competizione e quello che sta facendo per tornare a giocare ai massimi livelli.
“Ci siamo prefissati alcuni obiettivi settimanali. Venendo qui [a Doha], l’obiettivo era quello di riuscire a camminare di nuovo – racconta Rune -. Già cammino senza il tutore, ma quando lascerò questo posto, il 18 dicembre, camminerò con scarpe normali con un piccolo rialzo nel tallone. Quindi cammino un po’ rialzato per non torturarmi, perché è proprio quello che bisogna evitare in questo momento. Puntiamo a sollecitare il tendine quasi ogni giorno, in modi diversi. Ho anche un giorno di riposo per recuperare. Ma ci stiamo impegnando molto e ora ho intorno a me persone valide che hanno subìto questo infortunio, quindi sta andando tutto bene”.
Riguardo allo stress psicologico, Rune dice di non essersi rivolto a uno psicologo, ma di aver potuto contare sul sostegno della famiglia e delle persone che lo circondano: “Abbiamo una grande sfida davanti a noi e devo concentrarmi su quella. Non posso permettermi di sentirmi troppo giù di morale… Ho così tanto lavoro da fare che non ho molto tempo per pensare ad altro”.
Sembra infatti che la routine del tennista in riabilitazione non sia molto più leggera di quella che seguirebbe un atleta in piena attività. Oltre a lavorare sulla parte alta del corpo, Rune impiega il suo tempo cercando di tornare in piedi il più efficacemente possibile. Ora sta lavorando sulla coordinazione occhio-mano e sta sperimentando un nuovo allenamento mentale: “Ho provato a leggere un po’. È bello, di solito non lo faccio, è una cosa positiva. La gente dice che si possono trovare nuovi hobby, ma io non vedo dove potrei trovare il tempo. Faccio fisioterapia, riabilitazione, esercizi di potenziamento, esercizi per il resto del corpo, e poi mi godo il tempo con i miei cari, che è molto importante e rende questo periodo molto più facile.”
A proposito della rivalità tra Alcaraz e Sinner, che sta dominando il tour, Rune conferma che pensa di poter essere colui che sarà in grado di batterli nelle sfide importanti. E dice che non ha ancora ottenuto quello che vuole dal tennis: “Il mio sogno da bambino era quello di diventare il miglior giocatore al mondo. Il sogno è ancora vivo e non si è ancora realizzato. Sto sicuramente giocando i tornei che volevo giocare, vivo la vita che ho sempre sognato, ma voglio di più. Non sono soddisfatto di dove sono arrivato. Sono orgoglioso di molti dei passi che ho compiuto durante il mio percorso e così via. Ma ne ho parlato a fondo con il mio team. Se mi chiedessi, come a un bambino di 6 anni, ‘Saresti felice se questo fosse il finale?’, risponderei ‘No, per niente, non sarei felice’“.
Quando Jon Wertheim gli chiede se guarderà qualche partita di tennis nel 2026, a cominciare dall’Australian Open, Rune risponde che da appassionato non potrà evitarlo: “Dopo l’infortunio, ho guardato qualcosa dei tornei di Parigi e di Torino. E questo mi ha dato ancora più voglia di tornare. Non guardo tutte le partite perché penso che sia necessario staccare. Ma sì, sicuramente mi sintonizzerò e guarderò quello che mi piace vedere. Sono un grande appassionato di tennis, quindi probabilmente non riuscirò a non guardarlo e penso che sia perfettamente normale. Per me tornare a giocarlo sarà una sensazione incredibile. E ogni volta che avrò un momento difficile, pensare a questo periodo mi ricorderà cosa significa un momento davvero difficile”.
Sul ruolo che il calendario tennistico ha avuto nel suo infortunio
“Ho avuto la possibilità di partecipare alle ATP Finals di Torino. E ovviamente non ho intenzione di smettere, ecco perché non mi pento di aver giocato a Stoccolma. Stavo giocando davvero bene. Ma è dura. Ci sono troppi tornei. Le esigenze di questo sport e il calendario sono troppo impegnativi per i giocatori. E penso che non sia solo una mia opinione. Il mio è un infortunio grave, ma abbiamo visto altri giocatori infortunarsi e non riuscire a giocare per tutta la stagione. Penso che soprattutto le due settimane di Masters siano completamente inutili, e credo che tutti i giocatori siano d’accordo su questo. Ho parlato con tutti i migliori giocatori e mi sembra che siano d’accordo. Prima, forse solo i primi 50 giocatori del ranking erano in ottima forma fisica. Adesso lo sono i primi 250. Quindi penso che questo renda il gioco più fisico, senza dubbio. Tutti noi sappiamo che dobbiamo essere in ottima forma fisica. Possiamo giocare partite di cinque ore, e non tutti gli atleti sono in grado di farlo. Quindi penso che stiamo facendo il possibile per essere pronti ora. Penso che anche l’ATP dovrebbe adattarsi un po’ ai giocatori“.
(di Silvia Frigeni)

