Berkieta: “Studio Sinner e Alcaraz. Quando il servizio di Kyrgios mi colpì in pieno stomaco …” [ESCLUSIVA]
Al termine di ogni stagione tennistica, è consuetudine fare previsioni per l’annata successiva, tra chi potrebbe rendere più di quanto non abbia fatto negli ultimi 12 mesi e chi per la prima volta potrebbe farsi conoscere al grande pubblico, diventando ‘mainstream’ – come dicono quelli bravi. A quest’ultima categoria potrebbe appartenere – ma ci ritroveremo a parlarne quando il 2027 busserà alle porte – Tomasz Berkieta. Il polacco, classe 2006 e n° 563 del mondo, ma ex n° 6 del ranking ITF riservato ai ragazzi, ha già mostrato sprazzi del suo talento al Roland Garros 2024, quando proprio nel torneo juniores fu bloccato solo in finale da Kaylan Bigun. Delle sue aspirazioni future, del presente e del suo passato, ne abbiamo parlato proprio con il 19enne di Varsavia, che si è raccontato in un’intervista esclusiva.
Berkieta, il riferimento materno e l’episodio con Kyrgios
D: Puoi raccontarci qualcosa in più della tua infanzia e dei tuoi esordi nel mondo del tennis? Ho letto che all’inizio ti allenava tua mamma …
Tomasz Berkieta: “Sì, è vero: quando avevo 14 mesi ha portato a casa una piccola racchetta, l’ho presa, ho trovato una palla e ho subito iniziato a farla rotolare. Mia mamma è un’allenatrice, quindi andavo spesso con lei nei campi in cui lavorava. Ho amato stare in campo fin dall’inizio e non volevo mai andarmene. Portavo ovunque una racchetta e una palla: erano i miei giocattoli preferiti. Ho provato anche a giocare in casa, ma siccome mi è sempre piaciuto colpire forte e servire forte, era un po’ pericoloso“.
“Ero piccolo, ma mia mamma ha subito prestato attenzione alla tecnica dei miei colpi. Fondamentalmente mi ha allenato fino ai 16 anni circa. Oltre al tennis, fino agli 11 anni mi sono allenato intensamente anche nel nuoto, e d’inverno sciavo molto. Mia mamma è una perfezionista che si concentra sulla tecnica, mio padre ama la competizione e penso di aver unito naturalmente entrambe queste qualità”.
D: Nel 2013 ti è capitato un episodio particolare: vieni colpito da un servizio di Nick Kyrgios. Puoi raccontarci come è andata e quale è stata la reazione di Nick in quell’occasione?
Tomasz Berkieta: “Sì, all’epoca avevo 7 anni e durante la partita Polonia-Australia di Coppa Davis, Marcin Matkowski non riuscì a toccare il servizio di Nick – che andava a 208 km/h – e la palla mi colpì dritto allo stomaco. A dire il vero, pensavo che non fosse successo nulla di grave, ma il medico, nonostante le mie proteste, non mi ha permesso di tornare in campo quel giorno. Per me è stata una tragedia, perché amavo fare il ball boy”.
“Non ricordo molto bene la reazione di Nick perché è successo tutto così in fretta e ovviamente era concentrato sulla partita. Ricordo però la fantastica reazione di tutto il team australiano. Il capitano, i giocatori, i tifosi: tutti sono stati incredibilmente gentili e il giorno successivo è stato fantastico. I giocatori mi hanno fatto autografi e i tifosi mi hanno portato tutti i tipi di souvenir che conservo ancora oggi“.
“La semifinale con Lorenzo Carboni è stata estenuante”
D: Hai già avuto qualche esperienza a livello Slam junior e hai perso la finale al Roland Garros 2024. Cosa ricordi di quel torneo? Raccontaci un po’ le emozioni che hai provato
Tomasz Berkieta: “Sono arrivato a quel Roland Garros con molti dubbi, perché l’anno prima ero stato completamente travolto dal pubblico e avevo perso al primo turno. Questa volta ero più preparato, ma ogni partita è stata una battaglia. Giocare sulla terra battuta, gestire la pressione del Grande Slam, campi grandi, tribune piene: tutto ti colpisce quando sei un adolescente. Ho avuto avversari molto duri. La mia semifinale contro Lorenzo Carboni è stata estenuante mentalmente e fisicamente. La finale non è stata più facile: il mio avversario era in gran forma e ha giocato una partita fantastica, e io semplicemente sono rimasto senza energie”.
“Ma giocare in un grande stadio con le tribune gremite è stato irreale. Mi ha fatto capire che voglio vivere quel tipo di atmosfera molto più spesso. Allargando il discorso, ho giocato sette Slam junior in totale. C’è tanto da imparare, molti viaggi, molte partite difficili. Ma più di ogni altra cosa, mi ha dimostrato che il tennis è davvero ciò che amo. Ogni Slam mi ha fatto sentire di appartenere a quel posto. E la finale di Parigi non ha fatto altro che confermarlo”.
D: Agli Australian Open 2024 hai fatto registrare il servizio più veloce del torneo (233 km/h). Questo fondamentale è già un’arma importante, ma cosa ti manca per fare il salto?
Tomasz Berkieta: “Mi piace servire forte, ma devo ancora lavorare sulla precisione. Il passo successivo è la costanza, mantenere la lucidità e scegliere le soluzioni giuste durante le partite”.
Berkieta racconta il debutto da giovanissimo in Coppa Davis
D: Hai già fatto il tuo debutto in Coppa Davis e hai giocato anche contro Cameron Norrie. Prima di parlare della Coppa Davis voglio chiederti: chi è il giocatore più forte che hai affrontato finora?
Tomasz Berkieta: “Purtroppo non ho ancora avuto la possibilità di giocare partite ufficiali contro giocatori di quel livello. Ma grazie alla Piatti Academy mi sono allenato quest’anno a Monte Carlo con Holger Rune, Felix Auger-Aliassime, Cameron Norrie e Matteo Berrettini – anche se non si tratta di partite. Non ho mai giocato una partita ufficiale contro un giocatore della Top 50″.
“Cameron Norrie mi ha impressionato molto: non ha un solo colpo che ti fa dire “wow”, ma mantiene il ritmo perfettamente. Devi giocare sempre ad un livello molto alto, altrimenti ti sovrasta. È stata una grande esperienza e un segnale che posso competere con i top 100“.
D: Cosa significa per te aver rappresentato la Polonia in Coppa Davis a questa età?
Tomasz Berkieta: “È un grande onore, perché dimostra che la federazione ha fiducia in me e che sono tra i migliori giocatori polacchi. In Coppa Davis non giochi per te stesso, giochi per la tua nazione e la tua squadra. C’è stress, pressione, motivazione e responsabilità – e questo mi piace. Inoltre, l’atmosfera è fantastica. Ad esempio, i fan britannici sono venuti con un’intera orchestra, quindi era incredibilmente rumoroso”.
Berkieta: “Studio Sinner e Alcaraz. Tra Nadal e Federer …”
D: Quali sono i tuoi punti di riferimento? Hurkacz o Swiatek che sono tuoi connazionali? O qualcun altro?
Tomasz Berkieta: “Ovviamente guardo Hubert e Iga con grande ammirazione: quello che stanno ottenendo è incredibile e mostrano a tutti i giocatori polacchi che raggiungere la vetta è possibile. Da bambino guardavo principalmente Nadal e Federer: li amavo entrambi, quindi quando giocavano l’uno contro l’altro non sapevo mai per chi tifare. Ognuno di loro aveva quel “qualcosa” di speciale. Adesso studio tanto Sinner, Alcaraz e Zverev, i migliori. Ognuno di loro ha punti di forza da cui posso imparare e mi piace pensare a quali soluzioni potrei utilizzare nel mio gioco”.
Berkieta tra obiettivi per il 2026 e l’esperienza da Piatti
D: Adesso ti alleni al Piatti Tennis Center. Puoi raccontarci qualcosa in più di questa esperienza? La vita in Italia, i giocatori con cui ti alleni, com’è Riccardo Piatti, qualche retroscena…
Tomasz Berkieta: “Sì, stiamo ancora organizzando tutto perché logisticamente non è semplice. Ma l’atmosfera è fantastica: tanti sorrisi mescolati a un duro lavoro. Ogni giorno svolgo sessioni di tennis, fitness e fisioterapia: è un programma completo per un giocatore. C’è sempre l’opportunità di allenarsi con giocatori ATP. E durante ogni seduta ci sono almeno due allenatori, spesso di più. Registrano le cose, le analizzano e lavorano insieme”.
“In Polonia ci sono stati tentativi di creare qualcosa di simile, ma è molto difficile costruire un team di allenatori così grande, quindi semplicemente non esistono centri di allenamento con quel livello di competizione. Riccardo Piatti ha un’esperienza enorme. È in campo tutti i giorni e supervisiona tutto. Condivide le sue intuizioni e aiuta ad adattare gli esercizi ai punti di forza individuali di ciascun atleta. Vivere in Italia è molto diverso: gli inverni sono più leggeri, più lunghi e più caldi. Sicuramente aiuta con l’allenamento“.
D: Quali sono i tuoi obiettivi per il 2026?
Tomasz Berkieta: “Voglio entrare stabilmente nei tabelloni principali degli eventi Challenger e ATP e vincere costantemente partite a quel livello. Voglio anche migliorare il mio ranking abbastanza da puntare realisticamente alle qualificazioni dei tornei del Grande Slam – o anche al tabellone principale. Un altro grande obiettivo è lo sviluppo fisico, fondamentale per competere con i migliori, e una maggiore stabilità mentale, soprattutto nei momenti difficili delle partite. E mi piacerebbe mantenere il mio posto nella squadra di Coppa Davis e continuare a lottare per la Polonia”.

