Coppa Davis, Volandri: “Ci eravamo dati 5 anni per vincerne, i ragazzi sono andati più veloci del previsto”
D: Flavio, parto da una battuta del presidente Binaghi: dice che non hai nulla da invidiare a Scamacca. Dopo la partita contro Bergs ora ti conosce più gente, magari anche fuori dal mondo del tennis. Ti chiedo: nel giorno di riposo, hai percepito quanto sia stata importante la tua vittoria? E poi, visto che ti sei allenato con la maglia che avresti dovuto indossare all’Olimpiade, puoi dire qualcosa su quanto sarebbe importante per te rappresentare l’Italia ai Giochi Olimpici?
Cobolli: “Di sicuro sento di aver fatto qualcosa di importante, ma non l’ho fatto da solo. Siamo una squadra molto unita, che ha lottato dal primo all’ultimo istante e ha raggiunto qualcosa di incredibile insieme. Ogni minuto passato qui è stato significativo e ho imparato tanto, il che mi dà la forza di migliorare sempre. Sabato ho cercato di non usare tanto il telefono, ho risposto solo ai messaggi importanti, gli altri li ha gestiti qualcun altro: volevo tenere la testa sulle spalle per essere pronto per la finale e ricominciare da capo. Sarebbe un sogno poter giocare alle Olimpiadi e spero di riuscirci in futuro“.
D: Questa è la terza Davis consecutiva in un’era recente, poi c’è quella del 1976. Flavio, tu che sei giovane, hai approfondito la storia di quella Davis, magari su YouTube?
Cobolli: “Ho visto la serie sulla Davis del 1976. Credo che quella generazione abbia fatto la storia del tennis italiano: sono stati giocatori fenomenali che hanno raggiunto risultati immensi per sé stessi e per la nazionale. Tuttavia, anche quello che abbiamo fatto noi in questi ultimi anni è frutto di un lavoro incredibile da parte della federazione, che ci permette di crescere e migliorarci. Le tre vittorie arrivano da lì”.
D: Capitano, che cosa ti inorgoglisce di più di questi 3 anni di percorso in Coppa Davis? Per Bolelli invece: quale delle tre finali è stata la più emozionante per te, considerando che sei stato convocato in tutte?
Bolelli: “Ogni Davis è diversa, porta qualcosa di nuovo. La prima vittoria, tre anni fa, è stata quella che ho sentito di più: non l’avevo mai vinta, un’emozione enorme. Anche la seconda e quella di quest’anno sono emozioni fortissime. Abbiamo un gruppo fantastico: anche se non ho giocato quest’anno, eravamo sempre pronti a scendere in campo. Flavio ha recuperato due partite incredibili: come gruppo, siamo uniti, e la prima vittoria rimane speciale”.
Volandri: “Quando mi avete chiesto se giocavamo per la terza, io ho detto che giocavamo per quella del 2025. È diversa, ci sono nuovi protagonisti. Quello che mi fa piacere è vedere quanti giocatori sono passati da qui in tre anni, non è scontato. Ho sempre scelte complicate da fare, grazie a loro. Il nostro obiettivo non è vincere tre, quattro o cinque di fila, ma ogni anno lavorare duro per vincere quella dell’anno. Quest’anno sono orgoglioso: abbiamo vinto tre partite per 2-0, non pensavo potesse andare così. Adesso pensiamo a nuovi obiettivi. È stata una gestione coraggiosa, ma ho fatto sempre scelte per il bene della squadra, mai per me, anche se sarebbe stato più comodo. Ci eravamo dati cinque anni per vincere una Davis, sapendo che avevo fatto il giocatore ma mai il capitano. Conoscevo i ragazzi da dieci anni, ma l’esperienza non si compra. Ci siamo posti obiettivi e ci è voluto tempo, poi loro sono andati più veloci di quanto pensassi. Ripensando alla prima Davis a Torino, quante cose sono cambiate! Ci siamo organizzati e migliorati continuamente, analizzando gli errori. Oggi siamo una macchina molto rodata, grazie al lavoro di tutti. In Davis non è mai scontato vincere, anche se hai campioni: io ho la fortuna di averne tanti”.
D: Flavio, possiamo dire che oggi è la fine della migliore stagione della tua carriera, anche se non era iniziata bene? Dov’è stato il “click” che ha svoltato la stagione, a Bucarest o Amburgo?
Cobolli: “Il torneo di Bucarest mi ha aiutato molto. Tornando da Miami, ho cercato di fare uno switch, che poi si è visto nei risultati a Bucarest. Le vittorie di fila mi hanno aiutato a rinascere. È stato un inizio di anno complicato a causa di un infortunio e non mi trovavo bene in campo, non avevo voglia di giocare, ma ho sempre cercato di motivarmi e trovare energia dentro di me”.

