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Flavio Cobolli: “In Davis non bastano i big, sogno la top ten”

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“Non avevo mai provato un’emozione così grande, non avevo mai sentito uno stadio intero gridare il mio nome. Ho ricordi indelebili, ma, soprattutto, mi sono divertito”. In un’intervista al Corriere della Sera, Flavio Cobolli ha ripercorso le emozioni del trionfo in Coppa Davis con uno sguardo sia al passato che alla stagione appena conclusa, ma anche al futuro con obiettivi e sogni personali. Ora un po’ di vacanza (Maldive anche per lui) e nel 2026 ci sarà subito l’occasione per rientrare in top 20, visti i pochi punti da difendere nei primi tre mesi della stagione.

DAVIS: A VOLTE I BIG NON BASTANO 

 Cobolli ha detto di essersi divertito anche quando si trovava indietro di un set e un break contro Jaume Munar in quanto, anche in quella circostanza, “stava imparando”. Che cosa in particolare? “Ha ragione Volandri: in Davis non sempre fai la differenza con i big. Alcaraz lo scorso anno a Malaga non ha vinto, Zverev è uscito in semifinale. Ho capito che ci devono essere un attaccamento alla maglia e una voglia di vincere addirittura superiori alle tue qualità”.

IL MESSAGGIO DI DE ROSSI

Tanti i messaggi ricevuti di affetto ricevuti da Cobolli, tra cui quelli di Daniele De Rossi, Bruno Conti e Antonello Venditti: “La mia Roma si è fatta sentire: Daniele De Rossi mi ha scritto un messaggio bellissimo, mi hanno chiamato Bruno Conti e Antonello Venditti“.

TANTA GAVETTA PRIMA DI EMERGERE

 La stagione di Flavio non era cominciata bene. Aveva anche confidato a Matteo Berrettini che voleva andare a giocare il Challenger a Napoli per ritrovare vittorie e fiducia, ma poi ha desistito e poche settimane dopo ha vinto a Bucarest. Il classe 2002 ha parlato della sua carriera, delle competizioni a squadre e della sua strada: “La mia carriera finora è avanzata a piccoli passi. Sto maturando senza fretta e senza strappi come piace a me, ogni difficoltà che affronto mi serve per crescere. Anche nelle grandi competizioni a squadre del tennis – la Davis, Laver Cup, Hopman Cup e United Cup – ho partecipato prima da riserva e poi da giocatore. Non mi sono perso uno step del percorso: prima ho fatto la gavetta e poi sono stato protagonista. La strada va costruita e la Davis conquistata a Bologna ne sarà sempre uno snodo fondamentale”.

MARGINI DI MIGLIORAMENTO 

Ora è numero 22 del ranking, in stagione ha vinto due titoli ATP a Bucarest e Amburgo, e ha anche raggiunto i quarti di finale a Wimbledon. Cosa deve fare Flavio per migliorarsi? Lui ha bene in testa dove deve lavorare, ma anche dove vuole arrivare: “Decideremo gli obiettivi dopo le vacanze. Mi fido molto di chi mi segue, a cominciare da mio papà e quindi mi affiderò a loro. Io voglio arrivare in top10, non so quando e non so come, ma l’asticella va alzata. Per stare dietro a Jannik e ai top player devo colmare le mie debolezze. Non significa che sento l’obbligo di vincere sempre, anzi. Solo giocando e quindi sia perdendo che vincendo posso crescere”.

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