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Coppa Davis, Volandri: “Non giochiamo per la terza di fila, ma per vincere questa…”

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La vigilia azzurra della Coppa Davis riparte da un paradosso che è anche una certezza: l’Italia campione in carica si presenta al via senza i due giocatori più rappresentativi, Jannik Sinner e Lorenzo Musetti, ma con la consapevolezza comunque piena, del proprio valore. Una doppia assenza pesante, inevitabile dopo una stagione logorante, ma che obbliga Filippo Volandri a ricucire in fretta identità e gerarchie. Il capitano, intervenuto a Sky Sport alla vigilia del quarto di finale contro l’Austria, sceglie la strada del realismo: “Le scelte hanno sempre un significato, anche quelle complicate, ma proprio con quelle abbiamo vinto due Davis”.
Sinner aveva già deciso prima di giocare le ATP Finals di non prendere parte alla campagna di Bologna. La necessità di “ricaricare il corpo”, come spiegato dal suo team, è stata prioritaria rispetto a tutto. Musetti, invece, ha provato fino all’ultimo a stringere i denti ma, valutando giorno dopo giorno la condizione fisica, ha optato per un periodo di riposo. Due rinunce diverse nella forma, identiche nella sostanza: preservare il futuro immediato, non forzare oltre ciò che il fisico concede.

Una squadra cambiata, ma non per questo meno competitiva

L’Italia che arriva a Bologna con Cobolli, Sonego, Berrettini, Vavassori e Bolelli, è la fotografia più aggiornata di un movimento che ha imparato ad allargare la base della sua forza. Volandri lo sa: i nomi cambiano, ma l’identità deve restare. “Non giochiamo per la terza di fila, ma per vincere la Davis 2025” scandisce, quasi a togliere polvere all’idea di una squadra schiacciata dalla sua stessa storia. “Ci aspetta una delle Final Eight più equilibrate di sempre. Mercoledì contro l’Austria sarà già una finale. Le classifiche non contano”.
Ed è proprio l’equilibrio la parola chiave. L’Austria arriva con un gruppo solido e compatto; l’Italia con un mix di entusiasmo (Cobolli), concretezza (Sonego), ritorni pesanti (Berrettini) e certezze nei doppi (Vavassori-Bolelli). Il capitano lo dice con una convinzione tranquilla: “Siamo consapevoli di essere una squadra forte”.

Coppa Davis, Volandri: “Con Jannik abbiamo sofferto e gioito insieme”

Inevitabile, però, parlare del grande assente. Volandri non si sottrae, anzi ricolloca tutto nella cornice emotiva delle ultime settimane: “Abbiamo visto la finale insieme, come lo scorso anno. Abbiamo sofferto e gioito con Jannik e il suo team. Gli facciamo tutti i complimenti: al di là dei risultati, è un giocatore straordinario”.
Poi il cambio di passo, quasi un dovere morale da capitano: “Per la Davis, però, mi piace parlare di chi c’è”. Il messaggio è chiaro: la squadra ha già voltato pagina, senza rancori né rimpianti. “Sono felice dell’energia che ho trovato nel gruppo. Sonego si è fatto trovare subito pronto. È proprio l’energia del gruppo che ci ha permesso di fare la differenza”.
Volandri parla con la lucidità di chi ha già visto la macchina azzurra funzionare in condizioni molto peggiori. E anche quando torna su Sinner, lo fa con una sincerità che fotografa perfettamente il fuoriclasse di San Candido: “Senza Jannik è diverso, certo. Lui fa sembrare tutto scontato, ma non lo è. Abbiamo parlato spesso anche dell’eventualità di vederlo giocare il doppio. Far sembrare tutto normale è la sua grande qualità”.

Il mestiere del capitano e la strada verso l’Austria

La sensazione, ascoltando Volandri, è che l’Italia abbia convissuto talmente bene con l’eccezionalità di Sinner da averla trasformata in routine. “Anche nelle ultime tre vittorie, Jannik era stanco, ma ha reso tutto normale” ricorda il capitano. Il punto non è colmare il vuoto del numero uno azzurro, ma evitare che quel vuoto diventi un alibi.

Noi facciamo il solito lavoro, che parte da lontano. La mia comunicazione è diversa con ciascuno di loro” aggiunge Volandri, quasi a rimarcare l’elemento più prezioso della sua gestione: la capacità di modellarsi su uomini diversi, non su ruoli predefiniti.
Mercoledì 19 novembre, alle 16, inizia un’altra storia. La Davis, del resto, è questo: un terreno dove i nomi contano fino a un certo punto, e dove spesso decide chi è capace di portare in campo quell’energia di cui Volandri parla da settimane.
L’Italia ci prova ancora, per confermarsi, per la tripletta e questa volta, anche senza i suoi big, non partirà mai davvero da zero.

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